Il costo insostenibile delle guerre vale anche per Mosca
26-07-2025 11:47 -
GD - Roma, 26 lug. 25 - Tutti sanno, ma molti dimenticano, che le guerre sono costose. Anche i Paesi con l’economia più florida sono costretti ad indebitarsi per sostenere il costo complessivo di una guerra. Ad esempio, i banchieri hanno avuto un ruolo significativo nel finanziamento delle guerre napoleoniche e anche a guerra finita il governo francese ha avuto bisogno dei prestiti delle banche per pagare le indennità della guerra franco-prussiana. A pure la Russia non è esente dai rilevanti costi bellici. Dopo 40 mesi di guerra i nodi arrivano al pettine. Malgrado quello che affermano continuamente i “putiniani” nostrani, il motore economico russo sta mostrando chiari segni di logoramento e per la prima volta questa realtà è stata riconosciuta anche dal Cremlino, per ammissione del ministro dello Sviluppo Economico Maxim Reshetnikov al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo SPIEF del 18 al 21 giugno scorso. Il governatore della Banca Centrale russa, Elvira Nabiullina, ha riferito che le riserve valutarie di cui disponeva la Russia e che hanno sostenuto le finanze del Paese negli ultimi anni, “sono ormai esaurite”. Per queste ragioni la Banca Centrale russa si trova ad un bivio: condurre una battaglia contro l'inflazione e/o contro lo stesso Cremlino? La Banca Centrale ha abbassato recentemente i tassi di interesse dal 21% al 20%, per dimostrare la sua “buona volontà” nel soddisfare le richieste del Cremlino, ma si tratta evidentemente di una riduzione simbolica per guadagnare tempo. Intanto le spese militari continuano a correre all'impazzata, come ha ricordato la Nabiullina, che ha giustificato in questo modo la decisione di adottare un taglio dei tassi di interesse “contenuto”. Il “boom economico”, dovuto alle spese militari, che si era manifestato nel 2023 e nel 2024, dopo 40 mesi di guerra si è esaurito. Considerando che l’economia russa si basa principalmente sulla estrazione e commercializzazione delle risorse petrolifere, fortemente penalizzata dalle sanzioni internazionali, non era difficile prevedere questo nuovo scenario: la Russia è impantanata in una guerra senza una facile via d'uscita, con una crescita lenta e inflazione alle stelle che penalizza tutti i consumi, inclusi i beni di prima necessità. Il Centro per l'Analisi Macroeconomica e le Previsioni a Breve Termine TsMAKP russo ha dovuto ammettere che il Paese si trova in uno stato di “stagflazione”, con una “dinamica economica in rapido declino e con il rischio di una recessione tecnica nel secondo e terzo trimestre" a causa dell’inflazione molto alta. Putin sogna un mondo multipolare con la Russia protagonista, mentre l'economia russa è uscita dalla classifica mondiale delle “top 10” in termini di dimensioni. Il Cremlino non può fare altro che prendere atto che il boom economico trainato dall'industria bellica sta finendo e i risparmi accumulati prima della guerra sono ormai esauriti. L'ufficio statistico Rosstat continua a sostenere che “il Paese sta facendo meglio dell'Unione Europea: “ha azzerato il tasso di disoccupazione; il salario medio mensile ha superato per la prima volta la soglia dei 100.000 rubli (circa 1.300 dollari), con un aumento del 40% rispetto al 2022”. Dimentica però di dire che l’aumento dei prezzi si mangia gli aumenti salariali. Questa è l'istantanea in termini “nominali”, non in termini reali, perché anche secondo dati ufficiali, l'inflazione è aumentata del 24% in questo periodo, dati che vengono nascosti da Rosstat perché se dicessero la verità sull’inflazione, dovrebbero aumentare anche i salari nel settore pubblico, le pensioni e altre indennità, e al momento il Paese non se lo può permettere. Stanno intanto aumentando i russi che si chiedono se le perdite di tante vite umane e così tanta distruzione siano giustificate da una "operazione speciale" ormai poliennale per conquistare un Paese libero, ora bombardato a tappeto e distrutto e con migliaia e migliaia di vittime. Le autorità russe speravano di chiudere il 2025 con un deficit pubblico dello 0,5%, il più basso dal 2021, quando la guerra era appena iniziata e gli alti prezzi dei combustibili fossili riempivano le casse dello Stato. Ma la costosissima guerra in Ucraina continua e la Camera Bassa ha appena rivisto le previsioni sul deficit al'1,7%, lo stesso del 2024. Le riserve liquide del Cremlino nel suo fondo sovrano è pari all'incirca al deficit previsto per quest'anno (quattro trilioni di rubli). L'aumento reale dei prezzi sta intaccando gli aumenti salariali, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Questo sta danneggiando i portafogli dei russi e l'umore nazionale in un Paese in guerra. Secondo il centro di ricerca sociologica FOM, solo un russo su 10 afferma che la propria situazione finanziaria è migliorata quest'anno, ma uno su cinque dice che è peggiorata. Con le entrate che crollano, il Ministero delle Finanze russo è costretto a indebitarsi e non sa più dove trovare soldi per coprire il buco nel bilancio, e Maxim Oreshkin, consigliere economico dell'onnipotente Ufficio Presidenziale, ha dichiarato che "il modello che ha garantito la crescita negli ultimi anni ha ampiamente raggiunto il suo limite [...]” suggerendo che “la Russia deve avanzare verso l'alto per livello tecnologico e organizzativo". Viene in mente quella scena dal film “Bianco, rosso e Verdone”, quando Carlo chiede a Sora Lella: ma che vuol dì?