Pompeo è noto da anni per le sue posizioni da "falco" nei confronti di Teheran e già prima della firma dell´accordo, nella sua veste di membro del comitato intelligence della Camera, si era espresso contro l´ipotesi della sospensione delle sanzioni.
Dopo la firma dell´accordo, Pompeo ha accusato Obama di aver premiato "un regime fanatico" e, nel suo ruolo di capo della CIA, ha più volte messo in guardia dagli intenti iraniani di "distruzione dell´America", arrivando a paragonare la Repubblica islamica iraniana al gruppo terroristico dello Stato islamico (Isis).
Con Pompeo nel ruolo di segretario di Stato si apre dunque, secondo il "focus" dell´Ispi, uno scenario alquanto fosco per la tenuta dell´accordo sul nucleare. La prossima scadenza a cui guardare è il 12 maggio, termine entro il quale Trump deve rinnovare la sospensione (waiver) delle sanzioni a Teheran. Lo scorso gennaio, in occasione dell´ultimo rinnovo della sospensione, Trump aveva lanciato un ultimatum agli alleati europei, invitandoli a coinvolgere Teheran in un ulteriore negoziato che ha per oggetto il ruolo dell´Iran nella regione mediorientale e la questione dei missili balistici. Se Teheran non acconsentirà a un comportamento più costruttivo in Medio oriente e all´interruzione del proprio programma di sviluppo dei missili balistici, Washington non rinnoverà le esenzioni alle sanzioni, violando di fatto gli obblighi assunti con l´accordo.
Benché le diplomazie europee (Francia, Germania, Regno Unito e – da un mese – Italia) stiano effettivamente dialogando con Teheran per trovare un compromesso che possa tranquillizzare l´amministrazione americana e salvaguardare così la tenuta dell´accordo, l´avvicendamento ai vertici del dipartimento di Stato USA priva l´Europa - afferma Paolo Magri - di un interlocutore in grado di garantire loro che effettivamente gli Usa terranno fede al proprio impegno. In questo senso, la decisione di Trump di sostituire Tillerson con un noto falco anti-iraniano può essere interpretata come una mossa volta a imporre ulteriore pressione sugli europei.
di Carlo Rebecchi