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Diplomazia: CEUQ denuncia violazioni nella tutela dipendenti

02-07-2020 10:42 - Ambasciate
GD - Roma, 2 lug. 20 - Il CEUQ Funzione Pubblica, sindacato maggioritario dei dipendenti delle rappresentanze diplomatiche estere, si appella alle istituzioni, dal Governo al Parlamento sino all'Agenzia delle Entrate, per denunciare le continue diverse violazioni delle norme di legge soprattutto per quanto riguarda la tutela del personale. E l'occasione per un articolato appello ai massimi livelli della governance del Paese è data dal rinnovo della disciplina che riguarda queste categorie di lavoratori, attualmente in discussione al ministero del Lavoro.
Trascriviamo il testo della lettera, indirizzata al ministro degli Esteri, Luigi di Maio; al ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo; al direttore dell'Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffici; al presidente della Commissione Esteri del Senato, Vito Rosario Petrocelli ed ai componenti della stessa commissione:
«Oggetto: Rinnovo della Disciplina del rapporto di lavoro dei dipendenti delle Ambasciate, Consolati, Legazioni, Istituti culturali ed Organismi internazionali in Italia: Triennio 2020 – 2022. Violazione della legge 20 maggio 1970 n. 300. Lavoro atipico.
Nelle more del rinnovo della Disciplina in oggetto indicata, attualmente in discussione al Ministero del Lavoro con questa O.S., Sindacato maggioritario nella rappresentanza dei Dipendenti locali delle Rappresentanze Diplomatiche estere, si segnala alle SS.VV. la continua violazione della legge 20 maggio 1970 n. 300 da parte dell’Organizzazione Amministrativa delle Ambasciate nei confronti dei lavoratori locali.
Nella generalità le Ambasciate:
- non applicano la vigente normativa relativamente alle tutele del lavoro dei lavoratori, come invece previsto dalla disciplina in argomento;
- non applicano la citata legge 20 maggio 1970 n. 300;
- non riconoscono lo status di lavoratore subordinato ai dipendenti rifiutandosi di fungere da sostituto di imposta;
- non vengono applicate le qualifiche ed il mansionario previsto per legge;
- I lavoratori non vengono riconosciuti giuridicamente ed inquadrati con chiarezza nelle giuste qualifiche;
- non vengono stipulati dei regolari contratti di lavoro e non viene riconosciuto un CCNL di riferimento;
- non applicano le norme economico finanziarie previste nel nostro ordinamento relative alle qualifiche dei dipendenti;
- non pagano in molti casi le prestazioni di lavoro straordinario, autorizzate ed obbligatoriamente richieste ai dipendenti, senza alcuna motivazione, tale atteggiamento pone in essere un uso strumentale dell’autonomia di potere di uno Stato Estero sul personale locale che merita una approfondita riflessione da parte delle SS. VV.
Quale, infatti, perversa ratio può permettere che cittadini italiani impiegati presso Ambasciate Estere in Italia vengano trattati come personale invisibile senza diritti e tutele. Di norma una qualsiasi Rappresentanza Diplomatica Estera deve caratterizzare il suo operato verso il Paese che la ospita per la trasparenza amministrativa, e cosa ancora più importante, per il dovere di rispettare le norme italiane in vigore in materia di diritto del lavoro, cosi come previsto dagli accordi internazionali.
- in molti casi non vengono prodotte buste paghe regolari oppure non vengono prodotte affatto configurando una fattispecie di vero e proprio lavoro nero.
Altra non trascurabile riflessione è quella politica, che investe il grave problema delle garanzie sindacali, poiché a molti lavoratori viene negato il diritto di iscriversi ad una O.S. pena il licenziamento, nonostante in Italia le libertà sindacali rappresentano un diritto costituzionale.
Durante l’emergenza pandemica per il Covid - 19 molte Ambasciate non hanno retribuito i propri lavoratori ed ancora oggi non li retribuiscono, né è stato permesso loro di accedere ad un qualsiasi tipo di ammortizzatore sociale poiché non risultando regolarmente assunti, non esistono, in alcuni casi nelle Ambasciate di paesi sottoposti ad embargo i dipendenti non percepiscono la retribuzione da oltre sei mesi.
In tutto questo l’Agenzia delle Entrate continua a pretendere tasse non dovute secondo i trattati internazionali di riferimento, si chiedono tributi ai lavoratori e non al datore di lavoro che rifiuta di qualificarsi sostituto di imposta.
I dipendenti sono stremati, vessati, subiscono da anni un illegale sovra-indebitamento procurato da un organo dello Stato che dovrebbe invece tutelarli e risolvere in modo legale il problema della tassazione di una categoria che di fatto non esiste, vengono aggirati dalla stessa Agenzia al solo scopo di pretendere tributi che non potranno mai pagare perché non hanno percepito le retribuzione immaginate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Conclusivamente, questo Sindacato, interpretando il suo ruolo istituzionale ed in relazione alle univoche circostanze che precedono, invita le SS.VV. a voler promuovere gli opportuni provvedimenti utili ad identificare i lavoratori delle rappresentanze diplomatiche estere in una chiara e certa categoria professionale, il Presidente della Commissione Esteri del Senato è pregato di voler disporre un’audizione di tutti i soggetti interessati per portare il problema narrato all’evidenza degli organi parlamentari».
La comunicazione porta le firme di Pietro Di Tullio, presidente del CEUQ; Orazio Ruggiero, segretario generale di Co.Di.Am.; Sergio Giangregorio, segretario generale CEUQ FP.


Fonte: Redazione
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