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25 Aprile: ambasciata Polonia, sacrificio dei soldati per libertà Italia

24-04-2023 14:52 - Ambasciate
Amb. Anna Maria Anders Amb. Anna Maria Anders
GD - Roma, 24 apr. 23 - Anche l'ambasciata di Polonia in Italia celebra il 25 aprile come ricorrenza di liberalizzazione ma anche di sacrifici.
“I soldati polacchi hanno versato il loro sangue per la liberazione dell'Italia e hanno combattuto al fianco dei fratelli d'armi italiani senza neppure la speranza di restituire la libertà anche alla lontana Polonia, dove tutto era cominciato nel 1939. In un giorno così significativo come il 25 aprile, un pensiero va rivolto a quei ragazzi che, come cita una lapide commemorativa, si sono battuti «per la nostra e la vostra libertà» e i cui caduti hanno donato «l'anima a Dio, i corpi alla terra d'Italia e alla Polonia i cuori»", ha detto l'ambasciatore di Polonia in Italia, Anna Maria Anders, figlia del gen. Władysław Anders che con il suo eroico 2° Corpo d'Armata polacco diede un contributo significativo alla liberazione d'Italia.
Il 2° Corpo d'armata del gen. Władysław Anders giunse nella Penisola dai gulag sovietici con un viaggio di 12.500 chilometri in 1.334 giorni: uomini, donne, bambini, circa 120.000 persone dall'Urss alla Persia, dalla Palestina all'Italia, portavano sulle bandiere i colori della Polonia e lo spirito della libertà. L'esercito polacco si costituì alla fine del 1943 nella vallata del Sangro, in Abruzzo, come parte integrante dell'8ª armata britannica schierata lungo il fronte orientale della Linea Gustav.
A febbraio i polacchi, falliti tutti i tentativi alleati di cacciare i tedeschi dall'abbazia di Montecassino che chiudeva implacabilmente la via di Roma, vennero mandati a combattere sul fronte occidentale.
Il 18 maggio la bandiera biancorossa svettava sulle rovine di un luogo che era un simbolo di civiltà e sul quale si era scatenata implacabile la furia della guerra. Come ricorda una famosa canzone, i papaveri di Montecassino sono rossi perché hanno bevuto il sangue polacco.
Il 2° Corpo fu spostato nuovamente sull'Adriatico e integrò la gravi perdite riportate in battaglia con i volontari della Brigata Maiella, patrioti abruzzesi che, come i polacchi, avevano deciso di combattere «per la nostra e la vostra libertà»: gli unici rinforzi potevano essere quelli, assieme alla 111ª Compagnia pontieri formata interamente da italiani e inserita nella 3ª divisione di fanteria Fucilieri dei Carpazi, perché era impossibile riceverne dalla Polonia dove operava un esercito clandestino di 400.000 uomini e donne.
Si riannodava così il legame storico italo-polacco del Risorgimento idealizzato anche da Giuseppe Mazzini.
Da quel momento gli oltre 50.000 militari polacchi diventano protagonisti della Campagna d'Italia, passando di vittoria in vittoria nelle Marche, dove salvano da un incendio il santuario di Loreto e dalla distruzione il porto e la città di Ancona, e in Emilia Romagna entrando a Bologna il 21 aprile 1945 con i maiellini dopo aver liberato città e paesi lungo la strada dello sfondamento della Linea Gotica.
Dove possibile, i polacchi hanno aperto scuole per istruire i ragazzi, rifocillato e aiutato le popolazioni civili con le quali si erano subito instaurati rapporti cordiali e di amicizia destinati a durare nel tempo.
Questa storia di libertà per l'Italia si chiude però con l'amarezza dell'esilio dalla Polonia per i valorosi combattenti.
Nei quattro cimiteri di guerra polacchi in Italia - Montecassino, Casamassima, Loreto e Bologna - riposano le spoglie di oltre 4 mila soldati appartenenti a quattro confessioni religiose (cattolici in massima parte, ma anche ortodossi, ebrei e persino musulmani), accomunati dalla fede nella libertà.
Il gen. Anders che li comandava e fu privato della cittadinanza polacca dal regime comunista, morì a Londra nel 1970 e nelle sue ultime volontà espresse il desiderio di essere sepolto a Montecassino, dove riposavano i suoi soldati che avevano contribuito a vincere la guerra contro il nazifascismo.

Fonte: Redazione
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