La Conferenza di Parigi: un percorso non facile per la stabilità della Libia

14-11-2021 12:19 -

GD – Roma, 14 nov. 21 - L’intesa promossa da Italia, Francia e Germania per la Libia punta sulle elezioni del 24 dicembre, senza le ingerenze di Russia e Turchia. Ma il futuro della Libia è tutto da tracciare e l’Italia chiede un impegno comune dell’Unione Europea per i migranti.
Nel domino delle numerose crisi e dei conflitti che l’Africa sta vivendo c’è una tessera da cui iniziare a ricomporre la stabilità: questa è di fronte al nostro Mediterraneo, la Libia. La Conferenza appena svoltasi Parigi ha cercato di attenuare le incertezze sul futuro del Paese che vive una fase cruciale di tensioni e divisioni maturate nel contesto già difficile del compromesso conseguito con gli accordi dello scorso anno. La Libia ha necessità di una svolta decisiva dopo il cessate il fuoco che il 23 ottobre 2020, a Ginevra, la Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) è riuscita a far sottoscrivere alle parti in conflitto, il governo di Tripoli, allora guidato da Fayez al Serraj, e l'Esercito Nazionale Libico del generale Khalifa Haftar, che controlla la parte Est del Paese.
Ma mentre si avvicinano le elezioni presidenziali e parlamentari volute dalle Nazioni Unite per dare inizio alla vera fase di ricostruzione della Libia, sono sorte varie criticità. Le ultime hanno visto il Consiglio Presidenziale richiedere l’allontanamento del ministro degli esteri, signora Najla al Mangoudsh, accusata di non garantire una linea politica aderente agli interessi della Libia per essere troppo vicina ad Haftar. Ma il ministro è rimasto al suo posto, sostenuta strenuamente dal premier Dbeibah.
Inoltre, risulterebbero ancora molte divergenze sulla legge elettorale tra Parlamento di Tobruk, Alto Consiglio di Stato di Tripoli e Commissione elettorale. In particolare, non è chiaro quale valore avrebbe la previsione che imporrebbe ai candidati di lasciare ogni incarico tre mesi prima del voto, condizione che escluderebbe uno dei maggior favoriti, il premier Dbeibah.
In questi scenari la Conferenza di Parigi ha ricercato innanzitutto un’intesa possibile della comunità internazionale su due punti: la conferma dello svolgimento congiunto delle elezioni presidenziali e parlamentari intorno alla data del 24 dicembre e il ritiro dalla Libia delle forze straniere e dei mercenari presenti, condizione ritenuta necessaria anche per garantire la regolarità delle elezioni e che all’esito delle stesse non vi siano tentativi di rivolgimenti. La posizione è stata espressa in maniera netta su twitter da Josep Borrell, Alto Rappresentante della Pesc: «Ci sono due chiare priorità per la Libia: le elezioni presidenziali e legislative devono svolgersi come previsto; le sfide alla sicurezza legate al completo ritiro delle forze straniere devono essere risolte».
Rappresenta, dunque, senz’altro un punto a favore dell’intesa tra Francia, Italia e Germania l’aver ottenuto a Parigi in primo luogo la partecipazione significativa di una larga rappresentanza internazionale. Oltre ai co-presidenti di Italia, Francia, Germania sono intervenuti per la Libia anche il Presidente del Consiglio presidenziale Al Menfi ed il premier Dbeibah (inseriti su richiesta italiana). Ma vi hanno partecipato anche gli Stati Uniti con la vice presidente Kamala Harris, già in Francia per riprendere i rapporti dopo la crisi dell’Aukus (i sommergibili a propulsione nucleare per l’Australia - ndr), il ministro degli Esteri russo Lavrov e quelli di Cina, Giordania, Svizzera, Algeria e Marocco, nonché vari Capi di Stato e di Governo di Regno Unito, Spagna, Paesi Bassi, Egitto, Grecia, Malta, Cipro, Egitto, Tunisia, Ciad, Niger, Repubblica del Congo e Repubblica Democratica del Congo. La Turchia è stata rappresentata dal vice ministro degli Esteri, Sedat Onal, atteso che Erdogan aveva insistito per estromettere la Grecia. Ma evidentemente il leader turco era già consapevole di trovarsi in difficoltà con l’annunciata richiesta di ritiro delle truppe filo-turche in Libia, mentre, sul fronte opposto, dall’Esercito Nazionale Libico di Haftar è già venuto l’annuncio del ritiro di 300 combattenti stranieri e mercenari del Gruppo Wagner riconducibili alla Russia. E Macron ha inteso precisare che “anche le forze di Russia e Turchia devono lasciare la Libia”.
Alla Conferenza di Parigi si è dunque riusciti a varare un documento finale in cui si è data indicazione che le elezioni presidenziali e parlamentari “libere”, “credibili” e “inclusive” avranno inizio dal 24 dicembre e si è voluto precisare che “tutti in Libia devono rispettare i risultati elettorali e non ostacolarli”.
Il secondo passaggio cruciale è stato raggiunto con un compromesso sulla tempistica del ritiro delle truppe straniere, che in luogo di “immediata” dovrà comunque attuarsi in maniera “rapida”.
Un’altra indicazione condivisa sul documento riguarda l'impegno, sollecitato dall’Italia, «ad agire contro tutte le violazioni e gli abusi sui migranti, il traffico di migranti e la tratta di esseri umani o la loro facilitazione», prevedendo anche sanzioni mirate del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Nel corso della Conferenza l’Italia, per voce del premier Mario Draghi, ha inteso sottolineare anche la prospettiva che una volta varato il nuovo assetto parlamentare sarà anche possibile rilanciare l’economia libica, pensando ad una legge di bilancio e al consolidamento della Banca Centrale. Il co-presidente italiano ha anche colto l’occasione per lanciare l’allarme ai vertici dell’Unione Europea sulla questione della pressione migratoria: «Gli sbarchi continui in Italia rendono la situazione insostenibile, l’Unione Europea deve trovare un accordo su questo fronte», ha dichiarato Draghi al termine della conferenza.
Ma tornando alla questione centrale delle elezioni libiche, secondo diversi osservatori questa sarebbe tutt’altro che risolta, specie per le divergenze istituzionali di cui si è detto. Sarà dunque importante verificare su cosa realmente potranno accordarsi i vari attori libici, e soprattutto se il presidente del Consiglio Presidenziale Mohamed Al Menfi e il premier Abdulhamid Dbeibah saranno realmente d’accordo e riusciranno a imporre le decisioni di Parigi.
In conclusione, se da una parte la Conferenza di Parigi segna certamente una fase importante dell’intesa consolidata tra Francia, Italia e Germania, dall’altra parte, se si guardano gli attuali scenari libici e l’incertezza sulle candidature a poco più di un mese dalle elezioni, c’è ancora molto da fare per parlare di stabilità: per i sette milioni di libici ma anche per l’intero Mediterraneo e la sua sponda europea, il futuro della Libia è tutto da tracciare.

Maurizio Delli Santi
membro della International Law Association


Fonte: Maurizio Delli Santi