Vaticano: Diplomazia pontificia, la geopolitica del Conclave
10-05-2025 16:11 -
GD - Città del Vaticano, 10 mag. 25 - (ACI Stampa) - Con un nuovo Papa proveniente dagli Stati Uniti, Leone XIV, cambia completamente il quadro dell’azione diplomatica USA nei confronti della Santa Sede. Il Segretario di Stato USA Marco Rubio, cattolico, ha subito fatto sapere che si sarebbero dovute migliorare le relazioni con la Santa Sede, il presidente USA, Trump, che tra l’altro, nel suo endorsement papale aveva sostenuto Dolan, ha reso noto che avrebbe incontrato il Papa. Sono lontani i tempi della freddezza tra USA e Santa Sede, quando Papa Francesco inviava una lettera ai vescovi USA per criticare il concetto di ordo amoris nel modo in cui era stato delineato dal vicepresidente JD Vance. Lo stesso vicepresidente che è stata l’ultima figura pubblica a incontrare Papa Francesco prima della sua morte.
Il nuovo Papa, però, ha a che fare anche con una geopolitica in mutazione. La sfida della Cina, quella della mediazione pontificia per la pace in Ucraina o in Terrasanta, sono le due grandi sfide. Leone XIII fu un grande mediatore, ed ebbe modo anche di aver un impatto sulla Conferenza per la Pace dell’Aja del 1899, cui la Santa Sede, invitata dalla Russia sebbene stato senza territorio dopo la presa di Roma, non partecipò per via dell’opposizione italiana. Erano i tempi della Questione Romana, e Italia e Santa Sede non erano in buoni rapporti. Ma il Conclave racconta anche di una serie di equilibri geopolitici tutti da esplorare, considerando anche la provenienza dei cardinali elettori. Quali sono gli equilibri geopolitici del Conclave? È stato eletto Papa uno statunitense, il Cardinale Robert Francis Prevost, che ha preso il nome di Leone XIV e ha rinnovato, sin da subito, l’appello alla pace. Pace è la parola che ricorre di più nel suo primo discorso dopo l’elezione, per ben cinque volte, mentre tre volte si parla di dialogo. La scelta del nome di Leone XIV rimanda a Leone XIII, che fu il Papa della Dottrina Sociale ma anche il Papa delle grandi mediazioni pontificie, colui che, perso lo Stato della Chiesa, non pensò a ricostituirlo, ma piuttosto a restituire alla Santa Sede credibilità internazionale. Sarà questo anche il programma di Leone XIV? Papa Leone è stato votato da un conclave di 133 elettori provenienti da 71 Paesi e tre pontificati. 108 di loro erano nominati da Francesco, 20 da Benedetto XVI e cinque da Giovanni Paolo II. Si è scelto uno statunitense, che racchiude l’esperienza di tre mondi e che probabilmente manterrà come Segretario di Stato il Cardinale Pietro Parolin. Ma Leone XIV lavorerà insieme, e non su binari paralleli, della Segreteria di Stato. Non ci sarà da aspettarsi che ci siano di nuovo inviati speciali, come è stato il Cardinale Zuppi in Russia, Ucraina, Stati Uniti e Cina, e come è stato il Cardinale Gugerotti quando era nunzio e fu inviato in Bielorussia a negoziare con il governo il re-ingresso in patria dell’Arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz. Piuttosto, c’è da aspettarsi una attività ancora maggiore sugli scenari in cui la Santa Sede può promuovere la pace, senza però sortite personali e personaliste del nuovo Papa.
Leone XIV è statunitense e repubblicano, ma non è un trumpiano. Non è un liberale, ma non è un seguace della cultura woke. La sua presenza potrà forse assorbire il trumpismo duro e puro, e di conseguenza anche tutti i nazionalismi. Il grande tema sarà quello della Cina. Il nuovo Papa porterà avanti l’accordo sulla nomina dei vescovi, difeso tra l’altro dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano come accordo pastorale? E, soprattutto, prenderà una posizione sulla nomina di due vescovi da parte di Pechino mentre si era in piena sede vacante, tra cui un ausiliare nella diocesi di Shanghai in una posizione retta da Thaddeus Ma Daqin, ai domiliciari dal 2012? L’accordo con la Cina è un successo della Segreteria di Stato guidata da Parolin, ma la Segreteria di Stato è finita ai margini della Curia, ha ceduto la gestione di immobili e denaro all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, si è vista scavalcare nelle decisioni da Papa Francesco. I cardinali fanno un appello per la pace. Pace è stata la parola più usata da Leone XIV nel suo primo discorso. Ma già il Collegio Cardinalizio aveva voluto, il 6 maggio, fare una dichiarazione per la pace. “Noi – si legge nella dichiarazione - Cardinali di Santa Romana Chiesa, riuniti in Congregazione Generale prima dell’inizio del Conclave, costatato con rammarico che non si sono registrati progressi per favorire i processi di pace in Ucraina, in Medio Oriente e in tante altre parti del mondo, anzi che si sono intensificati gli attacchi specialmente a danno della popolazione civile, formuliamo un sentito appello a tutte le parti coinvolte affinché si giunga quanto prima ad un cessate il fuoco permanente e si negozi, senza precondizioni e ulteriori indugi, la pace lungamente desiderata dalle popolazioni coinvolte e dal mondo intero. Invitiamo tutti i fedeli a intensificare la supplica al Signore per una pace giusta e duratura”.