Digital Diplomacy nell´era dei Social Media: l´opinione di Federica Olivares (ALMED) al Centro Studi Americani

16-03-2018 11:48 -

GD - Roma, 16 mar. 18 - Al Centro Studi Americani si è svolta una conferenza su "Digital Diplomacy nell´era dei Social Media", introdotto da Federica Olivares, Cultural Diplomacy expert e Direttore del Program in Cultural Diplomacy- ALMED dell´Università Cattolica del Sacro Cuore. Olivares ha creato e dirige il primo programma europeo di formazione interdisciplinare in Public and Cultural Diplomacy: Arts and Digital Media for International Relations and Global Communication.
Di seguito la scaletta del suo intervento:

Da sempre l´arte della politica estera abbia significato creare e gestire relazioni, ma oggi il nuovo macro fenomeno è rappresentato dal fatto che attraverso i social media quest´arte ha a disposizione potenti piattaforme globali: dai 2 miliardi al mese di utenti attivi su Facebook in tutto il mondo ai 330 milioni di utenti attivi su Twitter. Di conseguenza anche le pratiche della diplomazia e della politica internazionale hanno dovuto aggiornare i propri strumenti: ma si tratta solo di uno shift tecnologico o di una mutazione del DNA della Diplomazia, come molti affermano?
Interessante ripercorrere la breve ma intensa storia di 15 anni di Digital Diplomacy.
Anzitutto Digital Diplomacy non è un termine creato dalla diplomazia, che ai suoi albori preferì chiamarla " E-diplomacy" ossia: "l´uso di internet e delle nuove information and communication technologies per contribuire a raggiungere specifici obiettivi diplomatici."
La prima unità di E-diplomacy viene creata nel 2002 dal Dipartimento di Stato USA che diede vita alla prima task force di E-diplomacy.
Segue di lì a poco il Foreign Office britannico con un primo Ufficio di Digital Diplomacy mentre in Europa è la Svezia il primo Paese a creare una vera e propria strategia di comunicazione online dal 2006 grazie all´azione del Ministro degli Esteri Carl Bildt.
In effetti, il termine "Digital Diplomacy" compare per la prima volta nel 2009 nella rivista internazionale di politica estera Foreign Affairs in un articolo di Anne-Marie Slaughter intitolato "Power in the Network Century".
Nel 2012 la Digital Diplomacy assume un´ulteriore declinazione: "Twitter Diplomacy" o "twiplomacy" emersa dalla diffusione esponenziale dell´uso di Twitter (creato nel 2006) da parte di Capi di Stato e di governo.
Negli ultimi 5 anni gli account Twitter di Capi di Stato e di governo sono passati da 264 in 125 Paesi nel mondo, agli attuali 856 in 178 Paesi, che rappresentano il 92% di tutti gli Stati membri dell´ONU, con un pubblico complessivo di 356 milioni di follower.
Gli Stati membri del G20 sono tutti presenti ufficialmente su Twitter e sei dei leader del G7 dispongono di un account personale: la Cancelliera tedesca Angela Merkel è l´unico leader ad aver scelto di non essere presente su Twitter.
Davanti a questi fenomeni e numeri, oggi, le big questions sono:
- come e quanto queste trasformazioni indotte dai social media nelle pratiche della politica estera e della diplomazia stanno ridisegnando le fonti di informazione, vere o fake, e quindi il modo in cui vengono prese le decisioni nell´arena globale?
- con quali opportunità e quali rischi la diplomazia può oggi utilizzare le reti di social media e i relativi ecosistemi?



Fonte: Redazione