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Appello a regina Rania per degrado Casa Papanice, sede ambasciata Giordania

23-08-2020 16:44 - Ambasciate
Edmondo Papanice con l'arch. Portoghesi Edmondo Papanice con l'arch. Portoghesi
GD – Roma, 23 ago. 20 - Casa Papanice, edificio di valore architettonico ma anche cinematografico, ora sede dell’ambasciata di Giordania a Roma, è in rovina e per questo è stato lanciato un appello alla Regina Rania di Giordania perché intervenga. Lo rende noto Domenico Zurlo in un articolo per il quotidiano “Leggo”. Casa Papanice infatti è universalmente considerata un simbolo dell'architettura postmoderna italiana. In piedi dalla fine degli anni '60 per volere dell'imprenditore Pasquale Papanice, committente dell'opera, l'edificio si trova nel centro di Roma, in via Giuseppe Marchi 1/b. al Nomentano, costruito dall'archistar Paolo Portoghesi. Ora è in pericolo: la villa non versa infatti in buone condizioni e necessita di una ristrutturazione, che però ad oggi gli attuali proprietari non hanno intenzione di completare. E non sono proprietari qualsiasi: Casa Papanice è infatti attualmente la sede dell'ambasciata del Regno di Giordania.
Fonte d'ispirazione per artisti e set di numerosi film negli anni '70, tra cui «Dramma della gelosia», di Ettore Scola, e «Lo strano vizio della signora Wardh», di Sergio Martino, Casa Papanice fu dedicata dal suo primo proprietario proprio al cinema, che amava profondamente. La casa è caratterizzata dai suoi balconi cilindrici, che la rendono unica nel suo genere: tanto che in «Dramma della gelosia», la protagonista Monica Vitti chiedeva «Ma che so tutte ste canne?».
Morto Papanice, la casa venne prima venduta alla Casa Editrice Giunti e poi divenne sede dell’ambasciata del Regno di Giordania. L’allarme sulle condizioni attuali è stato lanciato da Edmondo Papanice, nipote dell’imprenditore Pasquale nonché presidente dell’associazione Halp (Humanitarian Aid Life Programs), che da due anni porta in giro la mostra «L’Italia del boom, tra mura d’artista e fotogrammi d’autore», per celebrare l'edificio. Pochi giorni fa lo stesso Papanice ha scritto una lettera alla regina Rania di Giordania per sensibilizzarla sulla vicenda (allegata).
Il successo della mostra, scrive Papanice nella sua lettera, «ha acceso i riflettori sulle gravi condizioni in cui versa l’edificio, attualmente privato dei suoi principali elementi architettonici. Per quanto dispiaciuto delle critiche negative dell’infausta decisione di privare l’opera architettonica delle sue principali componenti per una manutenzione priva di qualunque senso logico e distruggendo così uno dei simboli italiani dell’architettura post-moderna e meta di visitatori da tutto il mondo (studenti, architetti, ingegneri, appassionati d’arte e cultura), è incomprensibile come mai la vostra Ambasciata non abbia considerato l’opportunità della proposta di restauro inviata dallo stesso architetto Portoghesi resosi disponibile, alla quale non è stata neanche data risposta».
Portoghesi infatti si era offerto di seguire lui stesso i lavori di ristrutturazione: una proposta rimasta però senza riscontri da parte dei proprietari. Si è mosso anche il Comune di Roma, con una lettera alla sede diplomatica giordana segnalando come il palazzo sia «opera di rilevante interesse architettonico».
Casa Papanice negli ultimi anni è stata deturpata di alcuni elementi caratteristici: la scala esterna è stata abbattuta, così come i tubi cilindrici in acciaio che componevano la cancellata di recinzione. E ancora, scrive Papanice, «il gruppo di canne di eternit che formava l’organo sul tetto, il rivestimento in klinker maiolicato sulla facciata rovinato dove si ricorda che le prime note della primavera di Vivaldi sono state trascritte in termini matematici, le canne di ferro della recisione dei balconi».
«Sua Maestà, mi rivolgo a Lei in quanto così si mal interpreta la ricchezza e la sensibilità alla custodia dell’arte e della cultura di cui invece fate tesoro nel vostro Paese, la Giordania è da millenni un crocevia di culture, testimoniate agli occhi dei visitatori da siti archeologici tra i più antichi del mondo», scrive Papanice nella lettera, «mio nonno era uno dei più grandi imprenditori edili di Taranto degli anni ’60, grazie alla sua intelligenza e caparbietà investì con successo nel suo territorio lasciando un impronta eterna con la costruzione di Casa Papanice, un suo regalo all’Italia, alla cultura elemento cardine del sistema produttivo».
Gli appelli di Papanice hanno forse smosso le acque: il Campidoglio è intervenuto, così come il ministro Dario Franceschini, nonché Vittorio Sgarbi, che alla fine di luglio ha annunciato un atto ispettivo alla Camera rivolto allo stesso ministro. Insomma, il degrado in cui versa attualmente il palazzo, che non ha lasciato indifferente nemmeno la stessa Monica Vitti («È il futuro, un insieme di arte e natura, ho girato diverse scene in quello splendido edificio», le sue parole), è un’ingiustizia alla sua bellezza.
A mezzo secolo dalla sua costruzione, potrebbe rinascere o morire: dipende tutto dalla regina, sua quasi coetanea. «Con il permesso di Sua Maestà, chiedo pertanto un vostro intervento affinché si proceda a ridare dignità all’edificio con un ripristino originale dell’opera suddetta», conclude la lettera di Edmondo Papanice, nella speranza che la regina possa considerare l'idea anche in occasione del suo 50° compleanno, che cade il prossimo 31 agosto.




Fonte: LEGGO
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