Brexit: audizione amb. Trombetta alle commissioni Esteri e Politiche Comunitarie della Camera

13-02-2020 17:25 -

GD - Roma, 13 feb. 20 - L'Amb. Raffaele Trombetta, rappresentante diplomatico italiano a Londra, è stato audito dalle Commissione Esteri e Politiche Comunitarie della Camera in seduta congiunta sugli sviluppo della Brexit, soprattutto per quanto riguarda le relazioni con l'Italia e gli italiani.
Di seguito la trascrizione dell'audizione.
«Tre i temi accordo di uscita dell'UK: la sua fase di applicazione, l'accordo di negoziato su relazioni future e le relazioni bilaterali Italia UK. L'accordo di uscita dal 31 gennaio scorso è avvenuto dopo lunga gestazione per difficoltà interne e mancanza di una chiara maggioranza. Ora si è tolta l'incertezza.
Tutela dei diritti dei cittadini UE. Il Governo di Londra ha lanciato un programma che prevede la registrazione di tutti i cittadini europei se residenti da almeno cinque anni fino al 31 dicembre 2020. Siamo in un periodo di transizione che vale fino al 30 giugno.
Dati di registrazione sono abbassata positivi: sono oltre 3 milioni i cittadini UE registrati quelli italiani sono 291 mila, di cui il 42% ha ottenuto lo Settlement status, e il 58% il PreSettlement. Siamo la terza comunità tra i 27 Paesi europei dopo Polonia e Romania. È un dato incoraggiante, ma che ci consiglia di non abbassare la guardia. Molti connazionali non sono ancora registrati.
In questa prima fase dell'accordo sono emerse criticità che abbiamo raccolto tra connazionali è rappresentato alla controparte britannica. C'è una certa difficoltà a registrarsi su piattaforma digitale. È stato problema soprattutto per i connazionali non abituati ad uso o isolati. Ma è prevista possibilità di registrarsi di persona. C'è anche una resistenza psicologica. Ma non è così. Brexit è una realtà.
Poi c'è anche la diffidenza dovuta all'assenza di documento cartaceo che attesti registrazione, ma questa assenza fa parte della cultura britannica. È un disagio non solo psicologico per non poter dimostrare questa attestazione.
Un altro punto nodale è la mancanza di automatismo tra i due Stati, per cui dopo cinque anni si dovrà rifare la registrazione. Il passaggio non è automatico.
Cosa accadrà dopo giugno 2021? Abbiamo sollecitato le autorità inglesi ad essere flessibili per le situazioni che si possono creare.
Come ambasciata abbiamo fatto una forte campagna informativa per i connazionali, anche con le associazioni di italiani oltre che con consolati.
Facciamo sessioni informative in varie città. Abbiamo organizzato eventi in ambasciata con l'ome Office prima dell'avvio del sistema.
Siamo stati i più attivi nel coordinarci con le altre ambasciate europee. C'è help desk al consolato per venire incontro alle esigenze specifiche per la registrazione.
Ora si apre la fase importante del monitoraggio. Le Autorità britanniche hanno obbligo istituzione di una autorità indipendente di monitoraggio.
Quadro di collaborazione particolarmente positivo e contiamo di continuare.
Altra azione che abbiamo svolto in questo periodo è stata quella di sostenere i settori strategici per la nostra economia. In particolare quelli dell'innovazione, con l'istituzione dell'Italy Innovation che ha promosso la collaborazione con i settori dei due Paesi. Manifattura avanzata, robotica, blockchain, economia circolare, giovani e imprese innovative. Ma anche iniziative mirate a settori più tradizionali dell'economia italiana, trainanti anche per l'attrazione degli investimenti con riunioni con imprenditori italiani in UK e impatto sulla loro attività. Anche l'ufficio ICE ha help desk per l'assistenza alle imprese italiane esportatrici.
Altro help desk attivo è alla Camera di Commercio italiana nel Regno Unito.
Per il negoziato sul futuro delle relazioni UE e UK, i tempi sono molto limitati. I negoziati partiranno dal 2 marzo e dovranno concludersi entro quest'anno.
Il primo ministro Boris Johnson ha indicato le priorità, ma è esclusa la proroga perché l'UK è campione del libero commercio.
Due strade: accordo con UE con Canada oppure modello Australiano basato con modello del WTO con accordi settoriali.
UK non accetterà un accordo che preveda allineamento regolamenterà alle norme UE.
Obiettivo UK è quello di aprire i mercati senza sottostare a regolamenti UE di aiuti di Stato, standard sociali, ambientali, sanitari e fiscali. Accordo a zero tariffe, a zero quote, integrato da accordi specifici su pesca e sicurezza interna ed esterna. Parità di condizioni come principio base.
Sulle criticità si concentrerà il negoziato. UE tiene a parità e interdipendenza tra le due parti.
Altra criticità sono i diritti di pesca in acque britanniche.
Per i servizi finanziari il criterio dell'equivalenza trova divergenze su come declinare questa intesa. Gli effetti si faranno sentire perché UK è il più grande hub finanziario.
Le possibili priorità italiane nel negoziato? Continueremo a sostenere l'attività del capo negoziatore UE per la compattezza e unità dei 27 Paesi membri.
È nostro interesse avere un accordo che preservi i nostri flussi commerciali tra Italia e UK. Importante la parità di condizioni per un Paese manifatturiero come l'Italia che esporta, la protezione del mercato unico e delle indicazioni geografiche future. Quelle attuali sono già protette. Per il futuro servono disposizioni ben precise.
Inoltre bisognerà mantenere fitta la rete di scambi universitari tra i due Paesi.
Abbiamo una comunità di 700 mila unità, ma secondo i dati ufficiali all'Aire sono iscritti 401 mila connazionali, di cui 378 mila a Londra e 23 mila ad Edimburgo.
Premier Boris Johnson ha riconosciuto con il presidente Giuseppe Conte che gli italiani hanno dato un contributo in termini non solo economici, ma anche sociali di crescita al Paese.
Il livello della collaborazione scientifica e universitaria tra i due Paesi. Nel biennio 2017-2018 gli italiani presenti nelle università inglesi era di 7.755 persone, non solo professori e ricercatori. Un numero cresciuto più del 50% negli ultimi cinque anni.
Nello stesso biennio gli studenti italiani nelle università inglesi era di 13.985, per cui l'Italia è il primo Paese europeo per presenze. C'è una collaborazione scientifica di altissimo livello. Siamo al terzo posto per numero di pubblicazioni scientifiche pubblicate, pari a 50.470.
Altro tema delle relazioni è quello della presenza commerciale italiana cui tiene molto ministro Di Maio. Nei flussi commerciali c'è un saldo positivo a favore dell'Italia: nel 2018 abbiamo esportato 23,4 miliardi di euro, a fronte di 11,1 miliardi di euro di importazioni, con un saldo di 12,3 miliardi di euro, è il secondo maggior mercato del Regno Unito per saldo attivo, dopo quello degli USA. È il secondo saldo in continua crescita.
Dati che confermano, al novembre 2019, un volume dell'interscambio pari a 27 miliardi di sterline, con un calo dell'1,71% dovuto ad un calo delle nostre importazioni da UK, mentre le nostre esportazioni sono cresciute dello 0,77%.
Le principali voci sono macchinari, autoveicoli, abbigliamento, farmaceutico e bevande. Le stesse voci delle esportazioni britanniche verso l'Italia, ma con volumi diversi.
L'altro campo su cui stiamo lavorando è il rafforzamento strategico e di cooperazione in ambito esteri e difesa. Dal marzo dello scorso anno, a livello ministero degli Esteri è stato avviato un dialogo che ha portato a frutti e a grandi momenti di interesse di condivisione tra i due Paesi, nascendo da due presupposti. Da un lato, la necessità di un raccordo intensificato in un contesto geopolitico quale quello attuale in cui c'è la centralità del Mediterraneo, ma anche un contesto di competizione fra gara di potenze. Dall'altro, la Brexit con uscita dall'UE comporterà il venir meno di occasioni di dialogo e confronto che normalmente avvengono nella formazione dei meccanismi decisionali, come avvengono nella pesca.
Abbiamo trattato temi che sono di particolare interesse per noi, che sono la Libia, visto che UK ha un ruolo fondamentale nel Consiglio di Sicurezza, e sull'Iran, sulla Siria e sui Balcani Occidentali, tutte aree di nostro interesse. In parallelo c'è un dialogo in materia di difesa con la Dichiarazione di Intenti firmata nel 2018, visto che abbiamo un impegno comune nella NATO in aree comuni come l'Iraq, Afghanistan e il Kossovo.
Abbiamo svolto a Londra una tavola rotonda in vista del vertice NATO dello scorso anno in cui ci siamo soffermati soprattutto sulla proiezione Sud della NATO.
Ci sono inoltre forti legami industriali nella difesa tra i due Paesi e su cui è nostro interesse continuare a lavorare.
Ultimo è quello più immediatamente importante ambito di collaborazione tra i due Paesi è Coop 26, che organizzeremo quest'anno con il Regno Unito. L'evento sarà a Glasgow dal 9 al 22 novembre. Noi organizzeremo gli eventi preparatori, tra cui quello per i giovani, a cui attribuiamo grande importanza, e laPreCop vera e propria, oltre a un evento Africa. È un impegno importante e non facile vista anche la delusione della conferenza di Madrid.
È stata istituita una task force congiunta che definisce le priorità è le linee d'azione che si svolgerà nel corso dell'anno con un'azione comune. Le reti diplomatiche dei due Paesi lavoreranno assieme soprattutto in alcuni Paesi particolarmente importanti e chiave. Ed è un'azione che poi proseguirà idealmente nel 2021 quando l'Italia avrà la presidenza del G20 e il Regno Unito avrà quella del G7. Insomma, un'altra occasione per sinergie, di programmazione e di realizzazione da parte dei due Paesi».
Replica alle domande.
«Il Governo italiano ha reagito alle problematiche dando risorse, anche in maniera insolita, che ha consentito grossi miglioramenti come strutture e risorse a disposizione. Sono state aggiunte varie unità, 5 a tempo determinato e più di 15 a tempo indeterminato e altre 30 saranno aggiunte nei prossimi mesi.
A breve riapriremo il consolato a Manchester, iniziativa molto importante perché almeno 70 mila connazionali non graviteranno più sul consolato di, Londra, rendendo ancora più possibile rendere i servizi necessari alla nostra comunità .
Ci sono già miglioramenti, è stato azzerato l'arretrato per i cambi di indirizzi Aire. L'anno scorso dal consolato sono stati rilasciati a Londra 33 mila passaporti, che è il numero più alto nella rete diplomatica consolare, e ridotti i tempi di iscrizione all'Aire.
Proseguendo di questo passo siamo abbastanza fiduciosi che di questo passo si possa arrivare ben presto ad una situazione di quasi normalità. Altre risorse migliorerebbero ulteriormente la situazione. L'importante che l'apertura del consolato a Manchester nei prossimi mesi non vada a discapito del consolato di Londra.
Per quanto riguarda l'assistenza sanitaria e previdenziale, fino al dicembre di quest'anno non cambia nulla. Dopo di che bisognerà fare una valutazione se ci sarà un accordo complessivo a 27 che in ambito UE copra i 27 Paesi o, in mancanza, dovranno esserci accordi bilaterali ad hoc o di altro tipo. Bisognerà però evitare un arretramento della situazione attuale.
Per quanto concerne i matrimoni, la legge ha introdotto restrizioni che non possiamo noi aggirare.
Sull'impatto del tipo di accordo che ci sarà tra UE e Regno Unito c'è uno studio recente che identificava vari scenari e dal nostro punto di vista lo scenario che staticamente presentava oggettivamente le maggiori criticità è la mancanza di un accordo tra Regno Unito e UE. Quindi la priorità è che si raggiunga un accordo di libero scambio. Il Regno Unito non crede di avere livelli di parità inferiori a quelli dell'UE e quindi non c'è pericolo dell'abbassamento del livello attuale.
Su Scozia e Irlanda il risultato elettorale di dicembre ha visto in Scozia un forte successo del Partito Nazionalista Scozzese che rivendica la facoltà di poter decidere e quindi invoca un referendum, decisione che spetta a Westminster. Non ci sono al momento sviluppi sulla vicenda. Ma c'è questa aspirazione scozzese.
Da parte dell'Irlanda, uno dei temi se non il tema cruciale nel negoziato è quello del confine tra le due Irlande. Non è interesse di nessuno tornare al pre-accordo del Venerdì Santo.
Per quanto concerne la NATO, sicuramente rimarrà uno dei punti su cui noi continueremo a lavorare con il Regno Unito, anche bilateralmente perché abbiamo interessi e azioni comuni in aree strategiche, come l'Iraq, l'Afghanistan, il Kossovo.
I cambiamenti. Limati i sono di per sé una minaccia alla sicurezza globale».


Fonte: Redazione