Ddl Zan e Chiesa: ex ministro Terzi «Ecco perché nessuna ingerenza»

02-07-2021 13:01 -

GD - Roma, 2 lug. 21 - (ProVita & Famiglia) - Tra i contrari al ddl Zanc’è anche un illustre esponente della diplomazia italiana. Secondo l'amb. Giulio Terzi di Santagata, ministro degli Esteri dal 2011 al 2013, in una intervista in esclusiva al sito ProVita & Famiglia, è assurdo enfatizzare i veri o presunti episodi di omotransfobia in Italia e in Occidente, quando in numerosi paesi islamici gli omosessuali non hanno alcun diritto a vivere liberamente la loro sessualità. Da laico, poi, Terzi difende l’intervento della Santa Sede e invita ad un confronto veramente pluralista, che tenga conto anche delle ragioni delle famiglie e della loro libertà educativa.
D.: Ambasciatore, che valutazione generale si può dare, sul piano diplomatico, alla nota della Santa Sede sul ddl Zan?
Amb. Terzi di Santagata: «Ho avuto esperienza diretta della posizione della Santa Sede su questi temi, in particolare durante il mio incarico di rappresentante italiano alle Nazioni Unite (2008-2009). In occasione delle varie conferenze sulla famiglia e sui diritti della donna (Il Cairo 1994, Pechino 1995), il Vaticano ha sempre tenuto una posizione molto precisa, coerente e in continuità con il suo magistero. La differenziazione tra uomo e donna nei suoi aspetti antropologici, quindi, è stata una costante della diplomazia vaticana, per tutto il periodo a cavallo del mio impegno alle Nazioni Unite. Si tratta di principi ripresi anche dalla Costituzione Italiana all’articolo 29: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Anche l’attuale pontificato, nonostante talune interpretazioni di certi discorsi di papa Francesco, si muove in continuità con questa tradizione».
D.: Qual è quindi il tema?
Amb. Terzi di Santagata: «Il vero tema è la criminalizzazione del dissenso. Tenuto anche conto della politicizzazione e della sensazionalizzazione delle inchieste penali, alle quali questo paese è abituato, chi può garantire che nessuno potrà fare alcuna affermazione che non venga strumentalizzata in modo da configurare il crimine previsto dall’articolo 4 del ddl Zan, che determina un reato punibile d’ufficio? Anche il cardinale segretario di Stato, card. Pietro Parolin, ha espresso preoccupazione per quanto tutto questo andrebbe a incidere negativamente sulle libertà assicurate dalla legislazione italiana. La prospettiva antropologica della Chiesa considera la differenza sessuale un principio non disponibile, in quanto derivante dalla rivelazione divina. È un corpus iuris consolidato dal diritto ecclesiastico e dalla dottrina».
D.: Ha senso parlare di ingerenza?
Amb. Terzi di Santagata: «No. Siamo perfettamente d’accordo che lo Stato italiano è uno Stato laico, non recepisce il diritto ecclesiastico o canonico: semmai lo adatta, dove sia necessario per le disposizioni concordatarie, in particolare quelle del 1984. Se è vero che è esecrabile negare a un cittadino il diritto di esercitare le proprie preferenze sessuali, ora si vuole fare di questo diritto qualcosa di più, traendone una sanzione penale precisa, corrispondente a quanto si fa con le violazioni sistematiche dei diritti umani, penso al genocidio degli uiguri. Il punto è che tutti i diritti umani fondamentali hanno uguale valore, non si può porre l’accento esclusivamente su alcuni, farne manifestazioni e campagne politiche e mediatiche, e porre in secondo piano gli altri. Non mi sembra che nessuno abbia invocato l’illuminazione degli stadi per i diritti degli uiguri… Oltretutto ci sono Paesi dove i diritti degli omosessuali sono calpestati, dove non possono nemmeno per sogno fare outing: penso a regimi dittatoriali o autocratici come l’Iran e altri paesi islamici. Lì sì che c’è davvero un problema di diritti umani nella loro interezza, una persecuzione delle categorie di genere. È importante portare avanti la libertà di scelta ma non nel modo suggerito dal ddl Zan. Promuovere i diritti umani secondo quei criteri premia la speculazione politica, mentre la realtà oggettiva dei diritti umani è qualcosa di ben più ampio, su cui oggi c’è assoluta indifferenza».
D.: Il risvolto che più di ogni altro ha stimolato l’intervento della Santa Sede è stato quello educativo…
Amb. Terzi di Santagata: «Anche su questo punto ci sarebbe molto da discutere. Mi chiedo se la stessa enfasi sui diritti lgbt venga posta sulle tematiche della famiglia, dell’educazione dei figli, dei diritti dei bambini e di tutti gli aspetti relativi alla società naturale fondata sul matrimonio. Non vorrei che anche tanti professori, insegnanti e presidi, per “far bella” loro scuola, di fronte al vento di una nuova moda intellettuale, finiscano per accogliere solo questi aspetti parziali della libertà individuale per trascurare quelli più ampi».
D.: Che strada prenderà ora il dibattito? Intravede all’orizzonte uno scontro tra Vaticano e Stato italiano?
Amb. Terzi di Santagata: «Avrei ritenuto più prudente che questo tema fosse stato discusso prima che dopo. Immagino che almeno uno dei relatori del ddl Zan abbia capito che, così com’era impostata la legge, andava a violare il Concordato. Se così è stato, trovo grave che non abbiano cercato un dialogo prima. Perché sono arrivati a questo punto? Per una provocazione? Per far vedere che ci sono i grandi difensori dei diritti lgbt? Non è accettabile che si sia arrivati a questo punto. O siamo caduti in una strumentalizzazione che la maggior parte degli italiani non volevano o c’è qualcosa di fortemente amatoriale e improvvisato da parte di chi ha redatto la norma senza peritarsi di approfondire. Non penso che, per questo, la Santa Sede arriverà a dichiarare guerra all’Italia o viceversa, ma comunque ci siamo ritrovati in una situazione più ridicola che grave. Faremmo quindi bene a evitare le posizioni massimaliste: avrebbero solo il risultato di fare pubblicità ad alcune forze parlamentari che fanno politica su queste contrapposizioni, anziché sulla comprensione reciproca».

Luca Marcolivio

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Fonte: ProVita & Famiglia