05 Maggio 2024
[Testata sito web Giornale Diplomatico]
News
percorso: Home > News > Ambasciate

Ambasciata Iran: nota sul secondo anno da uscita degli USA dall’accordo nucleare

14-05-2020 15:15 - Ambasciate
L'Amb Iran Hamid Bayat L'Amb Iran Hamid Bayat
GD – Roma, 14 mag. 20 – L’ambasciata della R.I. dell’Iran in Italia, condotta dall'amb. Hamid Bayat, ha diffuso una nota in occasione del secondo anno dall’uscita degli USA dall’accordo nucleare.
«Il regime degli Stati Uniti d’America ha precedenti nella mancata adesione agli Accordi Internazionali bilaterali e multilaterali. L’Accordo sul nucleare (JCPOA) è solo un’ altra delle vittime dell’unilateralismo e della irresponsabilità americani. Questo Paese non crede nella sovranità della Legge nei rapporti internazionali e questo approccio irrazionale ha governato più volte nelle sue relazioni. Oggi gli Stati Uniti sono i primi e più grandi violatori del diritto internazionale. Esiste un lungo elenco di casi di inadempimento dell’America di accordi internazionali, abbandono di Trattati e accordi bi o multilaterali, ritiro da Trattati come quello della Corte Penale Internazionale, utilizzo strumentale del pagamento della quota contributiva nelle Organizzazioni internazionali e ostacolo al normale adempimento dei meccanismi internazionali.
L’abbandono unilaterale e illegale del JCPOA l’ 8 maggio 2018 è una ulteriore dimostrazione evidente dell’inaffidabilità degli Stati Uniti, che costituisce una minaccia seria alla pace e sicurezza internazionali.
Il Governo della R.I. dell’Iran come previsto dall’art.36 del JCPOA tramite la Commissione mista dell’Accordo in data 10 maggio 2018 ha inviato una lettera del Ministro Zarif indirizzata al coordinatore della Commissione in cui ha dichiarato che nonostante l’Iran avesse il diritto a porre fine sia parzialmente che totalmente ai propri impegni nell’ ambito dell’Accordo, avrebbe comunque continuato ad aderirvi per dare un’altra opportunità allo strumento della diplomazia al fine di tenere in vita l’Accordo. In risposta alla lettera iraniana la Commissione mista si è riunita a livello di ministri degli Affari Esteri e di sottosegretari e mentre la R.I. dell’Iran continuava a tenere fede ai propri obblighi, in data 8 luglio 2018 sono stati fissati 11 precisi impegni per i paesi rimanenti nell’Accordo nei confronti dell’Iran.
Nessuno degli impegni assunti dai tre Paesi europei - UE è stato mantenuto né ha portato a qualche soluzione tangibile, come in precedenza più volte puntualizzato dall’Iran. Ciò prova una “ fondamentale inadempienza”. In questa situazione di fatto mai cambiata, l’Iran esercitando il proprio diritto sancito dagli art. 26 e 36 dell’ Accordo ha sospeso gradualmente alcuni dei propri impegni. I Paesi europei fino al 21 Giugno 2019 non hanno mai risposto, né hanno rigettato le richieste da parte iraniana. I passi compiuti dall’Iran sono in linea con i suoi diritti, per altro previsti dall’Accordo. Nella corrispondenza del ministro iraniano Zarif alle controparti dell’Iran è stato evidenziato che la R.I. dell’Iran non riconosce la presunta attivazione del dispositivo della risoluzione delle controversie del JCPOA , chiamato anche DRM, da parte di Francia, Germania e Gran Bretagna, in quanto l’Iran aveva già adempiuto agli impegni previsti dall’ art. 36 contrariamente alle controparti europee che risultavano invece inadempienti. In ultima analisi, sulla base dei documenti prodotti dall’AIEA, il programma nucleare iraniano risulta essere il programma in assoluto soggetto al maggior numero di ispezioni e rigidi controlli, nell’ambito del quale non vi è possibilmente spazio per un rischio di proliferazione nucleare.
L’Ambasciata della R.I. dell’Iran ricorda che senza una soluzione delle questioni irrisolte (uscita USA dall’Accordo e inadempienza europea) qualsiasi tentativo dei EU3 / UE di riattivare il dispositivo DRM è in contrasto con il principio di buona determinazione ed è illegale. Nelle ripetute corrispondenze iraniane ai membri della Commissione congiunta sono descritte le modalità dell’ implementazione dei propri impegni nonché del graduale disimpegno nel quadro del DRM in base all’art. 36. Il 6 novembre 2018 tramite una lettera ufficiale dell’Iran all’Alto Rappresentante della Politica estera europea e coordinatore della Commissione congiunta, a dimostrazione della buona volontà iraniana , fu annunciato con 6 mesi di anticipo il primo passo iraniano verso la diminuzione dell’impegno nucleare, che è di fatto avvenuta in data 8 maggio 2019; successivamente il 25 giugno 2019 l’Iran ha nuovamente illustrato in maniera esaustiva ai partner europei le modalità e le ragioni della diminuzione dei propri impegni rispetto all’Accordo.
I Paesi europei non sono nella posizione giuridica o morale di attivare il DRM in risposta all’ esercizio di un diritto riconosciuto all’Iran dalla Risoluzione 2231. L’Iran in una lettera ufficiale dell’8 maggio 2019 ha dichiarato che la maggior parte dei casi di inadempienza da parte europea rimane tale e ciò costituisce un motivo fondamentale per fermare parzialmente o totalmente l’ implementazione dei propri obblighi nel quadro dell’accordo.
L’Ambasciata iraniana della R.I. dell’Iran a Roma sottolinea che la Risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza è un self-contained regime e non ha nulla a che vedere con altre Risoluzioni sanzionatorie come la Risoluzione 2216 del Consiglio di Sicurezza adottata nei confronti dello Yemen. Pertanto l’utilizzo del meccanismo di aggiornamento sanzionatorio messo in atto in Yemen non è possibile nei confronti della Risoluzione 2231 per l’Iran, poiché ne mancano i fondamenti giuridici. La Risoluzione 2231 è un regime di fine e non di aggiornamento o rinnovo delle sanzioni; la differenza tra questa Risoluzione e quelle precedenti l’Accordo nucleare (n°1699, n°1737, n°1803, n°1929) è che il testo della 2231 non è sanzionatorio e pertanto le importazioni o le esportazioni di equipaggiamenti militari sarebbero possibili con l’avvallo del Consiglio di Sicurezza. La Risoluzione 2231 si configura come un regime di autorizzazione preventiva ed anche se la questione del rilascio delle autorizzazioni iraniane per esportazione ed importazione di equipaggiamenti militari viene considerata lecita da un punto di vista giuridico, politicamente (per il veto posto dagli USA e dai Paesi occidentali) non è stata finora possibile.
Pertanto ci si aspetterebbe che i membri del Consiglio di Sicurezza, a distanza di cinque anni dalla firma dell’Accordo nucleare e della Risoluzione 2231, adottino le misure necessarie affinché il prossimo ottobre 2020, venga facilitata la rimozione delle limitazioni previste dalla risoluzione in vari ambiti tra cui quello militare. Le azioni illegali di qualsivoglia Paese che violi le risoluzioni non dovrebbero essere assecondate in considerazione del fatto che ogni modifica negli impegni del Consiglio di Sicurezza metterebbe a repentaglio la credibilità e l’autorevolezza della Carta delle Nazioni Unite.
La violazione della Risoluzione 2231 nella forma di un’imposizione di sanzioni economiche su vasta scala contro l’Iran e l’inserimento reiterato di persone fisiche e giuridiche iraniane nella lista delle sanzioni unilaterali da parte degli Stati Uniti d’America comporta una responsabilità internazionale e l’Amministrazione americana dovrebbe rispondere dei danni subiti dall’Iran, tra cui il mancato introito di più di 200 miliardi di dollari negli ultimi due anni e lo stop ufficiale alle esportazioni petrolifere.
Gli Stati Uniti sarebbero ora in procinto di sottoporre al Consiglio di Sicurezza una bozza di Risoluzione volta a prorogare le misure restrittive sui prodotti e materiali ad utilizzo militare. Uno dei fondamentali principi giuridici internazionali chiarisce che lo Stato inadempiente nei confronti di una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza non potrebbe pretendere l’esercizio di alcun diritto relativo a quella Risoluzione; pertanto poiché gli Stati Uniti hanno abbandonato l’Accordo violando gravemente i propri impegni in seno ad esso, non si trovano nella posizione di poter avanzare nuove pretese, tantomeno di sottoporre nuovi testi. La comunità internazionale dovrebbe contrastare le interpretazioni arbitrarie e le azioni illegali che minacciano la pace e la sicurezza nel mondo.
La Repubblica islamica dell’Iran nutre l’aspettativa di una reazione seria ed efficace da parte della comunità internazionale e in special modo dell’Italia nei confronti dell’atteggiamento irresponsabile americano, affinché gli USA rispondano dell’ abbandono unilaterale e illegale del JCPOA, della reimposizione di sanzioni unilaterali e delle pressioni esercitate su altri Paesi al fine di indurli ad applicare aspre sanzioni contro l’Iran.
L’Iran ha ripetutamente sottolineato che la mancata risposta alle azioni americane porta con sé il rischio di conseguenze pericolose per l’ ordine internazionale.
L’Ambasciata della R.I. dell’Iran in Italia si augura che quanto esposto nella presente nota venga preso nella più seria considerazione», conclude la nota diplomatica iraniana.


Fonte: Redazione
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
Media partnership
[]

Realizzazione siti web www.sitoper.it
cookie