Malesia e dazi statunitensi: focus sull’industria dei semiconduttori
02-05-2025 17:17 -
GD - Roma, 2 mag. 25 - L’adozione dei dazi da parte degli Stati Uniti d'America è destinata ad avere delle pesanti ripercussioni sull’economia della Malesia (che vanta un surplus nell’interscambio commerciale con Washington che supera i 33 miliardi di dollari), colpendo in modo particolare l’industria dei semiconduttori e dell’elettronica. Al momento, sulla Malesia grava una tariffa reciproca del 24%, inferiore rispetto ad altre che colpiranno i Paesi del blocco ASEAN, ma comunque significativa. Il Governo di Kuala Lumpur ha investito politicamente nell’industria dei semiconduttori, adottando ad esempio nel maggio 2024 la Strategia Nazionale per i Semiconduttori, con l’obiettivo di rafforzare il ruolo della Malesia nella catena di approvvigionamento dei semiconduttori, da hub regionale a crocevia globale. Si tratta quindi di attirare investimenti diretti esteri per sviluppare le infrastrutture digitali, intelligenza artificiale, cybersicurezza: oltre a disporre di condizioni favorevoli per attirare investimenti delle multinazionali, la Malesia possiede una manodopera qualificata ed una posizione geografica strategica nel cuore dell’Oceano Indiano, che indubbiamente facilità le esportazioni per via marittima ai principali mercati di consumo europei, americani ed asiatici. Nel 2024 il settore dell’elettronica ha avuto una crescita del 12,2%, capace di garantire introiti derivanti da esportazioni pari a 11,4 miliardi di dollari, beneficiando di investimenti congiunti di Germania, Stati Uniti e Cina. La politica di dazi imposta dal presidente statunitense Donald Trump rischia di colpire pesantemente l’industria malese dei semiconduttori, non soltanto in termini di esportazioni verso gli Stati Uniti, ma riducendo i proficui investimenti esteri nello sviluppo del comparto nazionale, oltre a diffondere un clima di instabilità capace di provocare interruzioni nelle catene di approvvigionamento globale, aumentando i costi di produzione interna e spingendo quindi le grandi compagnie come Intel e AMD a delocalizzare ulteriormente la loro produzione in altre realtà del sudest asiatico con dei costi della manodopera inferiori, come il Vietnam. Nonostante le compagnie statunitensi nel settore dei semiconduttori al momento intendano mantenere la loro produzione in Malesia, scoraggiate dai costi aggiuntivi derivanti da una loro eventuale rilocalizzazione negli Stati Uniti, per Kuala Lumpur è necessario procedere ad un’attenta politica di diversificazione degli investimenti esteri diretti per proteggere l’industria strategica dei semiconduttori e il settore dell’elettronica, garantendone gli obiettivi di crescita contenuti nei documenti programmatici governativi. Se da un lato il governo malese dovrebbe condurre una conciliante attività diplomatica di negoziati con l’amministrazione Trump, per rivedere la politica dei dazi ed esentare determinati settori chiave per l’economia malese, la prospettiva di approfondire le relazioni e la cooperazione con le nazioni del blocco BRICS rappresenta un’opportunità allettante, come perno della strategia di diversificazione, in modo da rafforzare la propria condizione di resilienza, in vista anche della futura adesione di Kuala Lumpur: Cina e India rappresentano due partner commerciali fondamentali per Kuala Lumpur, con i quali approfondire proficui legami anche nell’ambito dell’industria dei semiconduttori, in termini di investimento e di sviluppo. Dalla posizione di visibilità diplomatica rappresentata dalla presidenza ASEAN 2025, il primo ministro Anwar Ibrahim ha avviato consultazioni con i leader regionali per predisporre una risposta comune per contrastare l’impatto e le implicazioni dei dazi statunitensi, attraverso una strategia commerciale regionale improntata non su ritorsioni commerciali ma sulla protezione degli interessi economici nazionali e regionali.