Le cifre parlano da sole: il tasso di interesse è al 21%; l'inflazione ufficiale è al 10% ma quello reale è 40-50%; il rublo al 4 luglio scorso aveva un tasso di cambio USD/RUB di circa 78,75 rubli per 1 dollaro USA. Nel punto più basso (2023) erano 150 rubli per un dollaro.
Tuttavia, l'errore che molti analisti e studiosi commettono è quello di attribuire la nascita di questo stato di cose al periodo successivo alla salita al potere di Boris Eltsin. Non è così. La Russia è afflitta da sempre da una corruzione endemica che pervade ogni livello della società, dall'amministrazione locale ai vertici del potere fino al più remoto borgo. La gente pur di sopravvivere ha accettato qualsiasi sopruso. Questa corruzione non è un fenomeno isolato, ma una caratteristica strutturale del sistema sovietico prima e russo attuale. Diversi esperti, tra cui accademici, diplomatici e giornalisti, hanno usato termini come "Stato mafioso virtuale" (come nei cablogrammi di WikiLeaks) o "mafiosizzazione dello Stato" per descrivere una situazione in cui i confini tra il Governo, i servizi di sicurezza, le imprese e le organizzazioni criminali sono estremamente sfumati. Questo perché le logiche e le pratiche del crimine organizzato sono state incorporate e sono diventate parte integrante delle operazioni statali e dell'economia, e non perché uno o più "clan" controllino lo Stato dall'esterno.
A questo si aggiunge il ruolo degli "oligarchi" e del potere, che hanno costruito le loro fortune nel turbolento periodo post-sovietico, quando nel 1992-1994 il Governo russo lanciò un programma di distribuzione di "buoni" a ogni cittadino, che rappresentavano una quota della ricchezza nazionale. L'idea era quella di dare a tutti una partecipazione alla nuova economia di mercato.
Tuttavia, molti cittadini comuni, poco avvezzi ai meccanismi di mercato o alla ricerca disperata di denaro, vendettero i loro buoni a poco prezzo. Questo permise a singoli individui, che avevano legami con la criminalità organizzata e disponevano di denaro, di accumulare un gran numero di buoni, a volte usando anche la violenza per ottenerli.
In Russia il potere politico e quello economico sono da sempre strettamente intrecciati. Le reti di influenza e protezione (il concetto di "krysha" o "tetto") sono fondamentali per operare nel Paese. Il sistema di potere russo, come tutti i sistemi comunisti, funziona per "cooptazione e strumentalizzazione del crimine organizzato" che rende impenetrabile il sistema di potere da parte di persone esterne. Si ipotizza che negli ultimi 30 anni il Cremlino stesso possa aver cooptato o persino strumentalizzato gruppi criminali per scopi politici, economici o di intelligence, sia a livello nazionale che internazionale. Questo può includere operazioni di riciclaggio di denaro, traffico illecito, disinformazione o altre attività "grigie".
In Russia non esiste una reale indipendenza delle istituzioni statali dal potere centrale. Il sistema giudiziario non è indipendente; la stampa è fortemente controllata e influenzata dai gruppi di potere; la concentrazione del potere esecutivo è nelle mani di pochissime persone.
Questo rende molto difficile se non impossibile combattere efficacemente la corruzione e le infiltrazioni criminali.
La Russia è un Paese in cui il crimine organizzato è profondamente radicato nelle strutture statali, ne influenza le decisioni e opera con la connivenza di funzionari corrotti, rendendo estremamente difficile distinguere tra gli interessi dello Stato e quelli delle reti criminali e clientelari. È una fusione simbiotica piuttosto che una sottomissione esterna.
Questo è ben noto al popolo russo, solo che non gli è possibile manifestare il proprio dissenso. In questo momento, i russi apprezzano Putin quanto i siriani apprezzavano Assad, poco prima della sua caduta nel dicembre 2024.
È strano che i commentatori occidentali non abbiano notato che il Popolo russo ha mostrato il suo "apprezzamento" per Putin nel giugno 2023, durante l'ammutinamento di Yevgeny Prigozhin - quando le truppe "Wagner" si sono dirette verso Mosca - e nessuno le ha fermate.
I russi comuni non hanno invaso le piazze per difendere Putin. L'esercito russo non ha fatto alcuna operazione per ostacolare l'ammutinamento della Wagner. I propagandisti russi non hanno detto nulla a sostegno di Putin. È come se tutti non vedessero l'ora di rimuovere Putin, cosa che probabilmente succederà da un momento all'altro.
Abbiamo evidenza che il regime di Assad, sostenuto dalla Russia, è caduto in meno di due settimane. Putin non ha inviato truppe per sostenerlo. Non le ha inviate semplicemente perché non ha più risorse da impegnare.
È tempo che i Paesi NATO prendano coscienza di questa profonda e palese debolezza della Russia per passare all'azione, mettendo in sicurezza i siti dove sono installate le armi nucleari e liberando il popolo russo da questa cappa che li opprime da sempre. È finito il tempo delle negoziazioni, è arrivato il tempo di passare all'azione per liberare il Popolo russo e il mondo intero da questo cancro che minaccia la pace e la stabilità globale. Se non ora quando?
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale