ONU: intervento dell´Amb. Cardi al Consiglio di Sicurezza sulla situazione dei diritti umani nella Corea del Nord

11-12-2017 18:11 -

GD - New York, 11 dic. 17 - Dichiarazione rilasciata dall´Ambasciatore Sebastiano Cardi, Rappresentante permanente d´Italia presso le Nazioni Unite, al Consiglio di Sicurezza in occasione dell´informativa sulla situazione dei diritti umani nella RPDC, ossia la Corea del Nord.

"Signor Presidente, all´inizio, desidero ringraziare la Presidenza giapponese del Consiglio per aver organizzato questo incontro. L´intimo legame tra le violazioni dei diritti umani e le loro ripercussioni sul mantenimento della pace e della sicurezza internazionale non può essere negato, ed è particolarmente evidente nel caso della RPDC, come evidenziato anche dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza 2371 e 2375. Quindi crediamo che questa riunione rientra pienamente nel campo di applicazione e nel mandato del Consiglio di sicurezza.
Desidero inoltre ringraziare il signor Jenca e l´alto commissario Zeid per i loro contributi, e attendo con impazienza l´imminente riunione del signor Feltman sulla sua recente visita in RPDC.
Signor Presidente, l´Italia esprime la sua più grave preoccupazione per la situazione dei diritti umani e la mancanza di responsabilità per le loro violazioni nella RPDC. Il regime nordcoreano continua a negare ai suoi cittadini anche i diritti e le libertà più elementari, come sancito dalla Dichiarazione universale e da altre convenzioni e strumenti pertinenti sui diritti umani. In particolare, abbiamo notato con grande preoccupazione l´aumento di detenzione arbitraria, le questioni irrisolte di rapimenti e sparizioni forzate, torture diffuse e rimpatri forzati e numerose altre gravi violazioni dei diritti umani che continuano a colpire la popolazione nordcoreana in modi diversi, alcuni dei quali possono essere giustamente considerati crimini contro l´umanità. La repressione sociale e politica si distingue dal lungo isolamento in cui i nordcoreani sono costretti a vivere. La sistematica soppressione di tali diritti è tra le principali priorità del regime, in quanto soffoca ogni forma di dissenso al fine di garantire la propria sopravvivenza. Non dobbiamo dimenticare le decine di migliaia di prigionieri politici che continuano ad essere sottoposti alle più dure forme di abuso nella vasta rete di campi del regime".