Israele: nuovo ambasciatore Dror Eydar visita la Comunità Ebraica di Milano

27-09-2019 12:33 -

GD – Milano, 27 set. 19 – Il nuovo ambasciatore di Israele in Italia, Dror Eydar, ha visitato la Comunità Ebraica di Milano. «Noi ebrei oggi, in Israele e in diaspora, viviamo in un’era miracolosa in cui per la prima volta dopo duemila anni possiamo proteggerci e difenderci da soli. In Israele e all’estero non c’è separazione e differen-za, siamo una sola famiglia», ha detto il diplomatico nel corso del cor-diale incontro avuto nella Sala consiliare, dopo la visita alla Scuola e-braica di via Sally Mayer. L’ambasciatore ha inoltre avuto un colloquio con il rabbino capo Rav Alfonso Arbib e ha visitato il Memoriale della Shoah.
In Comunità è stato accolto dalla senatrice a vita Liliana Segre, dal presidente CEM, Milo Hasbani, da una nutrita rappresentanza di con-siglieri, compreso il past president Raffaele Besso, e dai rappresentanti di tutti gli Enti ebraici milanesi.
Il diplomatico si è intrattenuto con la sen. Segre alla quale ha raccontato la storia dei suoi nonni deportati ad Auschwitz: «Sono molto emoziona-to, per questo, di conoscerla. Solo pochi giorni fa ho consegnato a Roma due Medaglie di Giusti delle Nazioni alle famiglie Cencelli e Gessini, salvatori della famiglia ebraica dei Terracina», ha detto Dror Eydar, ricordando che un altro ramo della sua famiglia proviene dall’Iran. «Appena lo Stato di Israele è stato fondato hanno cercato subito di emi-grare e poi sono stati 10 anni in un campo profughi prima di costruire la loro casa, come migliaia di israeliani», ha raccontato aggiungendo che. «quando ho incontrato il presidente Mattarella, egli ha voluto ricordare la Shoah e io ho proseguito dicendo che Israele, lo Stato degli ebrei ha raccolto i sopravvissuti anche grazie all’Italia e questo legame tra Israele e Italia è inscindibile».
«Sono stato diverse volte in Italia, ma è la prima volta a Milano. Sono ambasciatore di Israele in Italia, non nella comunità ebraica, per-ché tutti voi siete come me ambasciatori di Israele; siamo una famiglia. Le ultime due generazioni di ebrei hanno vissuto sotto la protezione di uno Stato ebraico indipendente come mai negli ultimi duemila anni. È un imperativo, difendere tutti gli ebrei in Israele e fuori. È una respon-sabilità dello Stato verso tutti gli ebrei del mondo e se dipendesse da me, tutti gli ebrei del mondo voterebbero alle elezioni israeliane».
«Io sono uno storico esperto anche in storia delle religioni e ho fre-quenti colloqui con prelati della Chiesa. Recentemente», ha proseguito Eydar, «negli Stati Uniti ho incontrato un vescovo che mi ha detto ‘Io amo gli ebrei e Israele, ma se non riconoscete che Gesù è morto e dopo tre giorni è risorto, andrete all’inferno. Gli ho risposto: ‘Pastore, prima di tutto Gesù era ebreo e quindi questa è una questione interna alla nostra famiglia, nella quale voi non dovreste entrare. Poi quando è finita la seconda guerra mondiale? Nel 1945. Quando è nato lo Stato di Israele? Nel 1948. Dopo la Shoah il nostro popolo, tutto il popolo ebraico era annientato; i vivi e i morti giacevano in un’unica fossa desolata. Ma dopo tre anni il popolo ebraico è risorto nello Stato di Israele. Dalla distruzione alla Redenzione, siamo tornati a casa. Siete voi che dovere credere a questo miracolo».
L’ambasciatore si è poi soffermato su Israele Start-up Nation, paese dell’innovazione, della tecnologia e del futuro. «Tutti noi dobbiamo essere consapevoli di questo miracolo».


Fonte: Redazione