Nel settore spazio la finanza offre opportunità e prospettive anche all'Italia

16-04-2019 22:41 -

GD - Roma, 16 apr. 19 - Anche l'Italia può avvalersi positivamente dei vantaggi offerti dalle opportunità e prospettive della nuova economia dello spazio, con benefici non solo economici ma anche stratigici. La democratizzazione del settore spazio ha infatti avviato una crescita esponenziale del numero di attori che hanno accesso alle attività e alle risorse spaziali con ricadute tecnologiche in molteplici campi applicativi. Come impatteranno, ad esempio, le tecnologie spaziali su questo processo? Quale ruolo può giocare la finanza tradizionale nel settore spazio? Queste e altre questioni, tra la conquista di Marte e la vita ultracentenaria del prossimo futuro, sono stati al centro dell’incontro ristretto che la FeBAF-Federazione Banche Assicurazioni Finanza ha avuto con la Fondazione E. Amaldi, attore nazionale della news pace economy, presente anche un rappresentante dell’Agenzia Spaziale Italiana. La riunione è stata introdotta da Paolo Garonna, segretario generale della FeBAF.
Il mercato spaziale globale oggi vale oltre 300 miliardi di euro e ogni euro investito nella nuova economia spaziale ha un ritorno finanziario tra i 6 e gli 11 euro. Nello scenario internazionale l’Italia occupa una posizione non banale: il settore spaziale infatti incide anche sul Pil. Tanto che per questo rapporto l’Italia si colloca al sesto posto nel mondo. Cyberseceurity, fintech, insurtech sono solo alcuni dei settori che influenzeranno il mondo della finanza nel prossimo ventennio attraverso l’integrazione di intelligenza artificiale, machine learning e internet delle cose.
Eleonora Lombardi, Technology Transfer Officer della Fondazione E. Amaldi, ha sottolineato che “Il settore spazio vede il mercato in via di definizione in cui ci sono sia il supporto a livello nazionale che a livello europeo, sia delle Agenzia Spaziale nazionale sia Agenzia Spaziale Europea, che si stanno confrontando con un ambiente molto competitivo ed hanno avviato programmi che prevedono il finanziamento e gli investimenti in PMI, start-up e centri di ricerca. Al tempo stesso a diversi livelli, sia nazionali che europei, si è visto che tutti questi percorsi devono essere anche agevolati da attività di finanza di rischio e per questo molti Stati stanno iniziando a creare fondi di venture per permettere a questi processi industriali per avere delle exit affinché questo mercato sia produttivo e permetta alle aziende di esplodere anche sul modello americano”.
Da parte sua Lorenzo Scatena, managing director della Fondazione E. Amaldi, messo in evidenza che “la finanza tradizionale gioca un ruolo perché il secondo dei luck, oltre a quello della finanza di venture, è quello del mercato delle exit. Le exit per essere realizzate hanno bisogno di buone idee, e ne abbiamo tante, e di sostengo finanziario, dell’interesse degli investitori a cimentarsi, magari con un mondo apparentemente ostico da digerire, ma di grande interesse dal punto di vista delle mete economico-finanziario e dei rendimenti”.
Per assecondare questo sviluppo e la crescita l’avv. Raul Ricozzi, partner dello studio legale internazionale Orrick Herrington & Sutcliffe, ha rilevato che “l’innovazione all’inizio passa tramite l’investimento del venture capitale. Noi come Orrick già da anni in Silicon Valley seguiamo le aziende che sono start up in questo settore ed è una economia che ha ormai volumi molto interessanti. Questo si può sicuramente replicare anche in Italia con il nostro indotto industriale e realizzare uguali start up di successo nel settore”.


Fonte: Redazione