Vaticano: attesa delegazione della Cina per incontro bilaterale
17-06-2025 15:17 -
GD - Città del Vaticano, 17 giu. 25 - ACI Stampa - A fine giugno una delegazione proveniente dalla Cina dovrebbe essere in Vaticano, per il regolare incontro bilaterale per discutere delle relazioni sino-vaticane e dello stato di avanzamento dell’accordo sulla nomina dei vescovi. L’incontro è parte di un round regolare di incontri, ormai due l’anno – uno in Vaticano, uno in Cina – stabilito come routine a seguito della firma dell’accordo per la nomina dei vescovi nel 2022, rinnovato già tre volte eppure rimasto confidenziale. È la prima volta che l’incontro avviene sotto il pontificato di Leone XIV e, dunque, c’è molta curiosità per comprendere in che modo si svilupperà. Le autorità cinesi, che hanno ottenuto, all’ultimo rinnovo, un prolungamento di quattro anni e non di due come era successo precedentemente, puntano a rendere l’accordo permanente. La Santa Sede finora non è stata pregiudizialmente contraria, anche perché un accordo definitivo, o quasi permetterebbe di pubblicarne le condizioni e rendere tutto il processo più trasparente. La domanda è, piuttosto, se convenga rendere il processo più trasparente. Durante la sede vacante, le autorità cinesi hanno annunciato l’elezione di due ausiliari, di fatto bypassando la Santa Sede. il 16 maggio, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha detto che comunque quelle nomine rientravano negli accordi, e che dunque non si era trattato di uno scavalcamento dell’autorità papale. Tuttavia, in sede vacante non ci possono essere nomine episcopali, perché non c’è un Papa che nomina. La Cina, comunque, alterna a questi segnali di “forzatura”, se così si può chiamare, anche alcuni segnali di apertura. La scorsa settimana, le autorità cinesi hanno riconosciuto Lin Yuntuan, 73 anni, vescovo sotterraneo dal 2017, che è stato nominato da Leone XIV vescovo ausiliare di Fuzhou. Il riconoscimento del vescovo, ha notato Asia News, andava nella direzione dell’unità della comunità di Fuzhou, tra le più significative per il cattolicesimo cinese eppure segnata da profonde divisioni. Lin Yuantuan aveva comunque preso questa direzione. Nel 2017, in occasione della nomina a Fuzhou di Cai Bingrui, 57 anni, molto più giovane di lui e in precedenza vescovo di Xiamen, Lin auspicava "la collaborazione attiva nel guidare il clero, le suore e i fedeli di Fuzhou affinché siano obbedienti e sostengano il vescovo Cai Bingrui”. Dunque l’atto avvenuto oggi conferma in maniera formale queste parole, affidandogli un ruolo ora riconosciuto anche dagli organismi ufficiali della Chiesa in Cina, controllati dal Partito. Della cerimonia di insediamento avvenuta questa mattina nella cattedrale di Fuzhou alla presenza di circa 300 persone ha dato notizia anche China Catholic, il sito dell’Associazione patriottica. L’evento è stato presieduto dal vescovo di Mindong, mons. Vincenzo Zhan Silu (che è uno dei due vescovi cinesi che hanno partecipato al Sinodo dello scorso ottobre in Vaticano), insieme ovviamente al vescovo ordinario di Fuzhou Cai Bingrui e al vescovo Pietro Wu Yishun della prefettura di Shaowu (Minbei) nel Fujian settentrionale, uno degli ultimi vescovi nominati lo scorso anno secondo l’accordo. Come di consueto, China Catholic nota che il nuovo ausiliare ha giurato di rispettare “la Costituzione e le leggi del Paese, salvaguardare l’unità della madrepatria e l’armonia sociale, amare il Paese e la religione, aderire al principio di indipendenza e autogestione della Chiesa, seguire la direzione della sinicizzazione del cattolicesimo nel nostro Paese e contribuire alla costruzione complessiva di un moderno Paese socialista e alla promozione a tutto campo della grande rinascita della nazione cinese”. Di fronte a queste rassicurazioni formali, c’è un dato cruciale, ovvero il fatto che la Cina ha riconosciuto l’importanza delle comunità “sotterranee”, specialmente nel Fujan. Anche il predecessore di Cai Bingrui, il vescovo Pietro Lin Jiashian morto a 88 anni nel 2023, era un ex vescovo “clandestino”, passato anche per i lavori forzati e poi riconosciuto dalle autorità nel 2020, sempre ai sensi dell’Accordo tra Pechino e la Santa Sede. La Santa Sede ha accolto la notizia con soddisfazione, ma resta da vedere quale ruolo effettivo verrà fornito a Lin Yuantuan nel governo della diocesi e in che modo potrà aiutare a superare la frattura tra le comunità ufficiali e le comunità sotterranee. C’è un precedente, e riguarda il Mindong. Nel 2018, subito dopo l’accordo, la Santa Sede aveva nominato il vescovo “ufficiale” mons. Zhan Silu come ordinario, affiancandogli il “clandestino” Vincenzo Guo Xijin come ausiliare. Questi, però, fu marginalizzato, e dopo due anni, rinunciò all’incarico, e ha subito gravi restrizioni anche recentemente. La Cina, nonostante il dialogo aperto, ha “forzato” già alcune situazioni. Come quando, nel 2023, annunciò la decisione unilaterale di trasferire il vescovo Giuseppe Shen Bin dalla diocesi di Haimen alla diocesi di Shanghai, che era vacante, e il cui ausiliare, Thaddeus Ma Daqin, era agli arresti domiciliari dal 2012, da quando aveva rifiutato di rimanere nell’Associazione Patriottica, l’organizzazione di Stato dove Pechino vuole che i sacerdoti si registrino in nome della sinicizzazione. Papa Francesco decise successivamente di “sanare” la nomina, ma rimaneva la frattura. Papa Francesco ha teso diverse volte la mano alla Cina. Il 7 marzo, Meng Aming, professore di Biologia dello Sviluppo alla Tsinghua University di Pechino, è stato annoverato tra i membri della Pontificia Accademia delle Scienze. L’accademia è pontificia, ma l’idea è quella di includere sensibilità di ogni tipo. Non deve sorprendere, dunque, che, se si scorre la lista degli accademici, si trovino personalità diversissime, e molte non cattoliche.