Odessa: rimozione statua Caterina la Grande, non c’è posto in storia ucraina per chi non è cosacco

30-12-2022 15:35 -

GD – Odessa, 30 dic. 22 - Amo molto la città di Odessa, dove abito da 5 anni, e appoggio la valorosa difesa degli Ucraini contro l’invasione russa. Devo però confessare che la scelta di rimuovere le statue dei personaggi storici di Odessa, legati al suo passato imperiale, mi ha molto demoralizzato. Sono preoccupato per questa scelta autolesionista, da un punto di vista culturale.
Nei mesi scorsi avevo scritto qualche articolo per dire che un Paese ricco di storia e cultura non può rimuovere pezzi del proprio passato. In Italia abbiamo a Trieste una statua dell’Imperatrice Sissi, nonostante ci siano stati 680 mila caduti italiani nella prima guerra mondiale contro gli austriaci. Di fronte al Duomo di Milano abbiamo una statua equestre di Vittorio Emanuele II, anche se l’Italia non è più una monarchia.
Purtroppo molti Ucraini, soprattutto quelli che non abitano a Odessa, hanno voluto rimuovere la statua di Caterina la Grande per attaccare un simbolo dell’oppressione dell’impero russo. La zarina, che non era russa ma tedesca di nascita, è colpevole di aver cancellato la forma di autonomia statuale dei cosacchi, di cui godevano anche quando l’Ucraina era dominata dal Regno di Polonia.
Possiamo biasimare il fatto che un’imperatrice abbia voluto centralizzare il potere, anche se questo è un vizio innato di monarchie e repubbliche (basta guardare alla Francia). Ma Caterina II è stata anche una figura emblematica del Secolo dei Lumi e un esempio di donna al potere al livello di Elisabetta d’Inghilterra (anche lei piuttosto cattiva verso l’autonomia scozzese).
Caterina è stata la fondatrice di Odessa. Fu lei a decidere la costruzione di un porto nella baia dominata da un villaggio tataro con una fortezza turca chiamato Khadjibey. E fu influenzata dal suo ammiraglio e amante José de Ribas, un nobile napoletano venuto nell’impero Russo in cerca di avventura, che le suggerì il suo bel nome preso dal nome greco di Ulisse (Odysseus). Inoltre, senza i generosi fondi mandati da S.Pietroburgo per la costruzione del porto, la città sarebbe rimasta un piccolo villaggio e non quella affascinante Praga sul mare, abbellita da architetti italiani, che è oggi.
Ma il merito più grande di Caterina fu quello di attrarre da tutta Europa quel capitale umano necessario per costruire una città dinamica e cosmopolita. Quindi, Odessa fu costruita da italiani, tedeschi, francesi, greci, polacchi, armeni e molti ebrei, attratti dalla città più tollerante dell’impero.
Oggi sentiamo dire dai ferventi sostenitori della rimozione dell’odiata statua che non è vero che fu Caterina a fondare la città, bensì i cosacchi ucraini. Una nuova narrazione storica un po’ sempliciotta, se si pensa che i cosacchi erano tribù dedite all’allevamento e alla caccia, e non avevano né tradizioni marinare, né ingegneristiche, tali da costruire porti e navi.
Questa smania di falsificazione storica nasce naturalmente dal conflitto con la Russia. In guerra si attaccano i simboli del nemico. Durante la grande guerra i reali inglesi cambiarono il cognome tedesco da Battemberg in Windsor.
Però, c’è un grande pericolo in questa foga distruttrice dei simboli russi: la creazione di uno standard politicamente corretto che cancella le altre tradizioni storiche dell’Ucraina. L’esaltazione di cosacchi, come popolo di uomini liberi e coraggiosi, è certamente ispirante in questi tempi di guerra. Ma questo standard non si applica alla storia delle altre regioni dell’Ucraina. Per esempio, la migrazione dei normanni o vichinghi che contribuirono alla nascita della potenza di Kiev. La regione di Leopoli, culla della lingua ucraina, fu dominata per secoli prima dalla Polonia e poi dall’impero asburgico. E Odessa non è stata solo un melting pot di nazionalità europee, ma ha portato in dote all’Ucraina una tradizione marinara che storicamente non aveva.
L’epopea dei cosacchi, come punto di riferimento della nuova storia ucraina, spinge verso una cancellazione della storia, o cancel culture, in cui proprio i Sovietici erano campioni. Furono infatti i bolscevichi a rimuovere per la prima volta la statua di Caterina, quando conquistarono Odessa, e la storiografia sovietica ha censurato il ruolo dei coloni europei nella fondazione della città. I comunisti non accettavano una storia alternativa alla loro verità politica. Un vizio che si ripete anche oggi.
Se questa è la tendenza scelta dalla cultura ufficiale ucraina, allora possiamo redigere un breve elenco di altre statue di Odessa da rimuovere prossimamente:
· Duca di Richelieu, aristocratico francese pronipote del famoso Cardinale Richelieu dei Tre Moschettieri, fu un amatissimo sindaco di Odessa. La sua statua è la più fotografata delle città e si trova in cima alla famosa scalinata Potemkin. Peccato che lui era anche un ufficiale dell’esercito imperiale russo ed era il capo dell’amministrazione zarista della città.
· Isaac Babel, il più importante scrittore di Odessa, è il massimo esponente del ricco filone della letteratura ebraica della città. La sua statua è nel centro storico, di fronte alla sua vecchia casa. Peccato che scriveva in russo, la lingua del nemico, e aveva partecipato alla guerra civile russa dalla parte di Bolscevichi. Oggi, non c’è posto per i suoi libri nella letteratura ufficiale ucraina.
· Aleksandr Pushkin, il poeta più celebre della letteratura russa. Visse a Odessa un periodo felice, ricco di molte amanti, quando era a domicilio forzato per l’accusa di cospirazione contro il sistema zarista. Scrisse belle pagine su Odessa e gli Odessiti vollero erigere con una sottoscrizione pubblica un suo busto di fronte al consiglio comunale.
· Principe Voronzoff, governatore della regione di Odessa, eroe della guerra contro Napoleone e grande filantropo. Donò gran parte del suo patrimonio per il bene degli Odessiti. La sua statua è nel parco della cattedrale ortodossa. Fu lui a chiedere all’architetto italiano Francesco Boffo di realizzare la monumentale scalinata in onore della sua colta moglie (molto amica di Pushkin, forse troppo). Senza di lui oggi la città non avrebbe il suo monumento più iconico.
Quindi, bisognerà rimuovere non solo tutte queste statue dei personaggi più famosi di Odessa, ma si dovrebbe anche distruggere la famosa scalinata. Come minimo si dovrebbe togliere quel fastidioso nome “Potemkin”, che ricorda l’ammutinamento della famosa corazzata e il celeberrimo film di Ejzenstejn. Peccato che, né i marinai, né Ejznstejn erano cosacchi. Quindi non c’è posto per loro nella nuova storia ucraina. E, infine, perché non cambiare il nome di Odessa, voluto espressamente al femminile da una zarina femminista, e riportarlo all’antico nome di Khadjibey?

Ugo Poletti
Editor-in-Chief “The Odessa Journal”


Fonte: Ugo Poletti da Odessa