Allarme Agenzie ONU: malnutrizione minaccia metà bambini in Yemen

12-02-2021 11:57 -

GD - Ginevra, 12 feb. 21 - Allerta internazionale per i bambini dello Yemen. Si prevede infatti che nel 2021 quasi 2,3 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni soffriranno di malnutrizione acuta nello Yemen. È l'allarme lanciato oggi da quattro agenzie delle Nazioni Unite, secondo le quali 400 mila di questi bambini presenteranno una forma grave di malnutrizione acuta che, se non trattata con urgenza, potrà causarne la morte.
I nuovi dati, che segnano un incremento rispettivamente del 16% e del 22% dal 2020, sono contenuti nell'ultimo rapporto "Quadro integrato di classificazione della sicurezza alimentare (IPC) Malnutrizione acuta", pubblicato oggi dalla FAO Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, dall'UNICEF, dal WFP Programma alimentare mondiale, dall'OMS Organizzazione mondiale della sanità e da altri partner.
Le agenzie delle Nazioni Unite hanno inoltre riferito che questi tassi di malnutrizione acuta grave sono i più alti registrati nello Yemen dal 2015, anno in cui è iniziata l'escalation del conflitto.
La malnutrizione compromette lo sviluppo fisico e cognitivo dei bambini, soprattutto nei primi due anni di vita. Perlopiù si tratta di danni irreversibili, che concorrono pertanto a perpetuare malattie, povertà e disuguaglianze.
Prevenire la malnutrizione e ovviare alle sue devastanti ripercussioni significa garantire innanzitutto una buona salute materna. Le previsioni, tuttavia, parlano di circa 1,2 milioni di donne in gravidanza o in allattamento che nel 2021 verseranno in uno stato di malnutrizione acuta nello Yemen.
Anni di conflitto armato e di crisi economica, a cui si sono aggiunti la pandemia Covid-19 e un grave deficit di finanziamenti a sostegno dei piani di risposta umanitaria, hanno fatto crescere i livelli di insicurezza alimentare, spingendo le comunità ormai esauste sull'orlo del baratro. Molte famiglie sono costrette a ridurre la quantità di cibo o la qualità della propria alimentazione e, in alcuni casi, non hanno altra scelta se non rinunciare a entrambe.
"Il crescente numero di bambini affamati nello Yemen dovrebbe scuotere l'opinione pubblica al punto da spronare tutti all'azione," ha dichiarato Henrietta Fore, direttrice esecutiva dell'UNICEF. "Ogni giorno trascorso senza che nessuno faccia qualcosa equivale a firmare una condanna a morte per nuovi bambini. Per poter salvare vite umane le organizzazioni umanitarie hanno urgentemente bisogno di finanziamenti prevedibili e di poter accedere liberamente alle comunità locali".
"È da troppo tempo che le famiglie yemenite stanno soffocando nella stretta della guerra e le minacce più recenti come la pandemia Covid-19 non hanno fatto altro che aggravare una situazione di indicibile disperazione", ha dichiarato QU Dongyu, direttore generale della FAO. "Senza sicurezza e stabilità nel paese, e senza poter avere un accesso agevolato agli agricoltori per dotarli degli strumenti necessari affinché tornino a coltivare cibo nutriente a sufficienza, i bambini yemeniti e le loro famiglie sprofonderanno in una condizione di fame e malnutrizione via via più opprimente".
"Queste cifre rappresentano una nuova invocazione d'aiuto proveniente dallo Yemen, dove per ogni bambino malnutrito c'è una famiglia che fatica a sopravvivere" ha rammentato David Beasley, direttore esecutivo del WFP. "Nel paese la crisi è una miscela tossica di conflitto armato, sfascio economico e grave deficit di finanziamenti indispensabili per fornire gli interventi di primo soccorso di cui vi è un disperato bisogno. La soluzione al problema della fame, tuttavia, esiste ed è il cibo, unitamente alla volontà di porre fine alla violenza. Se interverremo subito, faremo ancora in tempo ad alleviare la sofferenza dei bambini yemeniti".
"I principali fattori responsabili della malnutrizione infantile sono le malattie e un ambiente poco salubre," ha affermato il dott. Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'OMS. "A sua volta, la malnutrizione rende i bambini più vulnerabili a malattie quali diarrea, infezioni respiratorie e malaria, che sono uno dei fenomeni preoccupanti nello Yemen. Si tratta dunque di un circolo vizioso e spesso mortale, che tuttavia è possibile interrompere con interventi relativamente economici e semplici, che consentirebbero di salvare molte vite".
Nello Yemen la malnutrizione acuta tra i bambini piccoli e le madri è andata aumentando di anno in anno dallo scoppio del conflitto ed è deteriorata in maniera significativa nel 2020, a causa degli elevati tassi di morbilità di condizioni come la diarrea, le infezioni delle vie respiratorie e il colera, nonché dei crescenti livelli di insicurezza alimentare.
Tra i governatorati più colpiti si annoverano quelli di Aden, Al Dhale, Hajjah, Hodeida, Lahj, Taiz e di Sana'a City, nei quali si prevede di registrare oltre la metà dei casi di malnutrizione acuta attesi nel 2021.
Oggi lo Yemen è, per un bambino, uno dei luoghi più pericolosi al mondo in cui crescere. Il paese è contrassegnato da elevati tassi di malattie trasmissibili, un accesso limitato alle vaccinazioni di routine e ai servizi sanitari per l'infanzia e le famiglie, pratiche di alimentazione subottimali per lattanti e bambini piccoli, e sistemi sanitari e igienici inadeguati.
Nel frattempo, il già fragile sistema sanitario è alle prese con gli effetti collaterali della pandemia Covid-19, che ne ha prosciugato le limitate risorse riducendo ulteriormente il numero dei pazienti che chiedono assistenza medica.
Per la gravissima situazione in cui si trovano i bambini in tenera età e le madri nello Yemen qualsiasi interruzione dei servizi umanitari, dalla sanità ai servizi idrici, dai servizi igienico-sanitari all'alimentazione, dall'assistenza alimentare agli aiuti alla sussistenza, rischia di deteriorare ulteriormente lo stato di salute di questa fascia della popolazione.
La risposta umanitaria continua a essere sottofinanziata a livelli critici. Nel 2020 il piano di risposta umanitaria ha ricevuto 1,9 miliardi di $ dei 3,4 miliardi di $ necessari.


Fonte: FAO