05 Maggio 2024
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A palazzo Borromeo ricordato card. Silvestrini, fine diplomatico al servizio di Chiesa e pace

17-09-2020 19:51 - Ambasciate
GD – Roma, 17 sett. 20 - Nella suggestiva cornice di palazzo Borromeo, sede dell’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, si è svolto un interessante convegno sul tema “A 45 anni dagli Accordi di Helsinki, il Cardinale Silvestrini e la Östpolitik vaticana”, organizzato dalla stessa ambasciata e dedicato al ricordo del card. Achille Silvestrini, scomparso a Roma nel 2019.
Nel suo intervento introduttivo l’amb. Pietro Sebastiani, titolare della rappresentanza diplomatica italiana presso la Santa Sede, ha sottolineato che “il Pontefice, Casaroli e Silvestrini capirono pienamente il valore di un’assise in cui si riuniva l’Europa una e cristiana. Ne conseguì una proposta che sarebbe stata poi accolta nell’art.7 (*) della Dichiarazione e che molto contribuì a rovesciare il malcelato disegno sovietico di utilizzare Helsinki per dividere l’Occidente”.
Da parte sua il Segretario di Stato Vaticano, card Pietro Parolin, rendendo omaggio al cardinale Silvestrini, grande protagonista della “Ostpolitik vaticana”, ha ricordato che gli Accordi di Helsinki rappresentarono, negli anni ’70 e seguenti, un strumento fondamentale per la transizione da “una timida distensione” tra Occidente e blocco sovietico ad un vero percorso di dialogo, “arma più importante per arrivare a una pace che non sia solo assenza di conflitto”. Parolin ha sottolineato come al cuore degli Accordi di Helsinki vi fosse la concezione che la pace sia un “concetto morale ancor prima che una questione politica” e che la libertà di culto e religione costituisca “un valore fondamentale dei rapporti tra popoli”.
Per Parolin il porporato romagnolo fu “un sottile interprete” della politica di apertura e dialogo verso i Paesi del blocco sovietico durante il pontificato di Paolo VI, ricordando come fosse riuscito a portare avanti il suo lavoro diplomatico con determinazione, nonostante, talvolta, “colloqui dal successo ridotto o addirittura infruttiferi”.
A sua volta, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha delineato la figura card. Silvestrini e il suo ruolo di "diplomatico, educatore, uomo di chiesa di fede cristallina e studioso interprete dei suoi tempi, anzi dei tempi nuovi", sottolineando il contributo del porporato per ''fornire una salda base di legittimazione al servizio diplomatico della Santa Sede, altrimenti percepita come un residuo del potere temporale della Chiesa".
Anche Conte ha ricordato l’impegno di Silvestrini nelle trattative che condussero, il 1° agosto 1975, alla sottoscrizione dell'Atto Finale di Helsinki con particolare attenzione al valore dei diritti umani, "in tempo di rigide contrapposizioni figlie della guerra fredda". Silvestrini fu fautore del dialogo con i regimi dell'Est "e raccolse anche critiche per questo", ha ricordato Conte, ma non si fermò davanti agli ostacoli e si batté anche per ''l'affermazione del principio della libertà religiosa''. Inoltre per il premier Conte, il card. Silvestrini seguiva "la stella polare della pace universale. Era uomo di pace, una pace che deve trovare il suo fondamento nella giustizia e che non si riduce ad essere un'assenza di guerra, si costruisce giorno per giorno". Tanto che Silvestrini, ha rimarcato Conte, praticava la "teologia della grazia”.
Silvestrini si avvalse anche della maestria di mons. Agostino Casaroli, che appose la firma per il Vaticano al documento finale, a proposito del quale Casaroli, il card. Giovanni Battista Re, a margine del convegno, ha ricordato che, al ritorno a Roma, questi gli confidò di esser molto soddisfatto per aver potuto inserire nel suo intervento, che era quello conclusivo, la parola “Dio”.
Durante il convegno sono intervenuti con annotazioni e contributi, anche il prof. Carlo Felice Casula dell’Università degli Studi Roma Tre, e il prof. Gennaro Acquaviva, presidente della Fondazione Socialismo.
L’Atto Finale di Helsinki suggellò la Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, CSCE, svoltasi nella capitale finlandese con la saggia guida del Presidente finnico Urho Kekkonen, nel luglio e nell’agosto 1975, documento sottoscritto da 35 Paesi, tra i quali Stati Uniti ed Unione Sovietica, le due potenze del tempo.
(*) VII. Rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali inclusa la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo..
Gli Stati partecipanti rispettano i diritti dell'uomo e le libertà fondamentali inclusa la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo, per tutti senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione.
In questo contesto gli Stati partecipanti riconoscono e rispettano la libertà dell'individuo di professare e praticare, solo o in comune con altri, una religione o un credo agendo secondo i dettami della propria coscienza.

di Gianfranco Nitti


Fonte: Gianfranco Nitti
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