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Covid-19: botta e risposta tra Italia e Olanda su questione dei coronabond

09-04-2020 18:47 - Ambasciate
GD - Trento, 9 apr- 20 - Botta e risposta tra Italia e Olanda, anzi tra Trento e la sede diplomatica arancione a Roma sull'accesa questione dei coronabond. L'editore trentino Paolo Curcu ieri sera alle 20:21 ha mandato una e-mail all'ambasciata Olandese in Italia e questa mattina alle 8.39 gli è arrivata la nota di replica.
Insomma, saranno anche i “brutti e cattivi” d’Europa, così come tende a semplificare la vulgata di un’informazione che preferisce spesso gli slogan facili all’approfondimento delle materie complesse. Saranno anche il bersaglio facile per chi semplifica i messaggi nella ricerca ipocritamente spasmodica di un capro espiatorio per la propria propaganda politica.
Di loro si sta dicendo di tutto, compreso l’odio improvviso per i tulipani. Che non hanno colpa. Ma quello che di certo non si può affermare è che gli olandesi non efficienti. Di un’efficienza che stupisce. Anzi, che per la verità genera parecchia invidia. A differenza dell’italico sfiancare di chi cerca riposte – qualsiasi risposta – gli olandesi, rispondono.
Se interpellati, lo fanno in reale. Il fenomeno è incredibile per noi italiani, per noi abituati all’infinito leopardiano delle attese con bile. Il fenomeno è tanto più incredibile se si tiene conto del fatto che a replicare alla missiva di un “comune mortale” è l’ambasciatore olandese in Italia, il signor Joost Flamand.
A verificarlo con uno stupore al diapason è stato Paolo Curcu, noto editore trentino e, tra l’altro, frequentatore “intelligente” dei social. Gli capita infatti spesso di postare commenti sensati. Ebbene, ieri sera, ore 20.21, Curcu ha scritto all’ambasciata olandese a Roma. Lo ha fatto perché si è sentito, come molti italiani, infastidito dal comportamento del Governo olandese nella vicenda di coranbond.
“Va che scrivo quello che penso a sti olandesi”, si è detto Curcu. E così ha fatto.
Il testo della sua mini missiva? «La vostra ostinazione sta minando la stessa esistenza dell’Istituzione Europea». E fin qui delusione vestita di eleganza. Ma poi la stoccata, magari inelegante ma molto più reale e concreta dello stesso dibattito sui buoni e sui cattivi: «Non vi basta essere diventati un ignobile paradiso fiscale?».
È noto infatti che gli olandesi in compagnia di Irlandesi e Lussemburghesi fanno da legalissima base a furbetti e furboni del “quartierone Italia”. Su questo Curcu non si aspettava scuse, contestazioni o spiegazioni. Ma le spiegazioni, la risposta olandese, non si è fatta attendere per la prima parte della domanda-appello dell’editore.
«Alle 8.39 di questa mattina», ha spiegato e pubblicizzato via social Paolo Curcu, «mi avevano già scritto, con la firma dell’ambasciatore». Nemmeno il tempo di prendere sonno tra domanda e risposta: un guinness. Roba che se riportata in Patria, con una qualsiasi questione posta ad un’istituzione che va dal più piccolo dei Comuni fino ai più grandi dei ministeri e degli elefantiaci apparati diplomatici, comporterebbe probabilmente tempi geologioci,
È chiaro che la risposta olandese è stata nulla più che un testo standardizzato, che però un chissà quale meccanismo telematico personalizza in un battibaleno. Ma in ogni caso la tempistica la dice piuttosto lunga sulle differenze tra Olanda e Italia. Se non altro in termini di attenzione. Dice Curcu «Eh sì, questa velocità mi ha fatto un certo effetto, indipendentemente dal contenuto della risposta che è certamente vago e scontato. Va riconosciuto che ci tengono almeno a far conoscere il loro punto di vista, anche perché credo che la mia iniziativa non sia stata solitaria». Giusto. Se gli olandesi hanno elaborato una risposta-tipo è facile immaginare che in questi giorni di preoccupazione e nervi al diapason la loro casella e mail abbia rischiato il collasso da proteste.
«Certo non mi aspettavo reazioni sull’accusa di paradiso fiscale», ha detto ancora Curcu, «ma proprio per quell’accusa avrebbero potuto offendersi e cestinare la lettera. Invece no. Glissano, ma sul resto spiegano. Gli va dato atto».
Questa la risposta dei diplomatici olandesi: «Gentile Signor Paolo Curcu, Innanzitutto, vorrei esprimere la nostra più sentita vicinanza e solidarietà con il Suo Paese e con la popolazione italiana nell’impegno di contenere la diffusione del Covid-19. Siamo consapevoli della serietà della situazione in Italia, e anche i Paesi Bassi sono duramente colpiti dal Covid-19. Questa è una crisi senza precedenti, ma siamo certi che insieme saremo in grado di emergerne più forti di prima. Vorremmo sottolineare che i Paesi Bassi attribuiscono grande importanza all’interpretazione da parte dei Paesi partner del proprio approccio a questa crisi. Il Governo neerlandese ritiene molto importante la collaborazione con gli altri Paesi membri nel contrastare questa crisi. A tal fine esistono diverse possibilità, fra cui il Corona Response Investment Initiative istituito dall’UE».
«I Paesi Bassi hanno manifestato flessibilità per quanto riguarda le regole di bilancio e sono inoltre aperti ad una molteplicità di opzioni politiche europee, fra cui un massimo utilizzo del bilancio comunitario e il ricorso al MES come previsto dal trattato. Inoltre, in questo momento vi è massima flessibilità per quanto riguarda i regolamenti sugli aiuti statali mirati a fornire liquidità alle aziende e salvaguardare i posti di lavoro. I Paesi Bassi forniscono il proprio contributo inoltre garantendo la disponibilità di apparecchiature mediche e medicinali attraverso l’UE. Infine, la settimana scorsa la BCE ha annunciato un programma di acquisti per l'emergenza pandemica (Pepp) per fino a 750 miliardi di euro per il 2020. Anche noi auspichiamo che l’UE risponda alla crisi nella maniera più unitaria possibile, in modo che tutti gli Stati membri possano al più presto superare questo momento difficile. Nelle prossime settimane intensificheremo i nostri sforzi con i partner europei per elaborare altre soluzioni comuni per fronteggiare gli effetti della pandemia di Covid-19».
La morale? Sono almeno due. La prima: ognuno si faccia la sua idea su tesi e precisazioni olandesi. La seconda: qualsiasi idea ci si faccia su un fatto non c’è discussione. Se Curcu avesse scritto all’ambasciata italiana è probabile che la risposta gli sarebbe stata data. Di sicuro entro il prossimo secolo.

di Carmine Ragozzino


Fonte: Redazione
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