Argentina: amb. Ferrari, "impegnati a superare i danni del populismo"

01-10-2018 08:25 -

GD - Roma, 1 ott. 18 - Non è un momento facile, per l´Argentina. Il Paese, di nuovo in piena crisi economica, ha ottenuto dal Fondo monetario internazionale (FMI) un pacchetto di aiuti del valore di 57,1 miliardi di dollari, ma a condizioni da "lacrime e sangue", da forti tagli alla spesa pubblica all´impegno a riportare il bilancio in pareggio nel 2019. Questo a meno di un anno e mezzo dalle nuove elezioni presidenziali. Il GIORNALE DIPLOMATICO ne ha parlato con l´ambasciatore argentino in Italia, Tomas Ferrari.
GD - Tre anni fa, il presidente Mauricio Macri ha avviato appena eletto un programma di riforme. Come mai questa nuova crisi? Siamo di nuovo al livello di quella, drammatica, del 2002?
R.: "No. Quella attuale è un crisi finanziaria, e fortunatamente non ha nulla a che vedere con quella di sedici anni fa. Ed è una crisi finanziaria perché, di colpo, sono venuti a mancare i soldi per portare avanti le riforme. Giunto alla Casa Rosada, il presidente Macri ha dovuto fare i conti con i danni provocati da dodici anni di populismo. Una economia ferma, il debito pubblico fuori controllo. Per riportare tutto ad una situazione di normalità sarebbero serviti tempo e soldi, che però non c´erano: le casse dello Stato erano vuote. Il populismo costa".
GD - Eppure le riforme sono state avviate...
R.: "Certo, perché erano indispensabili. Il presidente Macri ha pensato: se facciamo tutto subito, per il Paese sarà uno shock fortissimo, una vera macelleria sociale. Allora ha scelto di fare le riforme in due tre anni, per gradi. Però, dopo un buon inizio, tutto si è fermato di colpo. Gli investitori se ne sono andati, il peso si è svalutato, l´inflazione è salita alle stelle. Tutto questo per un insieme di concause, l´aumento dei tassi di interesse decisi dalla FED, la crisi della Turchia, le tensioni collegate alla questione dei
GD -Viste le condizioni poste dal FMI per concedere il prestito, le lacrime e sangue sono state soltanto rinviate.
R.: "L´attuazione delle riforme, anche per i tempi strettissimi che ci sono stati imposti, sarà purtroppo più dolorosa di quanto sarebbe con il cammino graduale che era stato scelto da Macri. Nonostante i sacrifici richiesti alla gente, il presidente può però vincere le elezioni in programma alla fine del 2019. Il punto è che per questo si realizzi l´economia deve ripartire, l´inflazione scendere, il peso stabilizzarsi. Stiamo lavorando per questo e pensiamo di poter avere risultati positivi anche in meno di un anno".
GD - Qual è l´atteggiamento internazionale nei confronti di questa nuova crisi argentina?
R.: "Registriamo tanta solidarietà. Tutti ci stanno aiutando: Fondo monetario, Europa, Stati Uniti, Italia, Francia, Germania e così via. Vede: in molti paesi dell´America Latina - Venezuela, Brasile, Messico solo per citarne alcuni, c´è incertezza sulle prospettive politiche. Questo preoccupa molto. Il presidente Macri potrà anche aver sbagliato nello scegliere i tempi delle riforme ma è garanzia di buon governo contro il rischio del ritorno di populismo, sovranismo, peronismo".

di Carlo Rebecchi


Fonte: Carlo Rebecchi