Il gelido vento di Mosca soffia incessante anche sulla Serbia
29-07-2025 11:25 -
GD – Belgrado, 29 lug. 25 - La Serbia da alcuni mesi è in ebollizione. La tensione ha raggiunto un punto critico che non “emerge” ancora pienamente all’attenzione del grande pubblico, semplicemente perché non ci sono “morti per le strade”. Esattamente come in Georgia e come era stato in Ucraina nel 2014, anche qui soffia da anni un subdolo gelido vento da Mosca che aleggia sulle manifestazioni di piazza, che si susseguono tutti i giorni nel Paese. Questo perché il regista è sempre lo stesso e anche il copione non è cambiato. Si susseguono, come in un film già visto, forti tensioni politiche e sociali e i tentativi di contrastare la politica estera verso l’Unione Europea per mantenere la vecchia influenza russa che mai ha mollato la presa sulla Serbia. Da tempo le proteste guidate dagli studenti contro il Governo di Belgrado sono sempre più diffuse in tutto il Paese: le rivolte sono cominciate dopo il crollo di una pensilina di una stazione ferroviaria a Novi Sad, nel novembre scorso, che ha causato la morte di 16 persone. Questa tragedia è diventata il simbolo di un più ampio malcontento nei confronti del Governo, a cui i manifestanti chiedono di assumersi le sue responsabilità e di porre in essere tutte le misure possibili per combattere la corruzione che soffoca il Paese. Ma il Governo ha risposto alle richieste dei manifestanti con arresti e mobilitando le contro-proteste dei fedelissimi, con l'obiettivo di delegittimare il movimento studentesco e la protesta popolare, che però non si ferma, anzi continua ad allargarsi. I manifestanti continuano a chiedere le dimissioni del Governo e elezioni anticipate. Queste richieste sono sostenute anche da alcuni parlamentari che sperano di poter ridisegnare il panorama politico nazionale per rispondere favorevolmente alle richieste dell'opinione pubblica. Nonostante le irregolarità segnalate dagli osservatori internazionali, le elezioni locali del giugno 2025 hanno mostrato un aumento significativo dei voti dell'opposizione in alcune aree, rivelando crepe anche nella maggioranza del partito al governo. Malgrado le proteste e le tensioni parlamentari, il presidente Aleksandar Vučić rimane la figura dominante nel Governo, contribuendo a consolidare un sistema “presidenziale di fatto”. Ruolo che la Costituzione serba non prevede: al presidente sono attribuiti solo poteri esecutivi limitati. Il presidente Vučić continua a camminare sul filo del rasoio e a fare l’equilibrista tra le aspirazioni di adesione all'UE, sostenute soprattutto dai giovani, e i legami storici della Serbia con la Russia, ad esempio, ribadendo il rifiuto di imporre sanzioni alla Russia, nonostante le crescenti pressioni dell'UE. Questa posizione, insieme alle accuse alla Serbia di aver fornito armi all'Ucraina, mette in evidenza il suo delicato gioco di equilibri. Per quanto riguarda i colloqui di adesione all'UE, questi sono di fatto congelati perché permangono i problemi da superare per soddisfare i requisiti necessari e per continuare i negoziati di pre-adesione all’Unione. In particolare la Serbia è chiamata a rispettare gli standard democratici richiesti dall’Unione Europea, come la lotta alla corruzione, la libertà dei media e le accuse di spionaggio illegale di oppositori politici e giornalisti. Le tensioni con il Kosovo e con altri Paesi vicini sono una delle ulteriori questioni regionali importanti che devono essere risolte per poter aderire all’Unione Europea. Ma la stessa Unione Europea è stata criticata per aver dato priorità alla “stabilità” piuttosto che alla reale democratizzazione nei Balcani occidentali. Si deve dare merito alla Serbia che ha fatto enormi progressi negli ultimi anni, specialmente per quanto riguarda la situazione economica: ha beneficiato di una crescita stabile, consolidando i redditi dei lavoratori soprattutto nel settore terziario, che rappresenta una parte significativa del PIL. Per questo, il FMI prevede una crescita del PIL reale del 3% nel 2025, che salirà al 4-5% negli anni successivi. Sono aumentati gli investimenti diretti esteri che rappresentano un contributo importante per l'economia, con investimenti significativi sia dall'UE che dai Paesi asiatici. Anche le esportazioni di beni e servizi sono in crescita. Negli ultimi anni il Governo è riuscito a mantenere i conti in ordine e a controllare il deficit fiscale. Il debito pubblico è in calo e questo contribuisce ad aumentare la fiducia degli investitori nazionali e stranieri, tra cui molte aziende italiane. Non ultimo un certo ruolo nelle triangolazioni verso Mosca per aggirare le restrizioni internazionali. Malgrado i problemi dovuti alle proteste diffuse e le preoccupazioni per un regresso democratico, la Serbia sta cercando di mantenere il controllo dell'economia e della stabilità del Paese, “sospeso” tra la Russia e le aspirazioni per l’adesione all'UE, e in questo gioco di equilibrismo di rapporti nel complesso panorama geopolitico, chi vincerà alla fine? Speriamo che vinca il partner che potrà garantire al meglio le legittime aspirazioni del popolo serbo.