GD - Roma, 13 nov. 25 - Tutti i giornali, soprattutto tutti quelli filo putiniani de noantri, si stanno spellando i polpastrelli per descrivere le gloriose opere di conquista dell’esercito russo delle città di Pokrovsk. La città è conquistata, anzi no, la città è accerchiata, ops, gli Ucraini hanno riconquistato la città, anzi no, ora sono di nuovo accerchiati. Mah! E questo tifo da "stadio" viene manifestato mentre migliaia di persone muoiono, per la follia di un dittatore che ormai ha esaurito tutte le sue opzioni di vincere una guerra che avrebbe fatto molto meglio a non cominciare nemmeno. Tutti questi professori, commentatori di geopolitica e giornalisti che si affollano sulle pagine dei giornali o in televisione, sono sicuramente persone che non hanno fatto il servizio di leva obbligatorio, che è stato sospeso nel nostro Paese a partire dal 1° gennaio 2005. Se avessero fatto il servizio militare di leva, saprebbero che dopo che si conquista un territorio, bisogna anche presidiare, difendere e mantenere le posizioni conquistate. E qui casca la narrativa di questi signori tuttologi! L’esercito russo, o per meglio dire quello che ne è rimasto dopo 4 anni di assurda guerra, per avanzare usa la tecnica primordiale dell’ex Unione Sovietica che consiste nel bombardare a tappeto un’area, distruggere tutto per poi occupare quella zona. Il problema nasce dopo che si è occupato un'area interamente distrutta. Le forze armate sono fatte di persone che hanno bisogno, ad esempio, di bere e magari di mangiare. Qui entrano in gioco quei guastafeste degli ucraini che con i loro droni distruggono tutto quello che si muove alla spalle di queste “teste di ponte”, che rimangono senza acqua, senza cibo e senza munizioni e carburante. La maggior parte dei militari russi che intelligentemente si arrendono, lo fanno per la sete. Ci sono numerose video-testimonianze in rete in tal senso. I soldati russi che occupavano Pokrovsk sono stati eliminati, si sono arresi agli ucraini, oppure si sono dovuti ritirare e quindi gli ucraini hanno rioccupato la città di Pokrovsk. Questo va avanti ormai da alcune settimane e impedisce al Cremlino di proclamare la “grande vittoria”. La propaganda russa invece continua incessantemente ad influenzare l’informazione, soprattutto nel nostro Paese. Nel frattempo i militari russi e gli ucraini continuano a morire al fronte a migliaia. Malgrado questa palese evidenza, i leoni da tastiera nostrani continuano a difendere le “ragioni di Putin” che ha reagito perché la NATO si è avvicinata ai suoi confini. Questi commentatori non conoscono né la geografia, ne hanno alcuna idea delle vere ragioni che hanno spinto Putin a tentare di invadere, prima la Georgia (2008) e successivamente l’Ucraina nel 2014 e poi nel 2022. Quello che i satrapi russi temono non è la NATO, che è già presente su diversi confini della Russia (Stretto di Bering, Norvegia, Estonia, Mar Nero, Mare Baltico). I satrapi russi temono l’Unione Europea che sta trattando l’adesione di Paesi come la Georgia, la Moldova e l’Ucraina. I lettori si chiederanno: perché la Russia teme l’allargamento dell’Unione Europea che è contestata persino al suo interno? (Vedi Ungheria e Repubblica Ceca). Chi mai potrà temere l’Unione Europea? Le oligarchie russe temono l’Unione Europea, ovvero temono l’esempio polacco! I russi, da sempre, considerano i polacchi come un popolo “inferiore”. Ma questo contrasta enormemente con la realtà che possono osservare i russi nella Polonia di oggi. La Polonia, che è entrata nell’Unione Europea il 1° maggio 2004, ha avuto uno sviluppo straordinario, caratterizzato da una rapida e costante crescita economica. Questo ha trasformato il Paese in un attore chiave dell'Europa centrale e orientale. Un vero è proprio “caso di successo” dell’integrazione di un Paese nell’Unione Europea che si sta realizzando, pur in presenza di importanti sfide sul piano politico e sociale. L'economia polacca ha registrato una crescita del PIL tra le più elevate dell'UE per quasi due decenni. La Polonia è riuscita persino ad evitare la recessione durante la crisi finanziaria globale del 2008-2009, recessione che ha colpito tutti i Paesi dell’Unione. La crescita economica impetuosa delle Polonia ha permesso di ridurre significativamente il divario di ricchezza rispetto agli altri Paesi occidentali. Questo è quello che gli oligarchi russi hanno provato ad evitare che avvenisse sia in Georgia prima, che in Ucraina dopo. La Russia non si può permettere di avere ai confini Paesi ex sovietici, sue ex colonie, “ricchissime” rispetto alla miseria che ancora devono subire la maggior parte dei cittadini russi. Come potrebbero spiegare al popolo russo che i polacchi, gli estoni, i lituani; e adesso anche gli ucraini stanno bene, sono diventati ricchi in pochi anni, mentre loro, i cittadini della “grande potenza russa”, nella stragrande maggioranza vivono una vita di privazioni e di stenti? In Italia in molti non capiscono questa semplice evidenza, perché sono ancora convinti che la Russia sia una potenza mondiale. In realtà la Russia è un Paese del “terzo mondo” che si illude di essere potenza mondiale. La guerra in Ucraina lo ha ampiamente dimostrato. Nota: La classificazione della Russia come "Paese del Terzo Mondo" riflette le criticità strutturali che la rendono “atipica” rispetto agli standard delle potenze occidentali. La Russia mostra disparità e debolezze che fanno sì che venga talvolta accostata a Paesi in via di sviluppo, soprattutto quando si guarda al suo modello economico e di governance. L'economia russa è fortemente dipendente dall'esportazione di risorse naturali, in particolare gas naturale, petrolio e metalli. Questa struttura la rende vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi globali delle commodities, caratteristica comune a molte economie in via di sviluppo. L'industria manifatturiera e i settori ad alta tecnologia, pur presenti, non hanno mai raggiunto un livello di diversificazione e competitività paragonabile alle principali economie avanzate. Lo sviluppo economico e il benessere sono distribuiti in modo molto disomogeneo sul vasto territorio russo: città come Mosca e San Pietroburgo sono moderne, ricche e comparabili a qualsiasi capitale occidentale; ma le periferie delle grandi città e le regioni rurali vicine e lontane, e quelle della Siberia, al di fuori dei centri di estrazione, soffrono di infrastrutture scarse, servizi pubblici limitati e povertà diffusa. Questa forte disparità tra la popolazione è un tratto tipico di molti Paesi in via di sviluppo. Infine, la speranza di vita media alla nascita in Russia, secondo le stime più recenti (che spesso si riferiscono al periodo 2020-2025), si aggira intorno ai 73-74 anni per entrambi i sessi, nell’Unione Europea la speranza di vita media è 81.5 anni. Anche questo è un indicatore importante sulla reale situazione della Russia.