Istituto Giapponese Cultura: Ceramica Yakishime “Terra, Fuoco, Forma” con artista Tomo Hirai

03-10-2019 16:52 -

GD – Roma, 3 ott. 19 – L'Istituto Giapponese di Cultura di Roma inaugurerà la mostra di Ceramica Yakishime "Terra, Fuoco, Forma” con l'artista Tomo Hirai, martedì 8 ottobre alle ore 18.30, in via Antonio Gramsci 74 Roma. La mostra sarà aperta dal 9 ottobre al 4 dicembre, con ingresso libero (orario: dal lunedì al venerdì 9.00-12.30/13.30-18.30; mercoledì fino alle 17.00; sabato 9.30-13.00).
Yakishime, alias terra cotta ad alta temperatura, è uno dei metodi primordiali di produzione ceramica, forte di una tradizione che giunge intatta ai giorni nostri. La mostra presenta ceramiche figlie di retaggi ancestrali, presentandone la storia – dai primi esemplari ai moderni corredi del tè, stoviglie e objets d'art – allo scopo di comunicare la sensibilità estetica squisitamente propria del popolo giapponese. Mostra itinerante targata Japan Foundation, consta di tre sezioni più introduzione.
Yakishime e il Giappone - La ceramica - vasi, porcellana o terracotta - è prodotta nel mondo, ovunque si trovino argilla e legna da fuoco. La tradizione giapponese di usare ceramiche yakishime, non smaltate e cotte a temperature elevate, per servire cibi e bevande è certamente unica nel suo genere.
Plasmare l'argilla e cuocerla: lo yakishime può essere definito il metodo più antico ed essenziale di produrre ceramica. Molte ceramiche hanno smalti applicati, a scopo decorativo o protettivo, attraverso la creazione di una superficie vetrosa e impermeabile. Invece, le yakishime sono cotte ad alte temperature, in modo che la terra leghi e vetrifichi, divenendo idrorepellente. Tale tradizione ceramica si protrae ininterrotta dal Medioevo ai giorni nostri.
La produzione yakishime origina nel tardo XII secolo a Bizen, Tokoname, Shigaraki e altri centri che derivano dalla terracotta Sue. Nel periodo Momoyama (1568-1615), yakishime si impreziosisce al servizio della Via del tè. Sen no Rikyū, all'epoca il personaggio più influente nel mondo del tè, e Toyotomi Hideyoshi, unificatore del Giappone sotto il proprio dominio, erano entrambi estimatori delle yakishime di Shigaraki e, grazie al loro apprezzamento, la produzione di vasi per l'acqua, ciotole da tè e contenitori fiorì, arricchendosi di pezzi superbi che fanno da base allo standard artistico odierno. Nello stesso periodo si produssero ciotole, piatti, fiaschette da sake e altri pezzi utili al servizio dei piatti kaiseki, di accompagnamento alla cerimonia del tè.
Nel periodo Edo (1600-1868), la ceramica smaltata, inclusa la Mino che usa le stesse terre, e le porcellane prodotte a Arita divennero popolari. L'uso delle yakishime negli utensili da tè e nei piatti per il kaiseki subì una flessione, ma la produzione andò avanti in un vasto assortimento di recipienti di uso quotidiano. Nel XX secolo, tuttavia, la passione per le ceramiche del periodo Momoyama fu incarnata dai ritrovamenti di ceramiche Mino da parte di Arakawa Toyozō, che segnarono il ritorno in auge delle ceramiche Bizen di stile Momoyama.
Mentre lo yakishime è associato alla creazione di stoviglie, gli artisti contemporanei ne hanno sancito la trasformazione in objets d'art. Yakishime include anche pezzi con smalti naturali creati dalla cenere cadutavi sopra durante la cottura. In tutte le accezioni, le ceramiche yakishime sono divenute parte integrante della vita quotidiana dei giapponesi, nel corso della loro lunga storia, sempre in bilico tra tradizione e innovazione. Fenomeno recente è l'ascesa di artisti che creano prodotti di porcellana non smaltata, che arricchiscono l'atmosfera dell'argilla, oltre a conferirle robustezza e tenuta. Si tratta di opere affascinanti, caparbie e dalle forme decise.
La mostra presenta la ceramica yakishime, parte della cultura tradizionale giapponese che ha però saputo plasmarsi in direzioni distinte. Qui si parla della sua storia dalle origini a oggi, del suo utilizzo nella Via del tè, della funzione al servizio del cibo washoku, e del successo come oggetto d'arte. "Ceramica Yakishime - Terra, Fuoco, Forma" offre al pubblico più o meno esperto la possibilità di entrare in contatto, anche diretto ossia tattile, con sensibilità ed estetica peculiare del Giappone. (Mieko Iwai, Curatrice del Panasonic Shiodome Museum)



Fonte: Redazione