"Japan Week in Venice": inaugurata installazione “Fragility” di Uemon Ikeda

06-09-2019 16:27 -

GD - Venezia, 6 set. 19 – L'arte ha avuto un particolare risalto fra le diverse declinazioni dei rapporti fra l’Italia e il Giappone valorizzati dalla "Japan Week in Venice", la manifestazione organizzata dalla Fondazione Italia Giappone, presieduta dall’ambasciatore Umberto Vattani, in collaborazione col Comune di Venezia, il supporto della Venice International University, il sostegno dell’Università Ca’ Foscari, e i patrocini del Ministero degli Affari Esteri, dell’Ambasciata italiana in Giappone e dell’Ambasciata giapponese in Italia, nonché del Comune di Venezia e della Città Metropolitana di Venezia.
Tant’è che la serata finale che avrà luogo oggi sull’Isola di San Servolo, sede della Venice International University, oltre alla consegna dei Premi della Fondazione Italia Giappone, prevede l’inaugurazione della suggestiva installazione di Uemon Ikeda “Fragility”, un volteggio di filo rosso ispirato a Venezia e alla sua intrinseca fragilità; città precaria eppure eterna e soprattutto radicata nel substrato emozionale a livello planetario.
Nel presentare l’installazione, l'ambasciatore Vattani ha scrito che “La mostra di Ikeda Uemon era stata concepita dall’artista per trovare la sua collocazione a Venezia. Ovunque fosse stata allestita, in un campiello, nell’angolo di una piazza, all’interno di una Chiesa o di una corte, l’installazione di Uemon avrebbe sorpreso l’osservatore per la sua leggerezza, per la sua impalpabilità, per essere quasi un miraggio, aerea, sospesa tra la Laguna e il cielo".
"Quale che fosse stato il luogo prescelto", ha affermato il presidente della Fondazione Italia Giappone, "l’opera dell’artista giapponese avrebbe trasmesso al mondo il messaggio insito nel titolo stesso dell’opera “Fragility” che, nel rivelare la caducità della Serenissima, provoca una dolorosa stretta al cuore: la città più affascinante del mondo per la sua sconvolgente bellezza è, al tempo stesso, la più fragile, la più vulnerabile, la più frangibile, costruita com’è in mezzo al mare e sottoposta all'erosione marina”.
Sulle “architetture aeree”, elemento identitario di Ikeda, si è soffermata la curatrice della mostra, Olimpia de Sanctis, autrice di un’approfondita lettura dei messaggi dell’artista, affidati a un fragile filo rosso di lana e seta, capace di disegnare angosce e speranze.
“Ho voluto intrecciare", ha scritto Olimpia de Sanctis illustrando l’opera, "le capacità dell’artista di trasmettere emozioni con la personalità di Venezia, ho cercato anche di cogliere l’anima di una città che ha sempre dato rango di spettacolo ad ogni sua azione pubblica, come se agisse su un palcoscenico tale da esaltare qualsiasi evento vi avvenga. Ne scaturirà una installazione d’inedita potenza, che divulgherà un insegnamento importante, quello del rispetto e della cura del nostro pianeta”.
Il progetto, coordinato dallo Studio Marta Bianchi, gode del patrocinio dell’Istituto Giapponese di Cultura e della San Servolo Servizi Metropolitani. Inoltre, hanno contribuito alla realizzazione dell’iniziativa l’EFG ART Ltd, la C.A.M.S.A.I. Società di Mutuo Soccorso e di InEvoluzionet.
L’opera sarà visitabile in un’enclave appartata e suggestiva dell’isola di San Servolo, con accesso dalla Caffetteria, fino al 13 settembre.
Uemon Ikeda, nato in Giappone, ma italiano d’adozione vivendo a Roma da ormai trent’anni, ha disseminato le sue ‘architetture aeree’ in luoghi memorabili: di recente ha allestito un’installazione nel giardino pensile di Palazzo Reale a Napoli; il prossimo 14 settembre sarà a Capua, nell’antico e imponente Anfiteatro Campano, dove rievocherà un labirinto che ha tante assonanze con la nostra interiorità.


Fonte: Redazione