"La Chiesa che soffre" illumina di rosso il Colosseo e due chiese a Aleppo e Mosul

19-02-2018 19:59 -

GD - Roma, 19 feb. 18 - Sabato prossimo 24 febbraio, alle ore 18.00, il Colosseo si illuminerà di rosso per ricordare i cristiani perseguitati nel mondo. Contestualmente vi sarà un collegamento in video con la Siria e l´Iraq dove verranno illuminati di rosso due luoghi di culto: ad Aleppo la cattedrale maronita di Sant´Elia e a Mosul la chiesa caldea di San Paolo.
All´evento, organizzato dalla Fondazione Pontificia "Aiuto alla Chiesa che soffre Onlus" saranno presenti tra gli altri il segretario di Stato Vaticano, card. Pietro Parolin; il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani; il padre francescano Firas Lutfi, appartenente alla Custodia di Terra Santa e vice parroco della Chiesa di San Francesco di Assisi; mons. Joseph Tobji, arcivescovo di Aleppo dei Maroniti.
La serata sarà animata da salmi in lingua araba a quattro voci, eseguiti dalla corale di Naregatsi.
Nella Chiesa caldea di San Paolo giacciono le spoglie di mons. Paulos Faraj Rahho, il vescovo emerito di Mosul dei caldei ucciso nel 2008. In questa stessa chiesa, lo scorso 24 dicembre è stata celebrata la prima messa dopo la liberazione dall´ISIS, presieduta dal Patriarca di Babilonia dei caldei, Mar Louis Raphael I Sako.
Saranno inoltre presenti, testimoni d´eccezione, Ashiq Masih ed Eisham Ashiq, rispettivamente marito e figlia di Asia Bibi, la donna pachistana cattolica in carcere da oltre 3.000 giorni e condannata a morte per presunta blasfemia, simbolo internazionale della persecuzione anticristiana.
Eisham è la figlia più piccola di Asia Bibi. Aveva soltanto 11 anni al momento dell´arresto della madre ed era presente quando una folla di persone è giunta a casa loro e ha condotto Asia in un luogo isolato per picchiarla. Anche Eisham è stata percossa, finché non è riuscita a fuggire per andare a chiamare il padre. Ma quando Ashiq e la figlia sono giunti sul luogo dove la folla deteneva Asia Bibi, la donna era già stata portata via. I familiari possono far visita ad Asia in carcere soltanto una volta al mese. Inoltre, anche la famiglia della donna ha ricevuto numerose minacce di morte; il marito e i cinque figli della coppia sono stati costretti ad abbandonare la loro casa.
Rebecca Bitrus è stata rapita e violentata da terroristi di Boko Haram. Era l´agosto 2014 quando Boko Haram ha invaso la città di Baga, nello Stato di Borno in Nigeria. Rebecca, suo marito Bitrus e i loro due figli Zachariah, 3 anni, e Jonathan, 1 anno, sono fuggiti. Ma Boko Haram è riuscita a rapire la donna - incinta del suo terzogenito, perso durante la prigionia - e i suoi due bambini. Rebecca è rimasta prigioniera per due anni, durate i quali un membro del gruppo ha ucciso suo figlio Jonathan. La donna ha subito numerosi abusi sessuali e ha dato alla luce un bambino frutto di una di queste violenze.


Fonte: Carlo Rebecchi