C’è una soluzione per fermare l'invasione dell'Ucraina?

11-01-2023 14:24 -

GD – Roma, 11 gen. 23 - Da molti mesi sentiamo parlare opinionisti, esperti di geopolitica, osservatori militari e politici su cosa si dovrebbe fare per fermare la guerra in Ucraina. Alcuni dicono che gli ucraini dovrebbero semplicemente accettare il fatto che la Russia ha occupato parte del loro territorio e, quindi, “rinunciare” ad un quinto del loro Paese per cederlo all’invasore; altri dicono che non si può accettare in alcun modo il principio secondo il quale uno Stato invade un altro Stato per annettere una parte del suo territorio. In effetti, la seconda affermazione sembra molto più lucida rispetto alla semplice accettazione dello stato dei fatti che vuole proporre la Russia. Cosa faremmo nel caso in cui ad, esempio, l’Albania decidesse un giorno di annettere la Macedonia? O peggio ancora, nel caso in cui la Serbia invadesse il Kosovo?
Accettando l’annessione della Russia di una parte del territorio ucraino si creerebbe un precedente che potrebbe avere conseguenze finora inesplorate. La realtà è che dopo dieci mesi di guerra, con centinaia di migliaia di morti, danni immensi nel Paese aggredito dai russi, deliberazioni da varie fonti più o meno autorevoli e contemplazione dello stato dei fatti da parte di quei soggetti preposti a garantire la pace nel mondo, risulta evidente a tutte le persone di buon senso che l'unica soluzione per fermare la guerra tra Russia e Ucraina sia la rimozione di Putin dal potere.
È Putin che ha iniziato questa folle guerra. È Putin, che ha continuato questa assurda carneficina per undici mesi. È Putin che si è impegnato a portare questa guerra all'apoteosi distruttiva non solo delle infrastrutture e delle città ucraine, ma della stessa esistenza futura della Russia che dovrà ripagare, prima o poi, i danni di questa assurda follia.
Putin ha affermato in più occasioni di ritenere che il crollo dell'Unione Sovietica sia stata una catastrofe geopolitica, lasciando chiaramente trasparire le sue intenzioni di volere in qualche modo invertire in modo egemonico il corso della storia, come se questo fosse possibile.
Sappiamo anche che l'Ucraina era uno degli ex Stati satellite dell’Unione Sovietica, che è stato accusato dai “nostalgici più irriducibili” di aver guidato la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Si ricorda che Gorbaciov era stato arrestato in Crimea nel 1991 e che questo aveva innescato gli eventi che alla fine hanno portato al crollo dell'Unione Sovietica.
Putin non fa mistero di sentire come sua missione nella vita quella di ricostruire il vecchio Impero sovietico. Questo è confermato, nei 21 anni che Putin è stato al potere, dalle numerose invasioni di Paesi sovrani confinanti: Azerbaijan, Cecenia, Georgia e Ucraina.
Putin ha provato, come ultima istanza, a stabilire le condizioni della Russia per poter avviare i negoziati di pace con l'Ucraina. Condizioni ovviamente inaccettabili sia per l’Ucraina, che non ha alcuna intenzione di cedere altre parti del suo territorio ai vari separatisti di turno, sia per la comunità internazionale che non può assolutamente accettare che la guerra diventi uno strumento per risolvere questioni di indipendenza territoriale reclamate da una parte, più o meno ampia, della popolazione di un Paese.
Putin fa finta di non sapere, ovvero prova ad ignorare, che le condizioni da lui poste non saranno mai accettate dall'Ucraina. Questo dimostra in modo inequivocabile che Putin non ha alcuna reale intenzione di negoziare un compromesso con l'Ucraina.
Dopo aver esaminato quello che sta accadendo, anche alla luce di quello che è successo nel passato recente, si arriva alla conclusione che l'unico modo per concludere questa assurda guerra è che Putin si tolga di mezzo (o che qualcuno lo tolga di mezzo!).
Putin e tutta quella schiera di oligarchi approfittatori nostalgici nazionalisti che ruotano intorno a lui, inclusi i vertici della Chiesa Ortodossa, dovranno essere rimossi dalle posizioni di vertice e sostituiti per scelta popolare, o con un colpo di Stato, per poter finalmente porre fine a questa follia che, nel corso dei 21 anni di Putin al potere, è cresciuta esponenzialmente fino a raggiungere il terribile epilogo che purtroppo stiamo vedendo in Ucraina.
A monito di quelli che spesso, in modo molto superficiale, richiamano l’esigenza di avere “l’uomo forte al comando” come unica opzione per risolvere i problemi delle nazioni, portiamo ad esempio l'esperienza russa che prova empiricamente che l’uomo solo al comando non è mai un bene per una nazione, né per il mondo intero.

Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale

Fonte: Ciro Maddaloni