USA: ambasciata, un tour virtuale per il criptoportico romano
16-04-2025 15:00 -
GD - Roma, 16 apr. 25 - Nell'ambasciata USA a Roma, nella centralissima Via Vittorio Veneto, c'è un tesoro nascosto, il criptoportico romano. La creazione del tour virtuale del criptoportico romano nell’ambasciata USA a Roma è un progetto pluriennale realizzato dall’ufficio MGT/Cultural Heritage Office e finanziato dall’Office of Cultural Heritage presso il Bureau of Overseas Buildings Operations del Dipartimento di Stato USA. Le delicate condizioni termoigrometriche all’interno della struttura, che ne rendono estremamente complessa la conservazione, e la sua particolare collocazione, non permettono l’accesso al criptoportico da parte del grande pubblico. Per questo motivo il tour virtuale è stato ideato, sviluppato e diretto dall’ufficio Cultural Heritage di Roma per valorizzare e narrare la storia del sito archeologico. Il progetto è iniziato nel 2021 con la manutenzione conservativa e la documentazione scientifica del monumento mediante scansione laser, fotogrammetria, documentazione fotografica e topografica. L’ufficio Cultural Heritage ha prodotto il tour virtuale in stretta collaborazione con Studio Azimut Srl e TwiceOut Srl, ideandone struttura e percorso e redigendo i contenuti testuali e visivi, con fotografie e immagini di archivio. Il criptoportico sotto la missione diplomatica USA a Roma è una struttura ipogea datata al I secolo d.C., che faceva parte del complesso degli horti Sallustiani, residenza estiva degli imperatori tra il I secolo d.C. fino agli inizi del V secolo. La maestosa tenuta era situata in una vasta area tra il Quirinale ed il Pinco denominata collis hortolorum a causa della lussureggiante vegetazione che la ricopriva. La struttura era originariamente composta da un sistema di gallerie comunicanti, che permetteva di raggiungere le diverse aree della proprietà imperiale passando per ambienti fastosamente decorati e piacevolmente freschi. La galleria principale conservata ad oggi è riccamente decorata con affreschi datati tra la fine del II e l’inizio del III secolo d.C., ovvero all’età antoniniano severiana. Il monumento fu modificato e riutilizzato nel corso dei secoli, in conseguenza alle fasi di distruzione e abbandono della residenza imperiale durante il periodo tardo-antico, il cambio di destinazione d’uso a terreno agricolo, ed infine, alla creazione della rinomata Villa Ludovisi all’inizio dell’XVII secolo. Durante quest’ultima fase la struttura fu riadattata come magazzino a servizio dell’edificio sovrastante, il cosiddetto “museo delle statue”. A testimonianza della continuità di frequentazione della struttura rimangono sulle pareti del criptoportico numerosi graffiti, ovvero lettere, disegni, simboli e segni incisi, eseguiti tra il III secolo ed il periodo rinascimentale. Il criptoportico fu casualmente riscoperto e restaurato nel 1949-1950, dopo che la proprietà fu acquistata dal Governo degli Stati Uniti. Tra il 1996 ed il 1998 fu realizzato un importante progetto, comprensivo della conservazione degli affreschi, dello scavo archeologico e dell’installazione di un sistema di controllo climatico, che ha permesso di acquisire una nuova prospettiva sulla storia del monumento. Dal 1998 il Cultural Heritage Office è responsabile della conservazione e manutenzione del criptoportico, in ottemperanza alle leggi di tutela dei beni culturali e con la supervisione scientifica della Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma. Tra il 2001 ed il 2002 l’ufficio Cultural Heritage ha condotto un progetto di ricerca accademica sui graffiti del criptoportico in collaborazione con l’Istituto Svedese di Studi Classici a Roma. La ricerca ha fornito informazioni precedentemente ignote in merito all’uso ed alla frequentazione dell’area nel corso dei secoli.