Crimea: cinque anni dell’occupazione illegale, parla il Ministro degli Esteri di Ucraina

15-02-2019 13:09 -

GD – Kyiv, 15 feb. 19 – Esclusiva – Sarà il quinto anniversario dell'occupazione russa della Crimea. A febbraio 2014, Mosca, per la prima volta nella storia dell'Europa del dopoguerra, ha conquistato una parte del territorio di un altro stato sovrano, destabilizzando così il sistema di sicurezza europea e globale.
A quel tempo il mondo ha condannato quasi unanimemente l'annessione della Crimea da parte della Russia e non ha cambiato la sua posizione, anche se il Cremlino era convinto che presto gli sarà perdonata la Crimea, come l’intervento militare nella Georgia nel 2008.
Tutti i politici, gli analisti e gli avvocati concordano sul fatto che Mosca abbia gravemente violato la legge internazionale, nessuno dubita che dal punto di vista giuridico, la Crimea appartenga all'Ucraina. E questo, ovviamente, molto bene.
Ma allo stesso tempo, nel mondo molti credono che l'atto di Putin possa essere compreso, perché, come hanno sentito da qualche parte, "la Crimea è sempre stata russa".
È difficile trovare una leggenda più assurda e meno ragionevole, ma stranamente, ha già le radici profonde in tutto il mondo ed è stato in grado di penetrare nella coscienza di massa internazionale.
Il motivo, ovviamente, è quello che la propaganda russa cominciò a lanciare passo a passo questa disinformazione subito dopo il crollo pacifico dell'Unione Sovietica, quando della guerra non se ne parlava proprio.
Ma quando arrivò la guerra, l'opinione internazionale "non ufficiale" era già stata elaborata.
In questo articolo vorrei presentare fatti storici che contradicono questa leggenda e la verità della quale è possibile verificare su Wikipedia o in altre fonti obiettive.
Quindi, come appaiono i fatti.
I tartari di Crimea, il popolo autoctono della penisola, avevano il loro proprio stato che si chiamava Khanato di Crimea. Era un forte e ben sviluppato stato musulmano. Per quanto riguarda i russi, nella penisola loro non c’erano, tranne i prigionieri di guerra.
All’inizio del XVIII secolo, grazie alle riforme di Pietro il Grande la Moscovia si trasforma nell'Impero Russo, aumentando la forza e conquistando i Paesi europei confinanti.
Conquistò l'Estonia e la Lettonia nel 1721, la Lituania e una parte della Polonia, tra cui Varsavia nel 1795, Finlandia nel 1809. Oggi, tutti questi Paesi sono diventati Stati sovrani, membri delle Nazioni Unite, l'Unione europea e la NATO (ad eccezione della Finlandia). Ed è poco probabile che qualcuno abbia il coraggio di dire che "erano sempre russi".
Il Khanato di Crimea fu incluso nella lista degli stati conquistati da Mosca nel 1783, cioè, da un punto di vista storico, relativamente di recente. Quindi, parlare di una sorta di appartenenza della Crimea alla Russia da tempi immemorabili è una vera assurdità.
È semplicemente uno dei Paesi, uno dei popoli, che all'epoca l'Impero Russo ha schiavizzato con la forza delle armi.
L'unica differenza tra la Crimea e gli altri stati sopra menzionati è che dopo il crollo dell'Impero Russo nel 1917, i Tartari non riuscirono a difendere la propria indipendenza. La Crimea, come l'Ucraina, fu catturata dai bolscevichi e rimase nello stesso impero russo, ma già sotto il nome dell'URSS.
Tuttavia, in Unione Sovietica la Crimea è stata meno "fortunata" dell'Ucraina. Ucraina è diventata la "Repubblica Federale" con le caratteristiche formali di sovranità statale e alla Crimea nel 1921 l’amministrazione bolscevica di Mosca ha dato solo lo status di autonomia, peraltro all'interno della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, non Repubblica Socialista Sovietica Ucraina.
Una tale decisione del Cremlino contraddiceva chiaramente la realtà obiettiva, perché la penisola di Crimea geograficamente fa parte dell'Ucraina e la Russia non ha alcun collegamento territoriale.
L' appartenenza amministrativa alla Russia ha notevolmente complicato lo sviluppo economico della penisola, la cui fornitura era praticamente interamente effettuata dall'Ucraina.
La stessa Mosca ha corretto la situazione, che alla fine fu costretta a riconoscere le realtà geografiche e geo-economiche. Nel 1954, il Cremlino ha avviato il trasferimento della Crimea dalla Russia alla Repubblica Ucraina. (Il Cremlino non poteva immaginare che una volta l'Ucraina sarebbe diventata indipendente, così per i governatori dell’URSS la Crimea, come tutta l'Ucraina, rimasero comunque russi).
Vorrei sottolineare: il trasferimento della Crimea è stato effettuato in pieno rispetto delle leggi e conformità con le procedure dell'URSS. Un altro mito russo è che la Crimea fu illegalmente “regalata” dallo stupido Krusciov è una finzione che nulla ha a che fare con la realtà. Nel 1954, Krusciov non aveva ancora abbastanza potere per tale azione.
Quindi, siamo arrivati a capire cosa significa realmente l'incantesimo "La Crimea è sempre stata russa". Sembra che si tratta non di 150 anni di prigionia nell’Impero Russo (1783-1917), perché in quel caso tali affermazioni riguarderebbero anche gli altri ex colonie, che oggi sono dei Stati indipendenti.
Quindi l’argomento cruciale è l’appartenenza alla Repubblica Sovietica Russa dal 1921 al 1954, cioè solo 33 anni della storia recente!
Sembra che dal crollo dell'Unione Sovietica ai leader russi faceva arrabbiare l’idea che se non ci fosse il 1954, la Crimea sarebbe rimasta in Russia. Così come non sono imbarazzati dal fatto che, se non ci fosse il 1921, farebbe parte di Ucraina, e se non ci fosse il 1783 – la Crimea sarebbe diventata uno stato indipendente con lo 0% della popolazione russa.
E nel 2014 l' arroganza imperiale è scoppiata: il Cremlino ha deciso di occupare in modo brigantesco la Crimea, con menefreghismo verso la legge internazionale, la logica storica e la giustizia.
Come un aneddoto racconto un altro mini-mito russo sulla Crimea, che nel 2014 è stato lanciato personalmente dal presidente russo. Lui ha affermato che "per la Russia, la Crimea ha un significato sacro e che esiste una fonte spirituale della formazione della nazione russa e dello stato", in quanto proprio nella Crimea il principe Volodymyr si è cristianizzato, che poi ha battezzato tutta la Rus.
Il principe Volodymyr si fece cristiano nel 988 ° in Crimea (almeno lo dice la cronaca), e nello stesso anno battezzò il suo stato. Ma era un principe di Kyiv, non di Mosca, e battezzò la Rus di Kyiv, non la Russia. Per quanto riguarda Mosca, la Russia e il gruppo etnico russo in quel momento semplicemente non esistevano. Nelle foreste al posto di Mosca, allora dominarono le tribù ugrofinniche, che solo tra pochi secoli furono assimilati dagli slavi e divennero il nucleo della nazione moderna.
Quindi, di nuovo, assurdità! Tuttavia, un’altra falsità storica viene lanciata nello spazio dell'informazione internazionale. Il calcolo, ovviamente, come sempre, viene fatto sul fatto che nessuno controllerà i fatti nella Wikipedia.
Tuttavia, il mito della "Crimea russa" è stato costruito, sfortunatamente, non solo sulla propaganda falsa e sulle assurde distorsioni della storia. Nel maggio del 1944, Mosca eseguì un'operazione criminale su larga scala volta a svuotare completamente la Crimea dal popolo autoctono e sostituirlo con i russi etnici.
Il regime stalinista accusò della collaborazione con i nazisti che occupavano Crimea nei 1941 - 1944 anni, è esiliò l'intero popolo tartaro di Crimea, e tutti i 191.000 tatari di Crimea, compresi i neonati, in due giorni nelle regioni asiatiche lontano dall'URSS. Il fatto che il Cremlino aveva la necessità della pulizia etnica, e che le accuse di tradimento è solamente una scusa indica il fatto che furono deportati anche le famiglie di 9 mila soldati Tatari della armata rossa, che a quel tempo combattevano al fronte con i nazisti, e poi anche gli stessi soldati. Oltre ai tartari furono deportati anche gli altri gruppi etnici - greci, bulgari e armeni che vivevano nella penisola per secoli e che presumibilmente nessuno li ha accusati per tradimento. Sulla penisola c'erano solo slavi, cioè russi locali e ucraini.
Dopo di questo, iniziò una migrazione di massa di persone dalle campagne russe nella Crimea. Loro si stabilirono in 80.000 case vuote, che rimasero dagli indigeni esportati. Proprio i discendenti di questi colonizzatori russi oggi formano la base di quella parte della popolazione di Crimea, che sostiene l'annessione russa della Crimea e alla libertà della quale piace riferirsi cosi tanto al Cremlino.
Mosca fino all'ultimo ha impedito ai tatari di Crimea di tornare in patria.
Il loro rimpatrio di massa è iniziato già dopo l'indipendenza dell’Ucraina. L'Ucraina stessa ha assunto tutte le spese e le cure necessarie per equipaggiare l'intero popolo. Fino il 2013, 266 mila tatari sono tornati nella loro terra d'origine, che rappresentava il 13,7% della popolazione della penisola.
L'occupazione russa del 2014 è diventata una vera catastrofe nazionale per i tatari di Crimea. Sono sfuggiti dal Gulag, ma il Gulag è tornato da loro nella loro terra di natale. Per questo praticamente tutto il popolo tartaro di Crimea è in opposizione agli invasori russi e rimangono fedeli all’Ucraina. È proprio per questo che i tatari di Crimea sono diventati oggi le principali vittime della persecuzione e della repressione da parte degli invasori. Fino a 25mila tartari furono costretti a lasciare di nuovo la Crimea ed emigrare sulla terraferma d’Ucraina. Il Cremlino ha messo fuori legge il Mejlis, il parlamento nazionale dei tartari di Crimea, i media tartari soffrono dell’oppressione, istruzione, cultura e religione, decine di patrioti gettati in prigione. Così, a dicembre nel 2018, all’ingresso nella Crimea, gli occupanti arrestarono la figura pubblica tartara Edem Bekirov, che voleva visitare sua madre di 78 anni. Bekirov è un disabile grave, ha diabete, una gamba amputata e ha 4 bypass sul cuore dopo l'infarto dello scorso anno. Rimanere in detenzione senza i farmaci necessari e le cure mediche per lui è una condanna a morte. Tuttavia, la "giustizia" russa lo tiene arrestato. E lo accusano di dover presumibilmente consegnare una busta di 15 chili di esplosivo, anche se la sua salute non gli permette di alzare neanche due chilogrammi. Assurdità palese delle accuse, il vantarsi del arbitrarietà legale testimonia che la macchiana reppressiva russa sta cercando di impaurire e demoralizzare i tatari di Crimea.
Va detto, che le vittime della repressione non sono solo i tartari di Crimea. Tutto il mondo già sa il nome del regista illegalmente detenuto, il russo etnico e vero patriota dell’Ucraina Oleh Sentsov, il quale protestava contro l'annessione della Crimea. Volodymyr Baluch, un ucraino etnico, divenne un simbolo di coraggio, gettato dietro le sbarre per aver sollevato la bandiera ucraina sulla sua casa nella Crimea occupata. Come si può vedere, le persone oneste e coraggiose della Crimea protestano e lottano contro il brutale sequestro della loro terra da invasori russi, indipendentemente dalla nazionalità. Le violazioni dei diritti umani e nazionali sulla penisola da parte di Mosca sono state ripetutamente condannate dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni internazionali. Ma sono convinto che la comunità internazionale dovrebbe triplicare gli sforzi per l'immediata liberazione dei prigionieri politici.
Come si vede, l'attuale crimine contro il popolo tataro di Crimea è una continuazione diretta del crimine del 1944, che è entrato nella storia del mondo sotto il nome di "deportazione", questa definizione è usata oggi da tutti gli studiosi, politici e giornalisti. Tuttavia, questo, di per sé, un termine terribile è in realtà un eufemismo politico, che dà un'immagine sbagliata e ammorbidita della realtà. I fatti indicano che il 46,2% dei tatari di Crimea morì durante i primi 4 anni in esilio a causa delle condizioni di vita estremamente difficili. E questa non è solo una deportazione, è un vero genocidio. Grazie alla sostituzione dei concetti di genocidio tataro di Crimea, come una volta anche l’Holodomor ucraino, abbandonato della memoria storica dell'umanità, e dobbiamo ammettere, che questo è un'altra vittoria nero della propaganda sovietica-russa.
Dunque, il mito che “La Crimea è sempre stata russa” è necessario per Mosca anche per preservare i risultati del genocidio dei tatari di Crimea e l'insediamento, al posto loro, dei colonizzatori russi. Questo è anche uno dei principali obiettivi dell'attuale annessione della Crimea.
Così, la a de-occupazione della Crimea e il suo ritorno alla sovranità dell'Ucraina, oltre agli aspetti politici e legali, ha un potente imperativo morale. La comunità internazionale non ha il diritto di consentire che almeno un genocidio è stato “ripagato”, cosi che coloro che l’hanno commesso, avranno raggiunto il loro obbiettivo anche dopo tanti decenni.

di Pavlo Klimkin, Ministro degli Affari Esteri d’Ucraina



Fonte: Pavlo Klimkin, Ministro degli Affari Esteri d’Ucraina