Più facile che si continui ad alzare la posta, per poi arrivare ad un compromesso di cui a farne le spese sarebbero solo l’Ucraina, magari con la cessione definitiva della Crimea, e gli europei con il caro bollette ed un nuovo membro UE da ricostruire da zero.
D’altronde quei 140 mila russi stanziati al confine e armati fino ai denti fanno paura, ma non va dimenticato che già oggi la Russia è circondata dalle forze NATO e americane, e che Biden ha inviato in questi giorni militari in Polonia e aerei che giorno e notte volano lungo il confine russo.
La posizione della Russia continua ad essere quella espressa dal ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov, il quale è tornato a ribadire che, in barba a quanto era stato stabilito, uno ad uno i Paesi europei dell’orbita ex sovietica sono passati alla NATO, e che quindi la “sua linea di difesa si sposta sempre più a est, arrivando oggi all’Ucraina”. Incontrando il mese scorso il collega statunitense Antony Blinken, Lavrov ha chiesto il ritiro delle truppe della NATO e di ogni armamento dalla Bulgaria e dalla Romania per tornare alla situazione del 1997, quando i due Paesi non partecipavano all’Alleanza Atlantica. E ovviamente il riconoscimento dello statuto autonomistico di Lugansk e Donesk, anche perché Kiev non ha atteso agli impegni presi nel 2014 con il trattato di Minsk sotto l’egida dell’OSCE (“Quartetto Normandia”).
Da qui l’incompatibilità delle posizioni, il braccio di ferro tra Russia e occidente e il fallimento di Emmanuel Macron, che ha cercato di acquisire peso incontrando Vladimir Putin per poi passare come il salvatore della pace. Ma anche il fallimento dell’ora di telefonata di Biden con Putin, con il primo che è tornato a minacciare che “se la Russia invaderà l’Ucraina la pagherà cara”, ed il secondo che l'ha accusato di “isteria”, pur dicendosi disponibile a mantenere aperta la porta del dialogo. Dischi rotti.
Lavrov è invece tornato a parlare con Blinken: secondo la CNN avrebbe accusato il segretario di Stato di “azioni provocatorie”, ma avrebbe “negato che la Russia abbia intenzione di invadere l’Ucraina”.
Più che un braccio di ferro quello in corso fra USA e Russia sembra un
cul-de-sac in cui si sono infilati entrambi i leader, per una guerra che non conviene a nessuno e che peserebbe tutta su ucraini ed europei.
Quello che Putin sta cercando di dimostrare è che la Russia non è quella del 1997, disposta a chiudere un occhio e anche due sui finanziamenti USA alle opposizioni per ribaltare i Governi filorussi e portare i Paesi nell’orbita NATO. Per cui la domanda è: fino a che punto potrà mantenere la sua posizione e i 130 mila militari al confine ucraino?
La palla è ora in mano al tedesco Scholz, che si è recato in USA e Russia per tentare quello che non è riuscito a Macron. E che probabilmente neppure lui sarà in grado di fare.
Enrico Oliari
Direttore Responsabile di Notizie Geopolitiche
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