05 Maggio 2024
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IIC TIRANA: comincia concorso «Spazio Vissuto»

02-06-2020 18:09 - Arte, cultura, turismo
GD - Tirana, 2 giu. 20 - L'Istituto Italiano di Cultura di Tirana ha indetto il concorso di arte contemporanea «Spazio Vissuto - Cambi di prospettiva per il decennio che verrà». La partecipazione, a titolo completamente gratuito, è riservata ad artisti nati dopo il 1979 che abbiano partecipato almeno a tre mostre/eventi anche collettivi negli ultimi tre anni, senza limitazioni di residenza, nazionalità, sia singolarmente, sia come collettivi costituiti in singola entità.
Come spiega l'Istituto Italiano di Cultura di Tirana, «l’idea di abitare porta con sé un duplice significato derivante dalla sua etimologia latina: da un lato abitare nella connotazione oggi più comunemente usata da habitare, propriamente «tenere», habere «avere» e che si ricollega all’idea di vivere per lungo tempo in un luogo fino quasi a possederlo, a renderlo in qualche modo “nostro”. Non per caso infatti quando torniamo a casa ci sentiamo come fossimo al riparo dal mondo esterno, ci lasciamo andare, siamo noi stessi, stiamo in mezzo alle nostre cose.
Secondo Heidegger proprio la dimensione dell’abitare rappresenta l’essere specifico dell’uomo che riesce a definire i contorni di una sua dimensione ontologica. Varcare la soglia delle nostre case non è quindi solamente un momento rassicurante ma una delle modalità primarie di affermare la nostra presenza nel mondo.
Risulta chiaro quindi come in questi tempi di forte crisi umana, politica, e sociale, chi è senza dimora sia considerato più che mai un ‘nullatenente’, una persona che non possiede neanche l’ultimo dei nostri rifugi, il più arcaico forse, la caverna di millenaria memoria, dove l’uomo agli albori della sua storia si difendeva dai suoi nemici e dai pericoli di un mondo ancora tutto da esplorare.
Da un’altra prospettiva invece, forse ancora più interessante, possiamo ricondurre la parola abitare anche al sostantivo latino habitus, che nell’antica Roma era utilizzato sia in una connotazione estetica (da qui il sostantivo maschile italiano abito) che in una morale, a rappresentare il modo di vivere e comportarsi della civitas romana. Animi habitus, civili habitus, etc. sono solo alcune delle locuzioni utilizzate nell’antica Roma per cogliere alcune sfumature profonde degli abitanti dell’epoca, non solamente al fine di definire una serie di adorniani giudizi di valore ma piuttosto per orientare una serie di sguardi critici sui costumi della società in relazione al suo tempo e al suo spazio ‘di vita’.
Per lungo tempo anche noi abitanti del terzo millennio abbiamo considerato il nostro habitus cristallizzato in una specifica forma e con grande difficoltà pensavamo di poterlo sconvolgere o alterare in maniera drastica; eravamo convinti di vivere in un mondo completamente esplorato, tanto che abbiamo indirizzato il nostro immaginario nello spazio, fuori dal pianeta Terra, e abbiamo mutato la nostra idea di Tempo grazie alle tecnologie digitali che ci hanno permesso di essere contemporaneamente in qualunque luogo del globo noi vogliamo essere e di compiere ipersalti che, comprimendo lo spazio e il tempo, hanno esteso la nostra dimensione ben oltre la sua mera fisicità.
Questa nuova condizione ci ha portato a sviluppare un originale rapporto con lo spazio che ci circonda, una nuova percezione della realtà e delle distanze, un nuovo senso di velocità con cui noi esperiamo il mondo.
Il virus Covid19 ha sfruttato esattamente questa modernità che eravamo abituati a conoscere, ha tramutato la nostra velocità di abitarlo (e possederlo) in una debolezza, per poi insinuarsi nella nostra vita e nella nostra quotidianità sconvolgendole completamente. Oggi ci troviamo di fronte ad una delle sfide più difficili degli ultimi decenni che ci impone di cambiare le nostre abitudini, da quella lavorative a quelle sociali, di ‘vestire’ un habitus differente per adattarci a questa prima sconosciuta
dimensione spazio-temporale che il virus ci costringe ad adottare. Ci siamo abituati a guardare il mondo da casa, a lavorare da casa, a spendere il nostro tempo libero nello spazio di pochi metri quadri, e lentamente stiamo affidando all’etere digitale l’estensione della nostra umanità e affettività al fine di proiettarci oltre i confini spaziali e riguadagnarci il nostro posto nel mondo.
Se Maurice Merleau-Ponty scriveva che il corpo è allo stesso tempo il luogo di nascita dell’anima e la matrice di ogni altro spazio esistente, adottando questa metodologia, possiamo interrogarci su come sia cambiato il nostro rapporto fisico ed emotivo con lo spazio che abitiamo? Su come sia cambiata la nostra immagine mentale di quest’ultimo? Su quali siano i ‘fuochi dello sguardo’ che stiamo proiettando sul mondo dalle nostre finestre e su come si sia modificato il nostro abito sociale, percettivo, spaziale, alla luce delle continue transizioni che questa crisi globale ci impone?»
Il concorso è indirizzato ad artisti di qualsiasi nazionalità, senza limiti di utilizzo dei mezzi espressivi, con progetti inediti sul tema Lo spazio vissuto - Cambi di prospettiva per il decennio che verrà. La partecipazione è a titolo completamente gratuito ed è riservato ad artisti nati dopo il 1979 che abbiano partecipato almeno a tre Mostre/Eventi anche collettivi negli ultimi tre anni, senza limitazioni di residenza, nazionalità, sia singolarmente, sia come collettivi costituiti in singola entità.
La raccolta dei progetti verrà chiusa il 5 luglio 2020 e il file non potrà superare i 10 Mega, pena esclusione, e dovrà contenere le seguenti informazioni:
• nome - cognome e indirizzo dell'artista;
• il progetto (disegni, video, maquette, etc.) accompagnato da max. una cartella di testo;
• breve biografia e portfolio;
• Tutto il materiale sopra elencato dovrà essere necessariamente presentato in files in formato .PDF (e della dimensione totale massima di 10Mb);
• I video dovranno, in questa fase, essere inseriti all’interno del progetto, tramite link (ed eventuale password) a piattaforme (Vimeo, YouTube) dove visionare il file.
Agli artisti che intendono partecipare si chiede di inviare il materiale sopra indicato esclusivamente con WeTransfer all’indirizzo iictirana@esteri.it.
Ogni partecipante potrà inviare un solo progetto e solo i selezionati saranno ricontattati via e-mail.
Nel sito web dell’Istituto Italiano di Cultura di Tirana (www.iictirana.esteri.it) saranno indicati i progetti risultati vincitori.
Al termine del concorso verrà realizzata una pubblicazione dei 25 progetti selezionati e compatibilmente con l'evolversi della situazione verrà organizzata a Tirana negli spazi che saranno messi a disposizione dai partner locali una Mostra, prevedibilmente entro dicembre 2020.
A decretare sarà invitato un comitato scientifico di selezione composto da critici d'arte, artisti, curatori, etc. i cui nominativi verranno annunciati insieme ai progetti vincitori.
Ai selezionati sarà richiesta la cessione dei diritti di autore ai fini della pubblicazione di un catalogo e dei diversi materiali divulgativi. L'artista dovrà garantire che l’opera è lavoro proprio originale e non derivativo e di non aver violato alcun diritto di terzi.
Alessandra Bertini Malgarini (Istituto Italiano di Cultura) - Valerio Perna (Polis University) - Stefano Romano (Polis University).
Per qualsiasi ulteriore informazione rivolgersi a IIC Tirana – Direttore alessandra.bertini@esteri.it


Fonte: Redazione
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