RAI Tg2 replica ai rilievi dell'Ambasciata di Svezia a Roma su servizio giornalistico

27-05-2019 19:17 -

GD - Roma, 27 mag. 19 - RAITg2 ha replicato ai rilievi che l'ambasciata di Svezia in Italia aveva mosso ad un servizio giornalistico sul Paese.
“La questione riproposta sui social dall’Ambasciata di Svezia era stata di fatto chiarita con un carteggio in cui avevamo esposto il nostro punto di vista”, ha replicato la testata RAI obiettando punto per punto alle obiezioni fatte. Il servizio in questione, si sottolinea da parte del Tg diretto da Gennaro Sangiuliano, “è stato realizzato da una delle più puntuali inviate del tg2 sul posto con interviste ad Imam, professori esperti di Islam e di terrorismo, il capo della Comunità ebraica, analisti geopolitici, rappresentanti di ogni parte politica, colleghi e gente comune. Abbiamo deciso di andare in Svezia all’indomani dell’accoltellamento di una donna ebrea moglie del presidente di una delle comunità ebraiche svedesi, per mano di un estremista poi accoltellato in Danimarca”.
Non soloma dal TG2 fanno notae che “l’emergenza migrazione è stata confermata ed è cavallo di battaglia di tutte le forze in campo. Tanto che la politica è stata costretta a fare un’inversione di rotta, prolungando fino a novembre stretti controlli alle frontiere”.
Che per alcune controversie venga utilizzata la Sharia, aggiungono da Saxa Rubra, “ci è stato confermato e abbiamo le testimonianze da islamici che vivono in Svezia da oltre 10 anni e che la hanno utilizzata loro stessi. Non si può negare l’evidenza raccontata da testimoni oculari”.
Per quanto concerne il contestato aspetto delle “no go zones”, la RAI rileva che “proprio perchè controverso in Svezia, non è stato utilizzato ma, che esistano zone fisiche, dove la polizia non entra ci è stato confermato dagli abitanti dei quartieri, i primi ad essere preoccupati della situazione. Girando per queste zone non abbiamo mai incontrato la polizia”.
Purtroppo, sottolineano al TG2, “non abbiamo avuto tempo di inserire alcune denunce raccolte che ci raccontano di un sistema 'molto critico', gestito dalle diverse etnie nei vari quartieri definiti vulnerabili”.
Sul numero degli stupri, si rileva ancora, “avendo la Svezia fatto la scelta di raccogliere sotto un’unica voce tutte le sfumature di violenza nei confronti delle donne, non si può chiedere ad un giornalista di fare la differenza. Quello che raccontano i reporter sul campo non sempre coincide con quello che i paesi credono o fingono di credere di loro stessi”.
“Ci siamo lasciati con l’ambasciata con toni amichevoli ripromettendoci di lavorare insieme per raccontare la Svezia”, conclude la testata RAI.


Fonte: Redazione