Lo stallo politico in Libia e il rischio di nuove frammentazioni

11-06-2022 14:09 -

GD – Roma, 11 giu. 22 - Le elezioni per formare il nuovo governo della Libia avrebbero dovuto tenersi il 24 dicembre scorso. Tuttavia, complice le difficoltà relative alla scelta di candidati (tra i quali figurava anche il figlio dell'ex dittatore Gheddafi) che potessero essere condivisi dai due Governi che si contendono lo Stato libico, uno con sede a Tripoli e l'altro a Tobruk, queste sono state rinviate a data da destinarsi. Il rinvio delle elezioni è stato sancito il 21 dicembre 2021, quando l'Alta Commissione Elettorale Nazionale Libica ha ordinato lo scioglimento dei comitati elettorali, con la conseguente interruzione dei preparativi per le votazioni che si sarebbero dovute tenere il 24 dicembre. Da allora vi è stato il tentativo di costruire una nuova roadmap che permettesse di individuare una nuova data per le elezioni, ma trascorsi quasi sei mesi non ci sono stati progressi tali da assicurare una data certa.
Ad acuire le tensioni tra i due schieramenti, lo scorso 17 maggio vi sono stati scontri armati a Tripoli, dove Fathi Bashaga, primo ministro nominato dal Governo di Tobruk e fedele ad Haftar, aveva tentato di insediarsi con la finalità di iniziare l'attività dell'Esecutivo. A tale tentativo le forze armate fedeli ad Abdul Hamid Dbeibah, primo ministro del Governo di unità nazionale riconosciuto anche dalle Nazioni Unite, hanno risposto violentemente, costringendo il primo ministro nominato da Haftar a ritirarsi. Tale schermaglia ha mostrato come la tensione tra le due forze non si sia mai allentata. Giunti a questo punto, anche l'immobilismo politico del Paese rischia di generare una nuova frattura.
Nessuna delle parti coinvolte sembra voler rinunciare alla propria autorità, avendo chiarito più volte Dbeibah che intenderà svolgere la sua funzione di primo ministro fino a quando non sarà possibile procedere a regolari elezioni.
In attesa di comprendere quando si terranno le elezioni, l'ONU insiste affinché si trovi una soluzione pacifica al più presto. Alcuni Stati, inoltre, si sono attivati concretamente per consentire ai due schieramenti di incontrarsi e discutere, mettendosi a disposizione come luoghi terzi dove organizzare i summit. In particolare, in Spagna la Commissione Militare Congiunta della Libia si è incontrata a fine maggio, dopo che ad aprile i rappresentanti di Haftar avevano deciso di non partecipare più ai lavori. A Il Cairo, invece, a fine maggio si è incontrata la Commissione congiunta della Camera dei Rappresentanti (relativa allo schieramento di Tobruk) e dell'Alto Consiglio di Stato (relativo allo schieramento di Tripoli). Sempre a Il Cairo è previsto che vi siano nuovi incontri a partire da oggi, 11 giugno.
Inoltre, in occasione dell'incontro internazionale sull'ambiente Stockholm +50, tenutosi i primi giorni di giugno, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha avuto modo di incontrare Mohammed Menfi, presidente del Consiglio Presidenziale nell'Esecutivo di transizione libico. Ciò ha rappresentato un'occasione ulteriore dove evidenziare nuovamente l'attività di mediazione svolta dall'ONU in relazione alla crisi libica.
La transizione democratica della Libia risulta, quindi, essere un percorso decisamente difficile, ma il fatto che le forze coinvolte stiano tentando di cooperare, al fine di garantire al più presto delle elezioni, permette di sperare che queste possano svolgersi al più presto. La situazione resta ugualmente molto complessa, soprattutto dopo gli scontri avvenuti a Tripoli il 17 maggio. In quell'occasione Borrell, Alto Rappresentante dell'UE, si era espresso manifestando un'evidente preoccupazione.
Nella situazione libica attuale, il rischio più grande è che le tensioni si acuiscano nuovamente e compromettano i lavori che sono stati fatti dopo il “cessate il fuoco” del 2020. Tale eventualità vedrebbe nuovamente i due schieramenti contendersi un Paese devastato da un conflitto pressoché permanente a partire dal 2011. La Libia è un Paese che potrebbe avere un ruolo centrale nell'equilibrio politico del Nord-Africa, il fatto che da un decennio viva nell'instabilità rende imprevedibile la valutazione di qualsiasi scenario futuro.

A cura di Alessandro Micalef
Mondo Internazionale Post


Fonte: Mondo Internazionale Post