In aumento il numero degli studenti italiani che studia il cinese

24-10-2018 11:19 -

GD - Roma, 24 ott. 18 - La lingua cinese si sta consolidando nella cultura italiana come sintomo non solo delle ottime relazioni culturali ma anche dell'interesse per le prospettive pure economiche che il Paese orientale riserva per la Penisola. La scuola italiana, insomma, si sta attrezzando per intraprendere una "scalata alla Grande Muraglia". In base alle ultime rilevazioni effettuate dall'Osservatorio nazionale sull'internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca promosso dalla Fondazione Intercultura emerge che nel 2017 sono 279 gli istituti su tutto il territorio nazionale che hanno attivato l'insegnamento del cinese (l'8% del totale delle nostre scuole superiori), con il coinvolgimento di circa 17.500 studenti di scuole superiori. I dati emergono dal Rapporto italiani nel mondo 2018 della Fondazione Migrantes.
L'8% delle scuole rappresenta certamente un numero di nicchia, ma diversi indicatori fanno immaginare che si tratti di un numero destinato a crescere, dato che un campione rappresentativo di 501 giovani tra i 14 e i 19 anni interpellato nell'ambito della ricerca La nuova via della Cina, lo studio del cinese in Italia, realizzata da Fondazione Intercultura nel 2017, menziona il cinese al secondo posto tra le lingue considerate come "strumento fondamentale per il proprio successo futuro" (dopo l'inglese e prima di spagnolo e tedesco).
Le scuole più attive nell'insegnamento del cinese sono gli istituti di istruzione superiore (74%), mentre dal punto di vista geografico vi è una maggiore concentrazione, rispetto alla presenza delle scuole sul territorio, nel Nord-Ovest (28% di istituti attivi, rispetto a un universo scuole del 20%).
Parallelamente, aumenta il numero di studenti delle scuole superiori di secondo grado che decidono di trascorrere un anno scolastico in Cina. Tra il 2003 e il 2015 sono infatti partiti per questo immenso Paese asiatico con Intercultura circa 500 studenti. All'avvio del programma il numero di partecipanti era molto limitato (l'81% e' infatti partito dopo il 2008) mentre i numeri degli ultimi anni indicano una decisa accelerazione. Inoltre, da un approfondimento realizzato dalla Fondazione Intercultura su un campione di 112 ex partecipanti ai programmi in Cina partiti dal 2002 fino al 2017 (età media attuale degli intervistati 21 anni) sono emerse alcune differenze tra coloro che hanno trascorso i mesi di mobilita' in Europa o in paesi anglofoni e chi si è spinto fino alla terra del Dragone.
Gli studenti che sono andati in Cina provengono, quasi esclusivamente, dai licei (92%, 5% in più rispetto al totale degli ex-partecipanti per tutte le destinazioni) e sono prevalentemente del Nord (60%) e del Centro Italia (21%, +6% rispetto al totale). In generale si tratta di studenti brillanti (27% laureati, 45% studenti universitari), che ambiscono anche a titoli post laurea (l'8% ha già conseguito un master, il 12% sta conducendo studi post-laurea).
Oltre la metà dei laureati/studenti universitari (53%) si considera tra i migliori del proprio corso, soprattutto chi ha già conseguito la laurea (circa 2 su 3). Solo il 4% non ha proseguito gli studi dopo le scuole secondarie di secondo grado. Questi ex partecipanti al programma in Cina sanno bene cosa vuol dire essere "cittadini del mondo": conoscono una terza lingua oltre all'inglese e al cinese (per il 62% un'altra lingua europea, soprattutto spagnolo o francese, 37%) e sono decisamente soddisfatti della vita che conducono (94%).
In ultima analisi, la Cina attrae sempre più adolescenti italiani e gli studenti che hanno trascorso un anno scolastico in Cina intraprendono di norma un percorso di successo, rafforzato dalla significativa esperienza interculturale vissuta e proiettato verso le numerose opportunità professionali connesse alla conoscenza della lingua e della cultura cinese.


Fonte: Redazione