ONU: discussione su limite utilizzo potere di veto Consiglio di Sicurezza

11-05-2022 18:35 -

GD - Roma, 11 mag. 22 - Dalla sua nascita, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU vota secondo un meccanismo di maggioranza qualificata. Per adottare le delibere occorrono 9/15 voti, i quali devono includere il voto positivo di ciascuno dei membri permanenti. Di conseguenza, questi ultimi hanno anche il potere di veto. Un diritto molto influente, che spesso ha cambiato le sorti della storia, in quanto permette loro di bloccare la disposizione. Normalmente tale diritto riflette l'interesse dello stato che lo esprime piuttosto che quello della comunità internazionale; infatti, più volte è stata messa in discussione la democraticità del Consiglio di Sicurezza.
Da sempre le varie proposte di mettere dei vincoli a questo sistema sono state bloccate sul nascere. Ad oggi sembra esserci uno spiraglio di speranza per un cambiamento. I 193 membri dell'Assemblea Generale hanno approvato una risoluzione che richiede ai 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza di giustificare il loro uso del potere di veto. Questa stabilisce l'obbligo di convocare una sessione straordinaria dell'Assemblea Generale entro dieci giorni dal veto espresso, per avviare un dibattito sulla situazione. La risoluzione, proposta più di due anni fa e congelata a causa del Covid, è stata promossa dal Liechtenstein e successivamente sostenuta da altri 83 paesi, tra cui gli Stati Uniti, il Regno Unito e l'Italia assieme a tutti i membri dell'UE.
Una mozione nata per la “crescente preoccupazione” di vedere il Consiglio di Sicurezza in evidente difficoltà a svolgere il suo compito in sintonia con la Carta delle Nazioni Unite, di cui, secondo l'ambasciatore Wenaweser “l'uso del veto è la più ovvia espressione”. Quest'ultimo ha introdotto la mozione sottolineando come con “il potere di veto viene meno la responsabilità di lavorare per conseguire gli obiettivi ed i principi della Carta dell'ONU, in tutti i momenti”.
Lo stesso Segretario Generale dell'ONU, Antonio Guterres, ha affermato come il veto sia stato “utilizzato troppe volte a sproposito”, mentre ne andrebbe fatto un “uso moderato” per evitare uno scontro fra i membri permanenti. La verità nelle parole di Guterres si può riscontrare nella realtà. L'Unione Sovietica, nel 1946, utilizzò il veto per una risoluzione su Siria e Libano e da allora Mosca lo ha usato 143 volte. Quasi il doppio rispetto agli 86 espressi dagli Stati Uniti.
Bisogna osservare, però, come la sua approvazione ha ricevuto una spinta decisiva con la guerra russo-ucraina. Soprattutto di fronte a scenari come quello del 26 febbraio, dove, a seguito dell'invasione russa in Ucraina, il Consiglio non ha trovato unità nell'approvare una risoluzione; o del 5 aprile, quando non è stato in grado di condannare in modo formale i massacri russi nella città ucraina di Bucha.
Il testo non è stato appoggiato da Russia e Cina e ha scatenato due reazioni differenti. Da un lato c'è chi, come i diplomatici russi, sostiene che l'iniziativa dividerà ulteriormente le “Nazioni Unite”. Soprattutto non crede alla coincidenza dell'approvazione della risoluzione con la paralisi del Consiglio di Sicurezza per fermare l'invasione russa, a causa del veto di Putin. Dall'altra, chi, come Wenaweser, ritiene che la misura “rafforzerà il ruolo delle Nazioni Unite” e sottolinea che “creerà una nuova procedura, ma non è assolutamente contro nessuno e non è diretta alla Russia”. Sicuramente la crisi ucraina sta accelerando l'avvenire della storia, ma non bisogna sottovalutare l'inefficacia del Consiglio di Sicurezza.
In teoria questo organismo avrebbe il potere di emettere il cessate il fuoco, di inviare missioni di peacekeeping, di decidere sanzioni economiche e l'embargo sulle armi. Di fatto, dalla sua istituzione nel 1945, non è mai stato in grado di farlo quando uno dei 5 membri permanenti era coinvolto.
La misura vorrebbe far pagare ai cinque grandi “un prezzo politico più alto” per l'utilizzo del potere di veto. Proprio per questo non è sicuro se questa risoluzione avrà effetti concreti. I 5 membri permanenti potrebbero architettare vie di azione differenti, ad esempio con testi controversi, per innescare una discussione internazionale. La speranza che si realizzi deve fare i conti con un testo che non è vincolante e, sulla base di ciò, nessun paese è obbligato a dover spiegare la propria posizione. Tuttavia, il rifiutarsi di farlo non sarà visto positivamente dalla comunità internazionale. Si tratta pertanto di un'iniziativa volta a evitare la paralisi del Consiglio di Sicurezza, cercando di rendere l'Onu efficace sul terreno e non più solo sulla carta.

A cura di Sofia Termentini
Mondo Internazionale Post


Fonte: Sofia Termentini