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Amb. Nelli Feroci: “Von der Leyen ha sbagliato ma basta campagne anti UE”

03-04-2020 13:01 - Opinioni
GD - Roma, 3 apr. 20 - (Il Riformista) - Se c’è un uomo che conosce ogni “segreto” di Bruxelles, le dinamiche che regolano i rapporti all’interno degli organismi decisionali dell’Unione Europea, quest’uomo è l’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, presidente dell’Istituto Affari Internazionali IAI. Diplomatico di carriera dal 1972 al 2013, è stato Rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione europea a Bruxelles (2008-2013), capo di gabinetto (2006-2008) e direttore generale per l’integrazione europea (2004-2006) presso il Ministero degli Esteri. L’ambasciatore Nelli Feroci ha anche ricoperto l’incarico di Commissario europeo per l’industria e l’imprenditoria nella Commissione Barroso II nel 2014. "Il Riformista" lo ha intervistato.
d.: Ambasciatore Nelli Feroci, il Covid-19 rischia di “infettare” mortalmente l’Europa, sul piano politico come su quello economico e istituzionale?
R.: «L’epidemia del Coronavirus espone l’Europa ad una duplice, gravissima sfida: la prima, è quella dell’emergenza sanitaria. Noi sappiamo che l’Unione Europea non ha competenze proprie, può intervenire in materia di sanità soltanto con azioni di supporto e di sostegno a misure nazionali. È necessario che a livello europeo si faccia tutto il possibile per garantire la libera circolazione delle apparecchiature sanitarie e dei farmaci che servono per contenere l’epidemia. È necessario anche che si promuovano programmi di collaborazione per la individuazione di terapie efficaci e, in una prospettiva più lunga, di vaccini. Sarebbe stato opportuno che tutti gli Stati membri avessero preso tempestivamente consapevolezza della gravità della pandemia e adottato fin dall’inizio misure coordinate di contenimento del contagio. Vedo che stiamo faticosamente arrivando a questo risultato sotto la pressione e l’incalzare della pandemia».
D.: E la seconda sfida?
R.: «C’è poi la sfida di contenere e ridurre l’impatto di quella che si prospetta come una drammatica recessione economica, e di gettare le basi per una ripresa dell’economia, della produzione e soprattutto dell’occupazione. I Paesi membri, in ordine sparso, hanno adottato misure che hanno come obiettivo, nell’immediato, un sostegno ai redditi delle persone fisiche e delle imprese, ed una prima iniezione di liquidità nei rispettivi sistemi economici. Naturalmente, l’intensità e il peso di queste misure nazionali sono diversi e corrispondono, in linea di principio, alle rispettive capacità dei bilanci nazionali. Questo potrebbe generare un rischio di performances differenziate tra Stati membri della stessa unione monetaria nella risposta alla crisi economica. A livello europeo c’è da registrare, dopo qualche esitazione iniziale, almeno tre misure significative: la prima è la decisione di sospendere l’operatività del Patto di Stabilità; la seconda misura è un alleggerimento significativo delle regole in materia di aiuti di Stato per consentire ai governi di intervenire con fondi pubblici al sostegno dei sistemi produttivi nazionali. La terza, quella più significativa, è la decisione della Bce di aumentare di ulteriori 350 miliardi di euro entro l’anno, il volume di acquisti di titoli pubblici e privati degli Stati membri, una misura che ha già consentito di mantenere sotto controllo l’evoluzione dei tassi d’interesse sui titoli sovrani».

di Umberto De Giovannangeli


Fonte: Il Riformista
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