Cina: ICCF, per Made in Italy è il momento per tornare

29-07-2022 15:12 -

GD - Milano, 29 lug. 22 – Una importante occasione di incontro e confronto con l’ambasciatore d’Italia in Cina, Luca Ferrari, è stata organizzata a Milano dall’Italy China Council Foundation ICCF. Per oltre un’ora e mezza, alla presenza del presidente dell’ICCF, Mario Boselli, e della vicepresidente di Assolombarda, Veronica Squinzi, il responsabile della diplomazia italiana in Cina ha dialogato con un centinaio di imprenditori, tutti Soci ICCF, che hanno riempito la platea della sala Camerana in Assolombarda. Lo riferisce una nota di ICCF.
Nel suo intervento introduttivo, l’amb. Ferrari ha fatto il punto sullo stato attuale dell’economia cinese, sui punti di forza e sulle criticità, oltre che sulle opportunità per il nostro Paese. In un momento storico in cui le esportazioni italiane in Cina registrano un lieve calo, il dato positivo arriva dalle importazioni, salite al 56% nei primi cinque mesi del 2022 a/a, segno evidente della ripresa dell’economia italiana. Il diplomatico ha sottolineato comunque che negli ultimi anni le nostre esportazioni sono state sostenute dall’ottima prestazione dei principali comparti di specializzazione dell’economia italiana, le 4 A: agroalimentare, abbigliamento, arredamento e automazione industriale.
In attivo anche gli investimenti italiani in Cina con un valore di oltre 11 miliardi di euro contro i 5 miliardi di investimenti cinesi in Italia. Le 1400 aziende italiane in Cina, i 270 gruppi cinesi e i 162 di Hong Kong che lavorano in Italia sono numeri significativi se si considerano – ha sottolineato l’Ambasciatore – “le prospettive di grandezza che Pechino ha di fronte a sé: entro la prossima decade, il peso dell’economia cinese sul Pil mondiale passerà dal 18/20% attuale al 30% circa, e quello dell’Asia dal 45% al 60% nel 2030. Il futuro sarà, verosimilmente, molto asiatico”.
La Cina resta per l’Italia, conferma Ferrari, “un immenso mercato che ha mostrato e continuerà a mostrare consistenti ritmi di sviluppo e di innovazione, dai quali scaturirà una domanda sempre più vivace di prodotti di qualità e di eccellenze tecnologiche, in cui le imprese italiane sono fortemente specializzate”.
Allo stesso tempo, per la Cina, l’Italia rappresenta la porta d’ingresso naturale per accedere al mercato europeo e soprattutto una fonte di competenze. “Un’economia in crescita come quella cinese avrà sempre bisogno del know-how italiano a condizione che le nostre imprese riescano a mantenere quella superiorità tecnologica che è il fulcro della nostra capacità di esportare”, ha precisato.
La Cina continua ad offrire alle aziende un pacchetto estremamente attraente: infrastrutture, agevolazioni, un tessuto imprenditoriale ricco di una miriade di fornitori e subfornitori, un mercato enorme. Anche se le sfide per un investitore in quel Paese restano significative: normative, problemi di accesso al mercato, mancanza di parità di condizioni con le imprese pubbliche cinesi e l’estrema difficoltà di accedere ai bandi di alcuni settori del blocco pubblico.
L’amb. Luca Ferrari ha poi dedicato una parte del suo discorso alle sfide per la Cina nel breve e medio termine: la questione demografica, la transizione energetica, l’incremento dei consumi e l’isolamento indotto dalla mobilità estremamente ridotta tra la Cina e il resto del mondo. Se da parte cinese sono state previste una serie di misure molto ampie volte a limitare l’impatto della politica Zero Covid sulla mobilità “allo stesso tempo però bisogna fare di più per ricostituire quel flusso di persone, idee, di cui tanto hanno beneficiato sia la Cina che l’Italia che l’Europa
– ha detto Ferrari –. La mancanza di visite politiche, di delegazioni imprenditoriali, di flussi di studenti, e più in generale degli scambi people-to-people, è alla base di incomprensioni e malintesi che potrebbero altrimenti essere facilmente evitati, oltre che naturalmente la causa di minori investimenti e trasferimenti tecnologici. Se questa situazione dovesse protrarsi nel tempo”, ha aggiunto, “non escludo che possa avere ripercussioni negative anche sulla crescita dell’economia cinese nel medio periodo”.
Numerose le domande scaturite da un pubblico partecipe e attento, che si è concentrato sui temi che stanno a cuore oggi a chi con la Cina ha interagito e vuol continuare a interagire: gli effetti della lotta al Covid in Cina, la ripresa dei collegamenti aerei con Pechino, il futuro dell’economia cinese dopo il Congresso di ottobre, le politiche energetiche e ambientali, i casi Hong Kong e Taiwan, gli investimenti e le modalità con cui una impresa oggi può tornare a lavorare in Cina.
Nonostante non siano mancate le analisi delle difficoltà oggettive di questo momento storico, l’amb. Ferrari ha voluto chiudere il suo incontro milanese con un appello positivo, dichiarandosi convinto che “la Cina si aprirà progressivamente sempre di più nei mesi a venire”.
“Questo incontro è stato una occasione importante non solo per confermare i rapporti particolarmente buoni tra le istituzioni italiane, e in particolare la nostra Ambasciata a Pechino, e la neonata Italy China Council Foundation, ma anche per rinforzare la nostra volontà di collaborare con sempre maggior impegno e fornire un supporto migliore ai nostri associati”, ha dichiarato Mario Boselli, presidente dell’Italy China Council Foundation. “Nonostante i difficili momenti che abbiamo vissuto e di cui ancora sopportiamo le conseguenze, è giunto il momento per gli imprenditori italiani di prepararsi a tornare in Cina e in questo percorso, che necessita anche di informazione e formazione, noi ci siamo, a disposizione del Sistema Italia”, ha concluso Boselli.


Fonte: Redazione