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Scordamaglia (Filiera Italia): «In USA agroalimentare italiano a rischio, il Governo faccia di più contro i nuovi dazi»

22-12-2019 18:47 - Made in Italy
GD – Roma, 22 dic. 19 – dal quotidiano "Il Messaggero" - «Nel 2020 un viaggio in meno in Cina e uno in più in Usa. Fuori dell'Europa, l'americano è il nostro mercato più importante. Non domani, non in prospettiva: è già strategico adesso. La situazione è estremamente preoccupante perché l'amministrazione Trump sta valutando altri nuovi dazi sulle produzioni europee come contropartita dei danni subiti dalla Boeing degli aiuti UE al consorzio è il Airbus. Stavolta è a rischio anche il miliardo e mezzo di euro di vino italiano esportato in USA. D'accordo, è una partita che deve giocare l'intera Unione Europea, ma non possiamo aspettare passivamente. La Francia da settimane sta trattando in autonomia. Allora andiamo anche noi a Washington, sfruttiamo le nostre buone relazioni, facciamo capire che con la vicenda degli aerei non centriamo nulla». A parlare è Luigi Scordamaglia, amministratore delegato e vicepresidente di Inalca SpA (società del Gruppo Cremonini, leader assoluto in Italia nella produzione di carni bovine), 2 miliardi di euro di fatturato nel settore della carne, reduce dalla riunione al ministero degli Esteri della cabina di regia sull'internazionalizzazione.
Per la prima volta al tavolo, co-presieduto dai ministri Di Maio e Patuanelli, c'erano anche i rappresentanti del settore agro-alimentare. Tra cui Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, la fondazione che riunisce grandi marchi agricoli, industriali e della distribuzione.
«I dati sono positivi. L'Italia dell'agro-alimentare già nel 2018 aveva esportato per 42 miliardi di euro, con una tendenza del settore a crescere nell'export più elevata di quasi tre volte rispetto al generale della manifattura: il tendenziale dei primi sei mesi del 2019 rivela un +7% rispetto al +2,5% del manifatturiero complessivo. Se non avessimo carenze nelle infrastrutture commerciali, l'agroalimentare andrebbe ancora più forte».
Scordamaglia si riferisce a «tutto il sistema produttivo italiano che paga una bolletta logistica più cara di 11 miliardi di euro rispetto alla media UE. È stato calcolato che i costi dei trasporti e le carenze infrastrutturali causano una perdita di 70 miliardi di euro l'anno in termini di minori esportazioni. La situazione è ancora più grave per l'agro-alimentare. Per i prodotti freschi il tempo incide come costo. A causa della logistica inadeguata, l'ortofrutta italiana è al palo, mentre quella spagnola ha raddoppiato l'export».
Eppure abbiamo proprio nel settore alimentare. «È vero, ma il 90% dell'export è merito di appena il 15% delle aziende. La stragrande maggioranza resta indietro, il gap tra grandi e piccoli aumenta. I big tra grandi e piccoli aumenta. I big riescono a mitigare la “zavorra competitività” che comincia un metro fuori dal cancello della propria azienda. Le piccole aziende vengono invece è massacrate. E cresce il divario tra Nord e Sud, nonostante le potenzialità enormi, vedete per esempio il successo della mozzarella di bufala». In Italia sono programmate opere per 74 miliardi: per 8 miliardi mancano i fondi, per 66 miliardi ci sono ma sono bloccati a causa della burocrazia.
Intanto non si può fare nulla? «Tutt'altro, possono esserci interventi a costi contenuti, sull'intermodalità, per esempio. Importantissimo perché influisce in particolare nei trasporti all'interno dell'Europa, che vale il 60% dell'export agro-alimentare italiano. Serve un coordinamento, un piano regolatore tra trasporto marittimo e ferroviario. Il trasporto su gomma oggi ha un grave problema: la saturazione dei passaggi della trasporto ai valichi alpini. È da quei valichi che l'Italia si connette i mercati del Nord Europa ed è su quei valichi che diversi Paesi Nordeuropei tendono ad ostacolare le nostro esportazioni verso i loro mercati. Per questo va resa più sinergica l'intermodalità ferroviario-marittima».

di Carlo Ottaviano



Fonte: Il Messaggero
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