Trump torna a rifare zig zag: niente Tomahawk per l'Ucraina (per ora)
05-11-2025 10:52 - Opinioni
GD – Roma, 5 nov. 25 - Il presidente Donald Trump, a bordo dell'Air Force One, alla domanda dei giornalisti riguardo alla fornitura dei missili Tomahawk all’Ucraina, (che ha già ottenuto la luce verde dal Pentagono), ha risposto “no, non proprio", aggiungendo che non vuole un'escalation della guerra. Ha precisato che "potrebbe cambiare idea”, ma per il momento la sua risposta è "no".
Trump ha dichiarato che Russia e Ucraina devono risolvere la guerra da soli… aggiungendo: “a volte bisogna semplicemente lasciarli combattere".
Certo, una strana presa di posizione quella di Trump, come se la guerra su vasta scala in Europa scatenata da Putin, fosse solo un litigio tra coinquilini. E dopo quasi 4 anni di morti e distruzioni.
Questa non è l’ultima piroetta del presidente Trump, che in queste ultime settimane ha apertamente manifestato l’intenzione di tornare a testare armi nucleari e di scatenare una azione militare in Venezuela, invitando il presidente Maduro a scegliere volontariamente l’esilio. La reazione di Maduro non si è fatta attendere e ha chiesto (ovviamente!) aiuto alla Russia, alla Cina e all’Iran.
Il presidente Putin si è affrettato a “diffidare” gli Stati Uniti dall’intraprendere azioni militari contro il Venezuela. Inoltre la Russia si è mostrata iperattiva nelle ultime settimane, varando un nuovo sommergibile nucleare, facendo ampio sfoggio di super missili e nuove armi “fantascientifiche” minacciando, neanche in modo velato, il mondo intero.
Malgrado ciò, l’inquilino della Casa Bianca tentenna. Continua questo suo balletto avanti e indietro. Mentre questa sarebbe la vera circostanza che richiederebbe una sua presa di posizione decisa e chiara nei confronti della Russia. In questo scenario, i Tomahawk per l'Ucraina potrebbero essere di grande aiuto per far capire che gli Stati Uniti, la NATO e tutto il mondo occidentale non temono le ripetute e continue minacce della Russia.
Ma Trump sembra aver scelto la strada percorsa dal suo predecessore, Joe Biden, che ha rifiutato categoricamente la richiesta di Tomahawk da parte dell'Ucraina, affidandosi alle sanzioni. Trump ha recentemente imposto sanzioni su oltre la metà delle esportazioni di petrolio russo colpendo i due maggiori giganti petroliferi, Rosneft e Lukoil, nella speranza di strangolare la capacità del Cremlino di finanziare la guerra.
In tutta questa ambiguità non va meglio l’Europa. Non c'è nessun politico in Europa del calibro di Ben Wallace che, mentre era ministro della Difesa del Regno Unito, si è opposto a Biden e ha fornito all'Ucraina gli Storm Shadow. Il cancelliere tedesco Merz ha più volte annunciato che potrebbe replicare questa mossa e fornire all'Ucraina i missili di fabbricazione tedesca Taurus. Ma al momento sono rimaste solo espressioni verbali a cui non hanno fatto seguito azioni concrete.
Comunque, Tomahawk o Taurus, Kiev che ha ben deciso di far da sé continuando a sferrare colpi micidiali alle infrastrutture energetiche russe e siti militari strategici in profondità in territorio russo.
Eppure la Russia, che è stata messa a durissima prova dalla guerra in Ucraina; che non è stata in grado di aiutare il suo sodale Bashar al-Assad in Siria, si è impegnata a rinforzare altre alleanze regionali con un nuovo trattato di "partenariato strategico" firmato quest'anno con il Venezuela.
La Russia chiaramente non ha né la capacità militari, essendo il Venezuela dall’altra parte del mondo, né la motivazione per sostenere Caracas se le tensioni con Washington dovessero aumentare.
Gli Stati Uniti hanno concentrato più risorse militari nei Caraibi, mettendo in difficoltà il regime di Maduro, cosa che rende felice l'opposizione, guidata dalla vincitrice del Premio Nobel per la Pace Maria Corina Machado. Maduro disperato implora l'aiuto del Cremlino.
Siamo davanti a un Paese del terzo mondo, il Venezuela, che chiede aiuto ad un altro Paese del terzo mondo, la Russia, che è ancora convinta di essere una grande potenza militare mondiale, solo perché custodisce testate nucleari arrugginite e un apparato militare che si autodistrugge, con la stessa efficienza con cui si glorifica, come abbiamo visto in Ucraina in questi 4 anni di guerra.
La Russia, che non riesce ad assicurare i rifornimenti ai propri militari al fronte a più di 50 chilometri dal suo territorio, come potrebbe mai sostenere un conflitto bellico a oltre 10.000 chilometri di distanza? Qualcuno potrebbe dire utilizzando la marina russa. Peccato che anche le forze navali russe sono state umiliate dagli ucraini fin dalle prime settimane di conflitto. L’Ucraina, che non dispone di una flotta navale, ha di fatto sconfitto la flotta russa.
Pensate che Putin, vista l’esperienza fatta nel Mar Nero, abbia voglia di inviare la sua flotta a combattere contro gli Stati Uniti nei Caraibi?
Peccato, quindi, che Trump non abbia ancora realizzato che, mai come oggi grazie al valoroso Popolo ucraino, è possibile liberare il mondo dalla minaccia nucleare russa, una volta per tutte.
Speriamo che Trump finalmente se ne renda conto e la smetta di fare un fanciullesco zig zag.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni
Trump ha dichiarato che Russia e Ucraina devono risolvere la guerra da soli… aggiungendo: “a volte bisogna semplicemente lasciarli combattere".
Certo, una strana presa di posizione quella di Trump, come se la guerra su vasta scala in Europa scatenata da Putin, fosse solo un litigio tra coinquilini. E dopo quasi 4 anni di morti e distruzioni.
Questa non è l’ultima piroetta del presidente Trump, che in queste ultime settimane ha apertamente manifestato l’intenzione di tornare a testare armi nucleari e di scatenare una azione militare in Venezuela, invitando il presidente Maduro a scegliere volontariamente l’esilio. La reazione di Maduro non si è fatta attendere e ha chiesto (ovviamente!) aiuto alla Russia, alla Cina e all’Iran.
Il presidente Putin si è affrettato a “diffidare” gli Stati Uniti dall’intraprendere azioni militari contro il Venezuela. Inoltre la Russia si è mostrata iperattiva nelle ultime settimane, varando un nuovo sommergibile nucleare, facendo ampio sfoggio di super missili e nuove armi “fantascientifiche” minacciando, neanche in modo velato, il mondo intero.
Malgrado ciò, l’inquilino della Casa Bianca tentenna. Continua questo suo balletto avanti e indietro. Mentre questa sarebbe la vera circostanza che richiederebbe una sua presa di posizione decisa e chiara nei confronti della Russia. In questo scenario, i Tomahawk per l'Ucraina potrebbero essere di grande aiuto per far capire che gli Stati Uniti, la NATO e tutto il mondo occidentale non temono le ripetute e continue minacce della Russia.
Ma Trump sembra aver scelto la strada percorsa dal suo predecessore, Joe Biden, che ha rifiutato categoricamente la richiesta di Tomahawk da parte dell'Ucraina, affidandosi alle sanzioni. Trump ha recentemente imposto sanzioni su oltre la metà delle esportazioni di petrolio russo colpendo i due maggiori giganti petroliferi, Rosneft e Lukoil, nella speranza di strangolare la capacità del Cremlino di finanziare la guerra.
In tutta questa ambiguità non va meglio l’Europa. Non c'è nessun politico in Europa del calibro di Ben Wallace che, mentre era ministro della Difesa del Regno Unito, si è opposto a Biden e ha fornito all'Ucraina gli Storm Shadow. Il cancelliere tedesco Merz ha più volte annunciato che potrebbe replicare questa mossa e fornire all'Ucraina i missili di fabbricazione tedesca Taurus. Ma al momento sono rimaste solo espressioni verbali a cui non hanno fatto seguito azioni concrete.
Comunque, Tomahawk o Taurus, Kiev che ha ben deciso di far da sé continuando a sferrare colpi micidiali alle infrastrutture energetiche russe e siti militari strategici in profondità in territorio russo.
Eppure la Russia, che è stata messa a durissima prova dalla guerra in Ucraina; che non è stata in grado di aiutare il suo sodale Bashar al-Assad in Siria, si è impegnata a rinforzare altre alleanze regionali con un nuovo trattato di "partenariato strategico" firmato quest'anno con il Venezuela.
La Russia chiaramente non ha né la capacità militari, essendo il Venezuela dall’altra parte del mondo, né la motivazione per sostenere Caracas se le tensioni con Washington dovessero aumentare.
Gli Stati Uniti hanno concentrato più risorse militari nei Caraibi, mettendo in difficoltà il regime di Maduro, cosa che rende felice l'opposizione, guidata dalla vincitrice del Premio Nobel per la Pace Maria Corina Machado. Maduro disperato implora l'aiuto del Cremlino.
Siamo davanti a un Paese del terzo mondo, il Venezuela, che chiede aiuto ad un altro Paese del terzo mondo, la Russia, che è ancora convinta di essere una grande potenza militare mondiale, solo perché custodisce testate nucleari arrugginite e un apparato militare che si autodistrugge, con la stessa efficienza con cui si glorifica, come abbiamo visto in Ucraina in questi 4 anni di guerra.
La Russia, che non riesce ad assicurare i rifornimenti ai propri militari al fronte a più di 50 chilometri dal suo territorio, come potrebbe mai sostenere un conflitto bellico a oltre 10.000 chilometri di distanza? Qualcuno potrebbe dire utilizzando la marina russa. Peccato che anche le forze navali russe sono state umiliate dagli ucraini fin dalle prime settimane di conflitto. L’Ucraina, che non dispone di una flotta navale, ha di fatto sconfitto la flotta russa.
Pensate che Putin, vista l’esperienza fatta nel Mar Nero, abbia voglia di inviare la sua flotta a combattere contro gli Stati Uniti nei Caraibi?
Peccato, quindi, che Trump non abbia ancora realizzato che, mai come oggi grazie al valoroso Popolo ucraino, è possibile liberare il mondo dalla minaccia nucleare russa, una volta per tutte.
Speriamo che Trump finalmente se ne renda conto e la smetta di fare un fanciullesco zig zag.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni














