Austria: chiuse moschee e cacciati imam per non avere una società parallela

09-06-2018 12:46 -

GD - Vienna, 9 giu 18 - I rapporti dell´Austria con il mondo islamico hanno una lunga tradizione, che può persino sorprendere l´osservatore esterno. Probabilmente pochi sanno che l´islam è una religione riconosciuta dallo Stato austriaco fin dal 1912 e che l´"Islamische Kultusgemeinschaft" (la "comunità di culto islamico), che dal 2010 rappresenta ufficialmente i musulmani presenti in Austria, è un ente di diritto pubblico. In realtà non li rappresenta tutti - perché le comunità di questa fede religiosa si distinguono soprattutto a seconda dei Paesi di provenienza dei loro adepti - ma è quanto meno la più rappresentativa. Tant´è vero che il governo di Vienna, quando deve prendere iniziative riguardanti la popolazione islamica, opera in stretto contatto con questa istituzione.
Le indagini in corso, che hanno portato alla chiusura di sette moschee e alla espulsione di 61 imam, con i loro familiari, sono state svolte in collaborazione con la "Kultusgemeinschaft". Basterebbe ciò per capire come ogni semplificazione in questo campo e ogni parallelismo con le situazioni di altri Paesi europei, dalla Francia all´Italia, siano fuorvianti.
Anche l´Italia ha espulso più volte imam (un paio di anni fa anche da Udine), ma lo ha fatto perché sospettati di radicalismo e di aver svolto propaganda per la jihad. La situazione venutasi a creare in Austria, che ha portato al provvedimento di ieri, è invece ben diversa. Qui le moschee sono state chiuse e gli imam allontanati non perché fossero terreno di coltura di terroristi, ma semplicemente per violazione dell´"Islamgesetz", la legge sull´Islam, che è entrata in vigore nel 2015 e ha preso il posto della legge precedente, che risaliva al 1912.
Lo scopo della legge è di garantire la libertà di culto alla popolazione austriaca di religione musulmana, ma di evitare al tempo stesso il formarsi di una società parallela, disciplinata dalla shari´a, con proprie norme in contrasto con l´ordinamento giuridico austriaco. Per questa ragione la legge dispone, tra l´altro, che gli imam abbiano un proprio reddito e non ricevano finanziamenti da Stati esteri, per evitarne l´influenza, e che le attività svolte siano conformi ai principi della Costituzione e delle leggi austriache.
Gli imam allontanati ieri non erano terroristi o reclutatori di terroristi, ma più semplicemente stavano violando l´"Islamgesetz". Si è giunti ad essi dopo un controllo svolto d´intesa con la "comunità di culto islamico", che ha riguardato tutti i 260 imam attualmente operanti in Austria: 61 non erano in regola con la legge, tutti gli altri sì.
L´annuncio dell´espulsione è stato dato in pompa magna in una conferenza stampa che ha visto schierati il cancelliere Sebastian Kurz, il vicecancelliere Heinz-Christian Strache, il ministro degli Interni Herbert Kickl e Gernot Blümel (quest´ultimo è ministro alla Cancelleria e ha la competenza per l´Ufficio di culto). Si è voluto in tal modo mostrare i muscoli con cui il Governo di centrodestra affronta il fanatismo islamico e le sue deviazioni.
Ma corre l´obbligo di ricordare che l´"Islamgesetz" è una legge approvata nel 2015 dal precedente governo di "Grosse Koalition" (Spö-Övp). In altre parole, l´esigenza di integrazione della comunità islamica è avvertita in Austria da tutte le forze politiche e non è monopolio della destra radicale.
Quanto l´integrazione sia importante lo si evince dai numeri: dopo il crollo dell´impero absburgico la presenza islamica in ciò che restava dell´Austria del 1918 si era quasi azzerata. Gli islamici si erano incominciati a rivedere soltanto negli anni ´70, come Gastarbeiter. Al censimento del 1971 erano 76.939 e rappresentavano l´1% della popolazione; attualmente sono 700.000, pari all´8%, concentrati soprattutto nelle grandi città. Nel "Gardebataillon", il Battaglione della guardia di stanza a Vienna, per esempio, il 40% delle reclute è musulmano, tanto che la caserma "Maria Teresa" che ospita il reparto dispone di un luogo di preghiera per esse.
La presenza è minore negli altri Länder. In Carinzia, per esempio, dove si trova una delle sette moschee chiuse, alle preghiere del venerdì partecipavano non più di 20 persone. Il dato ci viene dalla Direzione di Polizia del Land, che monitora tutti i luoghi di incontro della comunità musulmana.
Nella foto, alunni di una scuola islamica di Vienna in tuta mimetica militare, protagonisti di una recita. L´episodio risale al marzo scorso e ha fatto scalpore in Austria, perché la scuola è vicina all´Atib, l´"Associazione islamica turca per la cooperazione culturale e sociale", e la recita messa in scena dai bambini in abiti militari ha un contenuto fortemente nazionalistico. Immagini di questa recita sono state riportate anche in alcuni servizi televisivi in Italia e possono aver tratto in inganno chi le ha viste: i bambini non interpretano il ruolo di futuri combattenti della jihad, ma commemorano la battaglia di Gallipoli (ricordata anche come battaglia di Canakkale). Fu combattuta nel 1915 tra gli alleati e l´esercito ottomano e fu una tragedia per entrambe le parti, con quasi 100.000 caduti e altrettanti feriti e dispersi. Lo choc fu tale che i discendenti di quei caduti di nazionalità australiana e neozelandese (i due Paesi condividono le forze armate nell´Anzac) fanno ogni anno il giro del mondo per arrivare fino a Gallipoli e rendere omaggio alle loro vittime. Anche i turchi hanno i loro caduti e i bambini della scuola di Vienna li stavano commemorando in questo modo: vestiti da soldati, come i bisnonni di cento anni fa, nell´imminenza della partenza per il fronte, mentre le bambine stavano sedute loro davanti a salutarli, come cento anni fa le loro bisnonne avevano salutato i loro figli e mariti, in procinto di andare al macello.

da: http://diblas-udine.blogautore.repubblica.it/


Fonte: Blog Austria Vicina di Marco Di Blas