Ucraina: una generazione in ostaggio, l’altra tragedia della guerra

26-08-2025 15:12 -

GD - Kyïv, 26 ago. 25 - Settembre: per la maggior parte del mondo significa scuole che riaprono, nuove amicizie, libri freschi di stampa e la promessa di un futuro da costruire. Ma per milioni di ragazzi ucraini questo rito universale è stato nuovamente interrotto. La guerra che da più di tre anni devasta il Paese non ha colpito soltanto infrastrutture e territori, ha spezzato il diritto fondamentale all’istruzione, lasciando un’intera generazione sospesa tra rifugi sotterranei e lezioni online improvvisate.
Secondo i dati UNICEF, oltre cinque milioni di bambini affrontano ostacoli all’accesso all’istruzione, e più di tre milioni e mezzo hanno visto la propria scuola chiudere o trasformarsi in bersaglio militare. Non si tratta soltanto di aule vuote, è la negazione di un futuro, la sottrazione sistematica della possibilità di crescere e imparare. Dal punto di vista vittimologico, questo non è un danno collaterale, ma un vero e proprio crimine che colpisce minori indifesi, violando i principi più basilari del diritto internazionale.
La ferita è però anche invisibile. Gli studi psicologici condotti negli ultimi due anni segnalano un aumento drammatico di ansia, depressione e disturbi post-traumatici nei giovani. Per molti ragazzi la quotidianità è fatta di sirene antiaeree, rifugi, lutti familiari e la paura costante di perdere la propria casa. Un’indagine delle Nazioni Unite ha rilevato che quasi l’80% dei giovani ucraini ha subito una perdita significativa: familiari morti, amicizie spezzate, comunità disgregate.
Ogni trauma di questo tipo segna lo sviluppo emotivo e cognitivo, generando un impatto che non si limita al presente ma rischia di condizionare la vita adulta, le relazioni e persino la fiducia nelle istituzioni.
Non meno inquietante è il fenomeno della russificazione forzata nelle aree occupate. Bambini e adolescenti sono obbligati a seguire programmi scolastici imposti da Mosca, che cancellano la lingua e la cultura ucraina per sostituirle con propaganda politica. Questo tipo di manipolazione identitaria rappresenta, sul piano psicologico, una forma di vittimizzazione particolarmente grave, perché mira a cancellare la memoria collettiva e a destrutturare l’identità individuale e nazionale.
Eppure, in questo scenario di devastazione, emergono anche segnali di resilienza. Alcune scuole hanno riaperto in modalità ibride, con aule sotterranee o ambienti messi in sicurezza da interventi internazionali. Organizzazioni come UNESCO e UNICEF stanno lavorando per garantire almeno una parvenza di normalità, creando spazi di apprendimento protetti e introducendo programmi di supporto psicologico. Iniziative come i campi estivi terapeutici, basati su arteterapia e socializzazione, hanno dimostrato di poter restituire ai giovani non soltanto strumenti di elaborazione del trauma, ma anche momenti di speranza e di riscoperta della propria capacità di resistere.
Il punto centrale, tuttavia, resta uno: ogni giorno senza scuola, ogni libro che rimane chiuso, ogni banco che resta vuoto è un diritto violato. La guerra in Ucraina non sta soltanto distruggendo città e villaggi, ma rischia di rubare il futuro di un’intera generazione. E questa è una responsabilità che la comunità internazionale non può ignorare.
Come esperta in vittimologia, ritengo urgente ribadire che proteggere i bambini e i giovani significa difendere il cuore stesso del futuro di un Paese. Occorre garantire loro accesso sicuro all’istruzione, rafforzare i programmi di sostegno psicologico e condannare con fermezza ogni tentativo di strumentalizzare la scuola come campo di battaglia ideologica.
A settembre, in gran parte del mondo, il suono della campanella segna l’inizio di un nuovo anno e di nuove possibilità. In Ucraina, per molti ragazzi, resta invece un’eco lontana, soffocata dalle esplosioni. Restituire a questi giovani il diritto di imparare non è soltanto un dovere morale, è l’unico modo per impedire che questa guerra non generi soltanto macerie fisiche, ma anche un vuoto irreparabile nelle coscienze e nelle speranze future.

Dr. Klarida Rrapaj
Psicologo e Criminologo, Esperto in Vittimologia


Fonte: Dr. Klarida Rrapaj