27 gennaio, la memoria e la giustizia

27-01-2021 13:37 -

GD – Roma, 27 gen. 21 - Tra memoria e giustizia c’è un rapporto molto stretto. Basti pensare che chiamiamo “amnistia” il provvedimento di clemenza con il quale si estingue il reato. Nella parola “amnistia” la radice mne- “ricordare” è preceduta da un “alfa privativo” che ne nega il significato: togliere il carattere di reato ad alcuni comportamenti del passato è un “non ricordare”, un “dimenticare”.
In politica l’”amnistia” può rivelarsi qualche volta utile e giustificata, addirittura benefica, per le più varie ragioni. Ma quando parliamo di storia la cancellazione della memoria genera sempre un’ingiustizia: non incide, ovviamente, sull’oggettività degli avvenimenti passati e soprattutto impedisce di conoscerli per quello che sono.
Ricordare è un dovere, a maggior ragione quando dobbiamo ricordare il male e quando il male che dobbiamo ricordare ha le dimensioni dell’Assoluto, come nel caso dell’Olocausto. La data di oggi, 27 gennaio, giustamente è stata scelta dalla Repubblica italiana prima (2000) e dalla Nazioni Unite poi (2005) per aiutarci a ricordare. Quel giorno, nel 1945, i soldati sovietici entrarono ad Auschwitz e aprirono al mondo le porte di un orrore così grande da revocare in dubbio tra gli stessi credenti, come scrisse il filosofo Hans Jonas, perfino il concetto di Dio. La memoria di questo evento, inconcepibile ma storico, non è soltanto indispensabile strumento di conoscenza. È anche la nostra unica speranza che qualcosa di simile non si ripeta mai più.

Paolo Giordani
presidente dell’Istituto Diplomatico Internazionale



Fonte: Redazione