Al Circolo degli Esteri la presentazione del libro di Massimiliano Santoro

12-01-2019 17:39 -

GD - Roma, 12 gen, 19 - Il Circolo degli Esteri ospiterà la presentazione del libro "Terre di libertà - Padroni e schiavi nelle istituzioni politiche di Antico Regime (1685-1848)", di Massimiliano Santoro, edito da Franco Angeli Storie. L'evento è in programma venerdì 18 gennaio, alle ore 19, nella sede del Lungotevere dell’Acqua Acetosa, 42.
Introdurrà il ministro plenipotenziario Luigi Maria Vignali, presidente del Circolo degli Esteri, e ne discuteranno con l'autore il prof. Paolo Carta, ordinario di Storia delle dottrine politiche all’Università di Trento ed Executive dell’Italian Academy alla Columbia University; il prof. Igor Pellicciari, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all'Università di Urbino.
Secondo la definizione della Convenzione delle Nazioni Unite sull’abolizione della schiavitù, possiamo affermare che nel mondo di oggi vi sono almeno 45 milioni di schiavi. Il giro d’affari mondiale connesso con la schiavitù contemporanea è calcolato attorno a 150 miliardi di dollari l’anno e sembra in continua crescita. Senza contare l’indotto, che coinvolge compagnie di trasporto, trafficanti d’armi, interessi politici ed economici trasversali, Governi, industrie che si costituiscono a favore o contro i flussi migratori dei profughi ma che comunque su questo tema
basano le proprie fortune. Ancora oggi l’economia della schiavitù occupa uno spazio centrale nello sviluppo economico e sociale del mondo.
Una partita nella quale le responsabilità sono condivise da paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo, tra potenze occidentali e grandi stati africani, asiatici, americani. Per questa ragione, oggi, come duecento anni fa, l’economia della schiavitù occupa uno spazio centrale nel dibattito culturale, pur non essendo mai sufficientemente affrontata a livello politico. Anche per questa ragione lo studio della schiavitù moderna è un atto dovuto nei confronti dei milioni di esseri umani che nel regime di schiavitù hanno vissuto e vivono ancora oggi.
Il nero e il bianco, la civilizzazione europea e quelle extra europee appaiono sempre più spesso come punti di riferimento obbligati per una dialettica dello sviluppo e della relazione assolutamente attuali. Per questo motivo appare opportuno soffermarci sulla tratta degli schiavi, sulle loro condizioni di vita ma anche sul loro modo di essere, di esprimersi, di pensare.
Ma gli schiavi non sono attori passivi, sono donne e uomini dotati di personalità e di cultura indipendenti. Essi vivono in uno stato di costrizione che, se non è materialmente insopportabile, è inaccettabile dal punto di vista umano e politico. Per questa ragione cercano costantemente di evadere dal regime di schiavitù, sia legalmente, sia attraverso la fuga, la
rivolta, la reazione violenta, lo sciopero della fame, il suicidio. Libertà, proprietà, sicurezza, resistenza all’oppressione sono le parole d’ordine di un’antropologia della modernità che non lascia spazio alla pratica schiavista.


Fonte: Redazione