Aspenia Talk: Usa e Cina, rivali complementari. L’Europa e il suo bivio
01-12-2025 16:24 -
GD - Roma, 1 dic. 25 – In occasione dei 30 anni dalla fondazione di Aspenia, l'Aspen Institute Italia, in partnership con SDA Bocconi School of Management e in collaborazione con Cesi, ha organizzato per martedì 9 dicembre, alle ore 18:00, a Milano in via Sarfatti 10, l’Aspenia Talk “Valutare il rischio nel 2026. La geoeconomia del disordine mondiale”. Aspenia, la rivista trimestrale di Aspen Institute Italia diretta da Marta Dassù, è stata fondata nel 1995 da Giuliano Amato, sotto la presidenza di Carlo Scognamiglio. Dal 2002 la rivista viene pubblicata in collaborazione con il Gruppo Il Sole 24 Ore. Un approccio multidisciplinare alle sfide globali e una lunga lista di collaboratori di grande rilievo hanno reso Aspenia una lettura imprescindibile per approfondire temi strategici quali politica internazionale e sicurezza, economia e tecnologia, scienza, etica e valori.
In questi 30 anni hanno scritto per Aspenia, tra i molti altri, Giulio Tremonti, Giuliano Amato, Sam Altman, Kwame Anthony Appiah, Giorgio Armani, Tony Blair, Zbigniew Brzezinski, Carlo Azeglio Ciampi, Hillary Clinton, Valéry Giscard d’Estaing, Umberto Eco, Niall Ferguson, Francis Fukuyama, Bill Gates, Alan Greenspan, Yuval Noah Harari, Samuel Huntington, Henry Kissinger, Paolo Savona, Carlo Scognamiglio, Ivan Krastev, Charles Kupchan, Condoleezza Rice, Amartya Sen, Joseph Stiglitz e Ursula von der Leyen. Partecipano al panel in presenza in qualità di relatori: il prof. Giulio Tremonti, presidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera e presidente di Aspen Institute Italia; Andrea Sironi, presidente dell'Università Bocconi; Guido Bortoni, presidente di Cesi; Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo di Pirelli; Emma Marcegaglia, amministratore delegato del Gruppo Marcegaglia; Fabio Tamburini, direttore del quotidiano Il Sole 24 Ore; Carlo Altomonte, associate dean e direttore PNRR Lab, SDA Bocconi School of Management.
Partecipano da remoto Daniel Rosen, Principal Rhodium Group LLC; Arrigo Sadun, Presidente TLSG-International Advisors. Moderano l’incontro Marta Dassù, direttore di Aspenia, e Stefano Caselli, dean SDA Bocconi School of Management. C’è una curiosa simmetria o, meglio, una complementarità tra i due giganti economici, USA e Cina per cui davvero si reggono uno sull’altro, compensando i rispettivi squilibri interni. Gli Stati Uniti di oggi esportano protezionismo, che è diventato la bandiera politica della rivolta dei ceti medi e poveri. La Cina esporta mercantilismo, una strada quasi obbligata per un sistema politico che per sua natura tende a sopprimere il dissenso, controllare la società, e dunque comprimere il consumo interno. Pur consapevoli che un vero "de-coupling" sarebbe troppo costoso per entrambi, come dimostra la recente tregua commerciale, i due giganti competono per il predominio tecnologico — la Cina puntando su intelligenza artificiale applicata, robotica, auto elettriche e terre rare; l'America su cripto, biotech e genetica — in un tentativo di compensare attraverso l'innovazione le proprie contraddizioni strutturali. In questo contesto, Pechino vede in Trump non solo un rischio, ma un'opportunità unica: nel senso che il presidente degli Stati Uniti potrebbe perfino “sacrificare” Taiwan all’idea di un deal bilaterale con la Cina, come scenario più rilevante per gli Stati Uniti. La crisi dell’ordine liberale internazionale potrebbe lasciare emergere degli ordini regionali: gli Stati Uniti chiederebbero all’Europa di contenere la Russia, o al Giappone di contenere la Cina – a spese loro. E intanto Washington stringerebbe rapporti diretti tra le principali potenze per raggiungere accordi privilegiati. Lasciando alle maggiori potenze una loro sfera di influenza, più o meno estesa. L’Europa si trova così di fronte a un bivio: accettare una maggiore conflittualità con la Russia come prezzo per salvare l’Ucraina oppure lasciare che Mosca, non oggi ma col tempo, assuma progressivamente il controllo del Paese, trasformandolo in una sorta di nuova Bielorussia. Resta inoltre aperto il nodo della reale capacità europea di costruire autonomia strategica in un mondo dove le interdipendenze diventano armi e dove Cina e Stati Uniti si contendono l’egemonia.
Il panel è aperto alla stampa.
I giornalisti interessati possono accreditarsi al seguente link: https://www.aspeninstitute.it/accredito-evento/