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IIC Toronto: Covid, mostra “Alberto Giuliani: San Salvatore”

23-07-2020 19:07 - Farnesina
GD -Toronto, 23 lug. 20 - L’Istituto Italiano di Cultura di Toronto, in collaborazione con lo "Scotiabank CONTACT Photography Festival", ha organizzato la mostra virtuale "Alberto Giuliani: San Salvatore". L’esposizione è un saggio fotografico sui lavoratori della sanità in prima linea durante l’emergenza Covid-19: Giuliani ha ritratto i medici e gli infermieri dell’Ospedale San Salvatore di Pesaro, sua città natale, nei giorni più tragici dell’epidemia.
Da molti anni Giuliani esplora le innovazioni scientifiche e gli sforzi in corso in tutto il mondo per salvaguardare l’ecosistema da fenomeni quali la clonazione, la crioconservazione e la sperimentazione genetica. Alla luce delle attuali misure per ridurre la diffusione di Covid-19, l'installazione pubblica di immagini della serie di "Giuliani Surviving Humanity" (2017-2018) al Brookfield Place, prevista per CONTACT 2020 e co-presentata con l'Istituto Italiano di Cultura, è stata riprogrammata per il Festival del 2021.
Sottolineando l'urgenza dell'azione ambientale e collettiva, le immagini di questa serie incarnano le molte domande sul futuro che hanno motivato i viaggi di Giuliani, inclusa quella posta dai suoi figli: "Come sarà il mondo quando cresceremo?". Inaspettatamente, i ritratti che ha catturato all'Ospedale San Salvatore evocano una risposta sconcertante e segnano l'inizio di un nuovo progetto a lungo termine che indaga sull'invisibilità dei nemici contemporanei, sulla diffusione della paura e sulla resilienza dell'umanità. Parlano anche della stessa vitale ambizione che Giuliani ha attribuito ai soggetti dell'umanità sopravvissuta: "cercare un modo per superare l'attuale corso degli eventi, in modo da poter continuare a coesistere.
Dice l'autore: "Questi sono i medici e gli infermieri dell'Ospedale San Salvatore di Pesaro, in Italia, la mia città natale, che dal primo giorno è stata purtroppo in testa alle classifiche di contagio e morte di Covid‑19. Li ho fotografati alla fine dei loro turni, dodici ore senza interruzione impegnati in una lotta impari. Nei momenti di quiete davanti alla mia macchina fotografica, questi individui distrutti e sfiancati si trovano in uno stato di totale abbandono, vittime di uno sfinimento che divora il corpo e la mente, una mancanza di respiro che rende disorientati, distaccati dal tempo e dallo spazio. Si toglievano le maschere, i cappelli e i guanti davanti all'obiettivo, rimanendo immobili, cercando una sorta di normalità in mezzo all'inferno in cui vivevano". Alberto Giuliani, fotografo


Fonte: Ministero degli Esteri
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