Covid-19: amb. Bradanini, «Prove di guerra fredda tra Trump e Cina destinate a ripetersi»

12-05-2020 22:18 -

GD - Roma, 12 mag. 20 - (Adnkronos, di Rossella Guadagnini) - Hanno creato una forte tensione internazionale, nei giorni scorsi, gli attacchi di Trump al governo di Pechino, accusato senza mezzi termini, dopo un lungo periodo di allusioni più o meno velate, di aver diffuso il Coronavirus. Un segnale di distensione è arrivato poi dal ministero del Commercio di Pechino, che ha fatto sapere come i rappresentanti commerciali di entrambi i paesi abbiano concordato, nonostante tutto, di «creare condizioni favorevoli» per l'accordo commerciale della Fase uno, firmato a gennaio scorso. Le borse di tutto il mondo hanno tirato un respiro di sollievo. Ora però l'FBI ha addebitato un nuovo capo di imputazione al Dragone, di voler rubare il vaccino contro il Coronavirus, alimentando il clima di sospetto reciproco.
L'Adnkronos ha chiesto all'ex ambasciatore italiano in Cina, Alberto Bradanini, se queste tensioni sono destinate a ripetersi di continuo. «Si tratta di un ulteriore capitolo di quella 'guerra freddà dichiarata dagli Stati Uniti contro l'unico Paese che, per dimensioni demografiche e forza politico-economica, è in grado di sfidare l'ideocrazia americana militarista», ha spiegato il diplomatico italiano. «La Cina, in ragione della sua forza e indipendenza, rappresenta il più insidioso Paese 'resistente' all'espansionismo degli Stati Uniti, che impongono al mondo da decenni la narrazione della 'nazione indispensabile voluta da Dio per governare un pianeta recalcitrante», ha ahhiunto.
Secondo Bradanini «in ragione della dipendenza da un modello di sviluppo economico centrato su finanza e spesa militare, gli americani (330 milioni di abitanti, alle prese con problemi sociali e infrastrutturali immensi) non riescono a liberarsi dell'ossessione di imporre un dominio predatorio ai restanti 7,2 miliardi di persone, accettando invece, su basi etiche diverse, di condividere il potere nel pianeta con altre nazioni. Oggi, gli Stati che non si piegano vengono colpiti politicamente, economicamente e, se serve, militarmente com'è accaduto con Serbia, Iraq, Libia, Siria, Iran, Venezuela». Prima della pandemia, con la Cina c'era stata la guerra dei dazi, terminata ad inizio d'anno.
«L'economia e il commercio cinesi sono un fattore integrato, persino indispensabile, come abbiamo visto nella lotta al Coronavirus, nella catena di creazione di valore nel XXI secolo. L'egemonismo talassocratico americano (con oltre 800 basi militari ben armate ai quattro angoli della terra) non accetta condivisione di spazi con altre nazioni, in un mondo che è già multipolare, dove oltre alla Cina si affacciano altre nazioni, ciascuna con i suoi legittimi interessi», ha detto ancora.
L'amb. Bradanini ha quindo rilevato che «la Repubblica Popolare Cinese non è contenibile all'interno di un recinto economico-commerciale e dunque politico-militare, come lo fu almeno in parte l'Unione Sovietica della guerra fredda del secolo scorso. Il tentativo di far implodere il rivale strategico cinese è pericoloso per la pace nel mondo e andrebbe sostituito da una matura presa di coscienza del fatto che si può convivere e partecipare insieme alla costruzione di un pianeta migliore, tenendo a bada istinti primitivi».
Difficile non ricordare gli addebiti USA a Saddam Hussein sul possesso di «armi di distruzione di massa», rivelatosi infondato a guerra finita: stavolta a chi dobbiamo credere, dal momento che anche i cinesi avevano accusato gli USA di aver diffuso il virus per colpire la loro economia e fare propaganda.
A suo dire «gli americani tenteranno l'impossibile per mantenere la supremazia militare, finanziaria e monetaria del pianeta. Intanto sarebbe saggio, seppur tardivo, che un Paese così avvantaggiato introducesse meccanismi di redistribuzione della ricchezza, oggi concentrata nell'1% della sua popolazione, mentre milioni di individui non hanno di che vivere o un tetto sotto il quale passare la notte».
Che farà Trump in vista delle elezioni? «L'informazione che conta è generata da tre agenzie di stampa, che alimentano quotidiani e tv del mondo americano-centrico: AP, Reuters e France Press, con qualche punto percentuale di agenzie minori tedesche e svizzere. Trump gode di una presenza mediatica inversamente proporzionale all'attendibilità delle sue affermazioni. Quando sostiene che il virus è nato in un laboratorio di Wuhan le sue parole non hanno alcuna evidenza: sono state smentite persino dall'immunologo consulente della Casa Bianca, Antony Fauci», ha riisposto Bradanini.
«La scarsa credibilità di questo presidente è un fatto acquisito anche negli Stati Uniti, sebbene non gli precluderà la possibile rielezione al secondo mandato. A questo punto, però, ci si domanda di che qualità sia l'elettorato americano. Tutto ciò, comunque, non ci esime dalla necessità di capire dove e come sia nato il Coronavirus», ha rilevato il diplomatico.
Per Stati Uniti il maggior pericolo oggi è rappresentato solo dagli eredi del Celeste Impero? «La Cina è il più insidioso dei rivali strategici potenziali. Insieme alla Cina, vanno però annoverate tutte quelle nazioni resistenti che, nella loro sfera d'azione, non intendono subire la sudditanza all'espansionismo statunitense. Ma prima ancora che nemici esogeni, gli Stati Uniti dovrebbero fare i conti con il loro principale nemico endogeno, la necessità di predominio sugli altri paesi percepiti come vassalli di un'idea di nazione fuori dalla storia, di una cultura presupposta superiore alle altre, di un sapere scientifico destinato a prevalere sull'arretratezza del resto del pianeta. In un mondo ontologicamente multipolare, la Cina rappresenta l'incarnazione della smentita di questo archetipo. La presa di coscienza di ciò che, per forza di cose, occorre condividere, e non dominare, fa male al cuore», ha concluso Bradanini.


Fonte: AdnKronos