Made in Italy: Croazia attacca il Prosecco con il suo Prosek

14-09-2021 19:08 -

GD – Roma, 14 set. 21 – Prosek contro Prosecco. All’orizzone si delinea un duro attacco all’autorevolezza e apprezzamento internazionale del Prosecco con un’azione, da parte della Croazia che per sostenere il suo Prosek fa tanto ricordare la battaglia persa, dall’Italia, sul fronte del Tocai.
La Croazia è infatti tornata alla carica sul vino Prosek e l'Italia si prepara a tutelare le sue bollicine più conosciute nel mondo. La domanda di registrazione della menzione tradizionale «Prosek» presentata dalle autorità croate avanza tra le proteste italiane. Lo ha confermato Janusz Wojciechowski, Commissario UE all'agricoltura, rispondendo a un'interrogazione presentata da europarlamentari di tutti gli schieramenti.
Insomma, a suo dire, la domanda croata risponde «ai requisiti di ammissibilità e validità», e la Commissione «procederà alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'UE». E da parte italiana si è già in trincea: «Siamo pronti alle barricate per difendere in ogni modo e in ogni sede il Prosecco Made in Italy perché deve essere chiaro a tutti che l'unico vero prosecco è quello prodotto nelle nostre terre», ha detto Mara Bizzotto della Lega, autrice di una delle tre interrogazioni sul tema, tutte partite ai primi di luglio. Una - primi firmatari Alessandra Moretti e Paolo De Castro - era di eurodeputati di diversi Paesi e schieramenti, e un'altra ancora di Gianantonio Da Re (Lega) che oggi chiede a «Europa, Governo e Regione Veneto» di fermare «la truffa del Prosek».
Un tentativo croato di proteggere la denominazione Prosek era già fallito nel 2013. Oggi Zagabria chiede di registrare una «menzione tradizionale», che non è una Dop ma un modo di proteggere nomi ad essa legati. «Riserva», «Superiore», «Chateau», «Grand Cru», sono tutti esempi di menzione tradizionale riconosciuti dalle norme dell'UE. Quello di Bruxelles non è un via libera e i giochi sono tutt'altro che conclusi. La pubblicazione della domanda in Gazzetta UE coincide, infatti, con l'inizio di un periodo di due mesi in cui è possibile presentare obiezioni, che la Commissione analizzerà. Poi deciderà.
«La Commissione ha risposto seguendo la procedura, ovviamente l'auspicio è che la stessa non vada avanti», ha sottolineato la CIA-Confederazione Agricoltori Italiani, «dovremmo capire come i soggetti interessati potranno presentare obiezioni e farci eventualmente promotori».
Intanto dal dicastero delle Politiche Agricole spiegano che «il ministero si è già opposto a questo riconoscimento e utilizzerà ogni argomentazione utile per respingere la domanda, anche appellandosi ai principi di tutela espressi dalla Corte di Giustizia in casi analoghi». Ma si deve «fare presto per fermare una decisione che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo», afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, precisando che «si tratta di un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa Ue nei negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione prosecco dai falsi, come in Argentina e Australia».
Il pericolo di confusione da parte soprattutto di coloro che non conoscono il prodotto (ma solo il nome), secondo Confagricoltura, «è grande e potrebbe indurre in reale inganno chi acquista il prodotto». Una ferma opposizione arriva anche dai territori di produzione del prosecco con il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, che definisce «vergognoso» quanto accaduto, mentre Elvira Bortolomiol, presidente del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, chiede di fare squadra per proteggere il nome Prosecco. Mentre il presidente del Consorzio Prosecco Doc, Stefano Zanette, promette che «la faccenda non è affatto conclusa».
L'annuncio della registrazione della menzione tradizionale «Prošek» fatto dalla Commissione Ue è la punta dell'iceberg dell'attacco in atto nei confronti del Prosecco che è il vino italiano più copiato nel mondo, dove le esportazioni hanno superato il miliardo di euro con un aumento del 35% nei primi sei mesi del 2021, come ricorda la Coldiretti nel sottolineare che la notizia arriva proprio con il via alla vendemmia fissato per metà settembre dalla zona di Conegliano per raggiungere i territori verso la Valdobbiadene intorno alla fine del mese.
Negli scaffali dei supermercati la Coldiretti ha smascherato il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi, ma in commercio sono arrivati anche il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova, mentre in Brasile nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione Prosecco nell'ambito dell'accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur.
La decisione della Commissione Europea è quindi un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa UE nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare le denominazione dai falsi. Il Prosek croato, ricorda la Coldiretti, è un vino dolce da dessert proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia per il quale Zagabria chiede di registrare una «menzione tradizionale» dopo che il tentativo di proteggere la denominazione già fallito nel 2013.
La Regione Friuli Venezia Giulia con la vicina Regione Veneto assieme al Consorzio Prosecco daranno tutto il supporto tecnico necessario al ministero delle Politiche Agricole per costruire il fascicolo di opposizione contro la domanda di riconoscimento del Prosek da parte della Croazia. Lo ha reso noto Stefanoo Zannier, assessore regionale alle Risorse agroalimentari del Friuli Venezia Giulia, ricordando che solo lo Stato membro dell'Unione europea portatore di interesse, in questo caso l'Italia, può opporsi al riconoscimento della denominazione per il vino bianco passito croato.
Nella stesura del dossier non verrà tralasciata la vicenda Tokaji che, anzi, sarà usata come argomentazione al contrario in difesa del Prosecco. La vicenda ha infatti caratteristiche simili, posto che allora l'Unione Europea privilegiò il valore della denominazione rispetto a quello della storicità del vitigno per ammettere il riconoscimento del Tokaji ungherese a scapito del Tocai friulano.
Per l'assessore Zannier la linea del "due pesi e due misure" è inammissibile. Anche alla luce di alcune recenti sentenze della Corte di Giustizia Europea, la denominazione deve essere tutelata da possibili assonanze, il che rende incomprensibile e ingiustificato l'accoglimento della domanda di riconoscimento avanzata dalla Croazia.
Secondo l'assessore Zannier anche la tipologia del vino conta poco: il Tokaji ungherese, essendo un vino dolce, non aveva nulla a che fare con il Tocai friulano, ma ciò non fu sufficiente a tutelare la denominazione di quest'ultimo; allo stesso modo il fatto che il Prosek sia un vino bianco passito, non diminuisce l'entità del danno in cui può incorrere il Prosecco italiano.
Giovedì in sede di Commissione politiche agricole (Cpa) della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Friuli Venezia Giulia e Veneto chiederanno la sottoscrizione di un documento unitario a difesa delle denominazioni italiane dall'abuso di utilizzo di etichette "Italian sounding".
L'assessore conferma infine che l'interlocuzione politica è strettissima a tutti i livelli e si sta facendo pressione in ogni sede europea per difendere la posizione italiana con assoluta trasversalità da parte di tutti gli schieramenti.

Fonte: Redazione