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Prof. Noci (POLIMI): "Cinesi gradirebbero riconferma Trump"

23-07-2020 12:05 - Opinioni
GD - Verona, 23 lug. 20 - I rapporti tra Cina e USA sono costellati da continue tensioni e punzecchiature, non solo doganali, ma nella disputa elettorale per le presidenziali alla Casa Bianca i cinesi preferiscono l'attuale inquilino. “I cinesi gradirebbero molto una riconferma di Trump, perché Trump è impreparato e divisivo, divide anche l'Europa e un'Europa divisa è un boccone più agevole per la Cina”, ha detto il prof. Giuliano Noci, prorettore del Polo territoriale cinese del Politecnico di Milano, in un talk online sul ruolo della Cina e lo scontro con gli Stati Uniti organizzato da AWOS-A World of Sanctions, associazione con sede a Verona che si occupa di analisi del rischio geopolitico, sanzioni economiche, export controls e restrizioni al commercio internazionale.
Nel talk, il prof. Noci ha toccato diversi aspetti delle tensioni tra Pechino e Washington DC, caratterizzate da dispute commerciali, geopolitiche e tecnologiche, con uno sguardo alle prossime elezioni presidenziali americane.
Ad avviso di Noci, insomma, Pechino vede con favore la rielezione di Trump perché dal punto di vista della capacità negoziale tra potenze politiche l'attuale presidente americano è impreparato rispetto alla preparazione dei cinesi e attua politiche divisive verso l’Europa che fanno gioco alla Cina. “Il cambio di presidenza", ha affermato il prorettore, "recherebbe un dispiacere ai cinesi. Biden non cambierebbe atteggiamento sulla Cina, ma avrebbe un atteggiamento più inclusivo rispetto all’Europa, che si trova una posizione di fragile equilibrio tra le due super-potenze, come un vaso di coccio tra i dei vasi di ferro”.
Secondo Noci, sul ruolo di Trump si spiega il fatto che la Cina stia rispettando l’accordo commerciale siglato con gli USA a gennaio, che ha posto una tregua alla guerra dei dazi e prevede l’impegno di Pechino ad acquistare prodotti americani per 200 miliardi di dollari in due anni: “la Cina sta cercando di sostenere l'accordo, con l’acquisto di soia e cereali, proprio perché ha interesse a sostenere Trump”. Un accordo che per Trump, dopo la crisi del Covid, rappresenta il solo risultato economico da esibire in chiave elettorale.
A prescindere dall’esito dell’elezioni americane, le tensioni tra USA e Cina sono destinate a crescere. Trump non ha fatto altro che “accelerare un processo ineludibile”, innescato dalla crescita economica e tecnologica della Cina che minaccia il primato USA. Una competizione che “non si gioca sul fronte commerciale, ma su quello tecnologico”, ha sottolineato Noci, ricordando il nodo del 5G, “l’infrastruttura nervosa del sistema economico del futuro”, e la leadership cinese in questo settore che “terrorizza l’amministrazione Trump”.
Lo scontro tra USA e Cina è destinato a giocarsi con l’utilizzo degli strumenti delle restrizioni e delle sanzioni economiche internazionali. A questo proposito, Paolo Quercia ha sottolineato che “la Cina pur non essendo un Paese sotto embargo rientra, seppur indirettamente, in diverse azioni di restrizioni del commercio internazionale, sta quindi facendo la sua latente comparsa nel mondo delle sanzioni”.
Zeno Poggi, Presidente di AWOS e amministratore delegato della società veronese ZPC, ha posto in evidenza l’impatto sulle aziende delle tensioni tra USA e Cina: “Le sanzioni economiche sono uno strumento di pressione geopolitica innegabilmente efficace e sempre più ricorrente nel commercio internazionale a partire dal 2016. Le relazioni tra USA e Cina saranno sempre più regolate dall’uso delle sanzioni, per cui aziende e banche italiane dovranno gestire i rischi e i meccanismi dell’export compliance nelle operazioni commerciali con soggetti ed entità anche in questo nuovo teatro di scontro”.
Nelle ultime settimane si è assistito ad un’escalation a colpi di sanzioni dello scontro tra USA e Cina.
Prima l’inserimento in black list da parte del Tesoro americano di 4 funzionari cinesi e del Dipartimento di Pubblica Sicurezza della regione dello Xinjiang, con l’accusa di gravi violazioni dei diritti umani nei confronti delle minoranze etniche nello Xinjiang. A seguire la risposta della Cina, con l’annuncio di sanzioni corrispondenti verso due senatori, il rappresentante USA, l’ambasciatore straordinario per la libertà religiosa internazionale e la Commissione Esecutiva del Congresso degli Stati Uniti sulla Cina. Da ultimo Trump ha firmato una legge che prevede sanzioni per i dirigenti cinesi che applicano le nuove regole di sicurezza repressive a Hong Kong e per le banche che intrattengo attività con loro. I video del seminario sono online sul canale youtube di Awos.


Fonte: Redazione
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