Farnesina: per diplomatici a riposo taglio a cosiddette 'pensioni d’oro' "è attacco alla nostra dignità"

07-11-2018 09:52 -

GD - Roma, 7 nov. 18 - “Ci sentiamo oggetto di un duplice attacco, ingrato e impudente: sia quello ai trattamenti pensionistici legittimamente conseguiti dopo una vita di lavoro e per i quali abbiamo sempre e regolarmente pagato tutti i relativi contributi previdenziali richiesti, sia quello alla nostra dignità di funzionari pubblici che hanno servito lo Stato, lo hanno rappresentato all’estero, hanno difeso gli interessi dell’ Italia e dei suoi cittadini e compatrioti e che si trovano ora nell’avanzata stagione della loro vita in una situazione obbiettivamente più debole per difendere i propri diritti”. Lo afferma una nota dell’ASSDIPLAR-Associazione Nazionale Diplomatici a riposo "Costantino Nigra” sul tema del taglio alle cosiddette ”pensioni d’oro”.
“E nonostante che il Governo, sotto le spoglie di un’azione condotta all’insegna dell’equità e della legalità, rischia di fomentare in realtà divisioni e odio sociale non esitando a gettare indiscriminato discredito su intere categorie di lavoratori, l’attacco che maggiormente ci colpisce è quello alla nostra dignità", prosegue la nota.
“A quanti all’interno del Governo ci dipingono come privilegiati e profittatori opponiamo l’orgogliosa difesa della nostra dignità e la consapevole rivendicazione delle funzioni che abbiamo svolto nel corso della nostra vita lavorativa. Lo Stato ci ha selezionato attraverso un concorso tra i più difficili, ci ha chiesto di andare a servirlo tanto nelle capitali più prestigiose quanto nelle aree più difficili del pianeta, e spesso in zone attraversate da conflitti, ci ha posto a carico la difesa e la promozione dei suoi interessi, ci ha confidato la tutela di comunità spesso più vaste di quelle di una città o di una regione italiana di medie dimensioni, ci ha affidato la diffusione della nostra lingua e cultura nel mondo, ci ha richiesto di assistere i nostri operatori economici e di tutelarne gli interessi; ha assegnato a noi la salvaguardia del 'marchio Italia'. Il fatto che esponenti della maggioranza governativa di questo stesso Stato dipingano oggi noi,e tanti altri che come noi hanno dato nerbo alla Pubblica Amministrazione del Paese, alla stregua di parassiti che vivono di privilegi usurpati e non di pensioni acquisite in base alle leggi vigenti, ci ferisce profondamente, al tempo stesso in cui qualifica il carattere strumentale di questa presentazione".

“In questi mesi", continua la nota di ASSDIPLAR, "abbiamo assistito ad un balletto di ipotesi punitive per intere categorie di lavoratori e di servitori dello Stato. Sotto il falso pretesto di un provvedimento legislativo ipocritamente e populisticamente definito ‘contributo di solidarietà’, che peraltro presenterebbe fondati e gravi vizi di incostituzionalità e sarebbe in contrasto con lo spirito ed il dettato della sentenza della stessa Corte Costituzionale in merito ai ricorsi avverso il precedente ‘contributo di solidarietà’ del 2016, si parla ora di applicare un taglio immotivatamente di gran lunga superiore per importo e durata a qualunque analoga misura assunta in precedenza. Allontanandosi anche in questo dai parametri di legittimità fissati dalla Corte Costituzionale a carico di pensioni legittime che hanno il solo torto di essere di un ammontare al di sopra di un’asticella arbitrariamente fissata e che già da anni ormai forniscono mensilmente un consistente contributo alle casse dello Stato ed alla comunità nazionale in quanto ad esse non si applica l’adeguamento periodico al costo della vita".
“Se ancora c’è un 'giudice a Berlino', dirà della legittimità di questa misura o di qualunque altra simile sarà prescelta. Ma la distorta e mortificante valutazione su ruolo e dignità della diplomazia italiana, ed in genere della funzione pubblica", conclude la nota dei diplomatici a riposo, "va respinta con forza e marcherà comunque la nostra distanza da quanti si rendono responsabili di rappresentazioni delegittimanti ed ingiuste, che rischiano di minare le motivazioni di quanti, in futuro, vorranno servire lo Stato come abbiamo fatto noi”.


Fonte: Carlo Rebecchi